L’Orto delle Dee ad Ocriticum

L’Orto delle Dee ad Ocriticum e il risveglio della primavera: https://youtu.be/ZlfN3yL8owY

L’,Orto delle Dee di Ocriticum

(DAM) Cansano (AQ) – In occasione dell’arrivo della primavera non può mancare una visita all’area archeologica di Ocriticum per visitare i resti del cosiddetto Orto delle Dee.

Nel comune di Cansano, in provincia de L’Aquila, sorge l’imponente parco archeologico di Ocriticum, di assoluto interesse poiché presenta testimonianze che spaziano dal Neolitico al Medioevo.
Il suo sviluppo massimo, comunque, avviene in epoca romana: trovandosi in corrispondenza della Via Nova, che collegava Corfinium con il Sannio, è un’area interessata da un intenso traffico ed è in questo periodo che infatti si sviluppa il grande santuario monumentale di cui oggi possiamo ammirare i resti.

Ci troviamo all’interno del Parco Nazionale della Maiella centrale: una montagna da sempre avvolta da un’aura mistica e legata alla divinità fin dai tempi ancestrali.
L’area naturalistica protegge anche gli scavi archeologici di Ocriticum, aperti ufficialmente nel 1992. Nel 2004 è stato poi istituito il Parco Archeologico Naturalistico di Ocriticum, insieme con il Centro di Documentazione e Visita. Al suo interno viene custodita parte dei rinvenimenti archeologici venuti alla luce durante lo scavo, la restante parte è ospitata invece nel Museo Civico di Sulmona e nel Museo Nazionale Archeologico di Chieti.

La vasta area sacra di Ocriticum doveva essere molto frequentata in tempi antichi, come ci dimostra il gran numero di iscrizioni che è stato possibile rinvenire in situ e che probabilmente rappresentano solo una piccola parte della totalità di quelle che avremmo potuto ammirare all’epoca.
Agli occhi di un visitatore di oggi è molto poco quello che resta dei monumentali templi presenti nell’area. Ciononostante possiamo distinguere i profili e ricostruire la funzione delle principali costruzioni con relativa certezza, individuando i culti che vi erano praticati.

L’area sacra risultava disposta su due terrazzamenti: in alto trovavano posto i templi dedicati a Giove e a Ercole mentre più in basso era situato un terzo edificio templare, di dimensioni più contenute, che oggi viene ricordato come l’Orto delle Dee.
Quello che ci resta è un sacello a base quadrata allineato con gli altri due tempi e con ingresso a Sud-Est. Parti della pavimentazione originale, a tessere rosse, e dell’intonacatura interna sono giunte fino a noi.

Con tutta probabilità l’Orto delle Dee era dedicato al culto di divinità femminili legate alla sfera della fertilità come Venere, Cerere e Proserpina. È possibile pensare che tale culto fosse a sua volta mutuato da quello delle Grandi Madri Italiche, diffuso nelle popolazioni appenniniche precedenti alla dominazione romana e anch’esso afferente la fecondità.

Tra le dee del Pantheon romano, in particolare Proserpina era legata al ciclo della vita, al rinnovamento e al passaggio tra l’inverno e la primavera.
A suggellare ancora di più lo stretto legame delle divinità qui venerate e la natura, anticamente l’area dell’Orto delle Dee era coperta anche da una serie di alberi sacri dedicati alle divinità.
Infatti, mentre nel cristianesimo l’evento naturale rappresenta un segnale della divinità, nella religione tradizionale, sia italica che romana, è la natura stessa ad essere manifestazione di divinità: tutto quello che ci circonda è la divinità.
Proprio per questo, esistono alberi profondamente legati ad alcune divinità specifiche: la quercia, ad esempio, rappresenta Giove mentre un frutto come il melograno è rappresentazione di Proserpina.

Ad ulteriore conferma della destinazione votiva dell’Orto delle Dee, il rinvenimento nei pressi del recinto sacro di un deposito votivo. All’interno sono stati ritrovati numerosi reperti in bronzo, terracotta, ferro e oro, tutti databili tra la fine del IV secolo a.C. e il II secolo d.C.
L’analisi di queste statuette votive ha permesso di attribuire con quasi totale certezza che il culto praticato nell’Orto delle Dee era, appunto, quello di divinità femminili legate alla fertilità. Venere, Cerere e Proserpina, rappresentate in diverse statuine votive, erano le custodi di quest’area sacra in cui natura e divino si incontravano. E dove è possibile ritrovarle tuttora se ci si abbandona alla voce della Maiella Madre.

Claudia Falcone e Cristiano Vignali – Discovery Abruzzo Magazine

L’Orto delle Dee di Ocriticum