Taranta Peligna, la città delle grotte

(DAM) Taranta Peligna (CH) – Piccolo comune sulle sponde del fiume Aventino, Taranta Peligna è nota come la città delle grotte per la numerosa presenza di ipogei nel territorio circostante.

Con poco più di trecento abitanti, Taranta Peligna sorge sulle sponde del fiume Aventino e all’ombra del Monte Macellaro, in un’area dalla geografia di grande interesse per la presenza di numerose grotte e ipogei.
Fa parte del Parco Nazionale della Maiella e all’interno del suo territorio sorge anche il Parco delle Acquevive.

Taranta Peligna è stata abitata fin dall’epoca preistorica, come ci dimostra anche il ritrovamento di un’ascia di bronzo risalente al I millennio a.C. Purtroppo la zona è funestata dai tempi più antichi da violenti terremoti, che hanno in più di un’occasione spazzato via le strutture erette nel tempo e che ci hanno fatto perdere traccia del periodo più arcaico di frequentazione dell’odierna Taranta.
Sappiamo che nell’XI sec. d.C. Taranta Peligna era feudo dei Conti di Sangro e che nel XII era possedimento del Conte di Manoppello; successivamente passerà agli Acciano, ai Portella, ai Caldora e ai D’Aquino.

In epoca più recente, alle devastazioni naturali causate dai frequenti e violenti terremoti si aggiungono quelle della Seconda Guerra Mondiale. Come la vicina Lama dei Peligni, infatti, Taranta Peligna viene completamente distrutta dagli eventi bellici. Il paese si trovava sulla linea Gustav che univa Ortona a Cassino e rivestiva quindi un’importanza strategica di primo piano. Per questo il comandante tedesco Kesselring, che aveva occupato il paese nel 1943, ordinò di sfollare gli abitanti, che trovarono rifugio nelle grotte del Cavallone e dare fuoco alle abitazioni, in modo da impedire i rifornimenti per l’avanzata degli Alleati.
Interi quartieri furono distrutti insieme ai loro monumenti più significativi e, quando gli sfollati poterono rientrare a Taranta Peligna nel 1944, furono accolti da un paese in macerie: Taranta Peligna fu così faticosamente ricostruita da zero a partire dal dopoguerra.

A ricordo degli eventi bellici è stato eretto sullo sperone di roccia che si protende sul paese il Sacrario Militare della Brigata Maiella, costituito da una cappella a forma di capanna con all’interno le fotografie dei caduti nelle operazioni di liberazione del territorio Sangro-Aventino. Per raggiungere il sacrario è stato scolpito un camminamento lungo la parete rocciosa, detto il cammino della Liberazione perché ripercorre nella roccia le principali tappe compiute dai patrioti nel 1943-1944.

Nonostante la distruzione subita nei secoli, Taranta Peligna conserva ancora parte del suo patrimonio architettonico. In particolare al centro del paese è possibile scorgere le rovine della Chiesa di San Biagio, risalente al XVI sec. e di cui restano in piedi alcuni tratti delle mura, la zona absidale e la facciata in pietra con il grande portale a battenti lignei intagliati. La chiesa fu fatta saltare in aria nel 1944 ma le fotografie precedenti ci dimostrano come fosse una delle architetture più interessanti di Taranta Peligna, con un impianto romanico e un portale barocco.

Da ricordare anche il Santuario Madonna della Valle, che sorge nella parte alta del paese, a ridosso di un costone di roccia. A navata unica e copertura in legno a due falde, inizialmente era una cappelletta familiare dei de Simoenibus aperta al pubblico ed è l’unica costruzione che restò indenne al violento terremoto del 1706. Il Santuario, che domina la valle dell’Aventino, è stata realizzata a seguito di un miracolo del XV sec.: minacciati da una frana dovuta all’eccesso di piogge, alcuni pastori si rifugiarono in una grotta dove, in un tronco di quercia, apparve loro la Madonna per rassicurarli. I pastori eressero dunque una prima cappella, intagliando la figura della Vergine proprio nel tronco di quercia in cui era apparsa.

Altra chiesa rupestre è quella dedicata a San Nicola di Bari, antecedente al 1300. Ricostruita completamente nel corso del XVIII secolo nell’area dove un tempo sorgeva il perduto castello di Taranta, conserva pregevoli tele secentesche e un prezioso crocifisso quattrocentesco.

Ma Taranta Peligna è detta città delle grotte e in effetti sono numerosi gli ipogei che popolano il territorio comunale. Il più famoso è senza dubbio quello costituito dalla Grotta del Cavallone, la più alta visitabile in Italia e condivisa con il comune di Lama dei Peligni.
Conosciuta è anche Grotta Canosa, un riparo sottoroccia che si eleva a quota 2604 m. Molto visibile da lontano, la grotta è punto di convergenza di molti itinerari escursionistici per il Monte Amaro.

Interessanti anche Le Acquevive, tutelate da un parco nazionale. Si tratta di sorgenti naturali che sgorgano dalla roccia calcarea della Maiella, che scorrono con flusso costante e perenne proprio ai piedi di Taranta Peligna.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine