La Grotta del Cavallone – La più imponente d’Abruzzo

(DAM) Valle di Taranta (CH) – Scopriamo l’imponente Grotta del Cavallone, gioiello del Parco Nazionale della Maiella e suggestivo viaggio dentro i segreti del sottosuolo.

Tra le meraviglie naturalistiche del Parco Nazionale della Maiella non si può che citare l’imponente Grotta del Cavallone. Situata tra i comuni montani di Lama dei Peligni e Taranta Peligna, in provincia di Chieti, la Grotta è stata scoperta nei primi anni del Millesettecento per essere esplorata e aperta al pubblico nei secoli successivi.

Il suo peculiare toponimo viene dal suo ingresso: l’entrata della grotta, infatti, se guardata dal basso appare come un occhio incastonata nella parete rocciosa dalla forma di profilo equestre. Secondo alcuni, il toponimo Cavallone potrebbe derivare anche dalla valle stessa, un tempo nota come Valle Cavallo.

La via d’accesso alla grotta è costituita da circa 300 scalini scavati direttamente nella roccia, mentre fino al 1894 la via d’accesso era formata da corde sospese nel vuoto. Se la Grotta del Cavallone cattura l’attenzione già dall’esterno, è al suo interno che cela i tesori più preziosi: ci troviamo di fronte ad un suggestivo vero e proprio monumento sotterraneo, che si estende per oltre 2000 metri, di cui 1360 visitabili in tutta sicurezza.

La Grotta del Cavallone è di origine carsica e si estende secondo una galleria principale e tre diramazioni secondarie. Il percorso lascia davvero a bocca aperta, per un’esperienza in cui è l’acqua l’indiscussa protagonista: sono proprio i corsi d’acqua sotterranei, infatti, a scavare e modellare la roccia e a depositarsi creando così forme incredibili e affascinanti.

Tra le sale visitabili percorrendo il sentiero turistico troviamo la Sala della Devastazione, la Sala di Aligi con la sua cascata di pietra e con le Sentinelle, la Sala di Budda, la Sala degli Elefanti, la Sala delle Statue, la Sala delle Campane, la Sala dei Prosciutti.
L’ipogeo che popola la Grotta del Cavallone è databile tra i 65 e i 23 milioni di anni fa: la datazione temporale è possibile grazie ai depositi carsici e calcarei che, sotto l’azione costante dell’acqua, hanno dato vita alle formidabili sagome che oggi ammiriamo.

All’interno della grotta, che è rifugio per svariate specie di pipistrelli, la temperatura si mantiene costante tutto l’anno intorno ai 10° e l’umidità è stabile al tasso del 96%.
Per quanto inesplorata, la Grotta del Cavallone era conosciuta già in epoca antica dai pastori locali che pascolavano le greggi nella zona. Una prima visita dell’antro, come testimonia l’incisione nell’atrio, è avvenuta nel 1666.
La prima vera e propria esplorazione, però, risale al 1704: in questa data Donato Antoniio Franceschelli e Jacinto de’ Simonibus osarono avventurarsi all’interno della grotta.

A partire da questa prima esplorazione la Grotta del Cavallone diventa sempre più nota e sono diversi gli artisti che scelgono di rappresentarla, aumentandone la fama. L’interesse speleologico per la grotta si riaccese nel 1865 quando il pastore di Taranta Peligna Matteo Ciavarra vi si addentrò per recuperare una delle sue capre: da allora sempre più spedizioni si susseguono, esplorando di volta in volta nuove insenature. Nel 1893 venne fondata la Società delle Grotte del Cavallone e del Bue, che realizzò gli scalini d’ingresso scavati nella roccia e alcune scalinate in legno nei punti di più difficile accesso.

Ai primi del Novecento la Grotta del Cavallone lega indissolubilmente il suo nome a quello di Gabriele d’Annunzio: lo scrittore infatti, ambienta la sua tragedia pastorale La figlia di Iorio, pubblicata nel 1903, proprio all’interno del complesso speleologico. Dato il grande successo riscosso, la grotta viene spesso ricordata come “la grotta della Figlia di Iorio” e nel 1904, nel realizzare le scenografie per la messa in scena della tragedia, Francesco Paolo Michetti si ispirerà proprio all’ingresso della grotta.

Nel 1907 le dimensioni interne della grotta vengono calcolate da Luigi Vittorio Bertarelli, mentre nel 1912 Giovanni Battista De Gasperi ne produce una planimetria interna. Durante la Seconda Guerra Mondiale, inoltre, la Grotta del Cavallone diventa il rifugio sicuro degli abitanti di Lama dei Peligni e di Taranta Peligna, distrutte dai bombardamenti.
Nel dopoguerra riprendono le esplorazioni sistematiche dell’interno, per rendere fruibili nuove porzioni di grotta mentre nel 1978 viene realizzata la Cestovia Colle Rotondo-Cavallone.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine