L’Archeologa Rosanna Tuteri sugli scavi di Piazza S. Giustino a Chieti

Gli scavi archeologici in piazza San Giustino a Chieti – Intervista alla dr. Rosanna Tuteri

(DAM) Chieti – Facciamo il punto sugli scavi archeologici in piazza San Giustino a Chieti insieme alla dr. Rosanna Tuteri, funzionario archeologo di SABAP CH-PE che ci ha concesso un’intervista.

L’Abruzzo e i suoi luoghi raccontano da sempre una storia antica e, tra i capoluoghi, la città di Chieti ha sicuramente un ruolo di primo piano in campo archeologico.
L’antica Teate, infatti, ospita nel suo museo il Guerriero di Capestrano, simbolo stesso dell’Abruzzo nel mondo, e conserva praticamente ad ogni angolo reperti di indubbio interesse, testimonianza a cielo aperto del passato ancestrale della città.

Di recente la Storia è tornata protagonista a Chieti grazie ai rinvenimenti archologici in piazza San Giustino, che hanno cominciato a tornare alla luce nel corso dei lavori per il rinnovamento architettonico della piazza principale. Il sottosuolo ci ha così restituito reperti di grande valore, che contribuiscono ad arricchire una città che fa dell’arte e della cultura il suo fiore all’occhiello.

Quale futuro attende questi importanti rinvenimenti? E come procederanno i lavori, già coinvolti in una corsa contro il tempo per garantire il passaggio della Processione del Venerdì Santo?
“Ne abbiamo parlato con la dr. Rosanna Tuteri, funzionario archeologo SABAP CH-PE che ci ha concesso un po’ del suo tempo per rispondere alle nostre domande”.

-Quale porzione della Storia antica di Chieti ci racconta questo scavo?
“”La campagna di scavi archeologici condotta dalla Soprintendenza ABAS CH-PE in collaborazione con il Comune di Chieti racconta parte della storia di Chieti, dal IV sec.a.C. fino ai nostri giorni, limitatamente alla zona un tempo definita come “Colle Gallo””.

-Al momento qual è la situazione degli scavi in piazza San Giustino a Chieti?
“Ad oggi le attività di scavo volgono al termine, essendo nella fase conclusiva degli accertamenti stratigrafici e della documentazione scientifica di quanto finora emerso dalle indagini. Abbiamo accelerato alcune attività, senza perdere le informazioni scientifiche, per permettere il passaggio della processione del Venerdì Santo e siamo alle prese con la sorveglianza archeologica necessaria per la sistemazione delle infrastrutture idriche che attraversano la Piazza”.

-In che cosa consiste il suo lavoro nell’ambito degli scavi?
“Nella mia veste di funzionario archeologo della SABAP CH-PE ho la responsabilità della direzione scientifica e del coordinamento delle attività archeologiche di scavo, di tutela, di conservazione e valorizzazione dei beni individuati, identificati e documentati, nel rispetto delle indicazioni provenienti dal Soprintendente, dottoressa Rosaria Mencarelli. Per forza di cose non riesco ad essere presente sul cantiere tutti i giorni, e per fortuna lo staff degli archeologi che lavorano quotidianamente sugli strati e le strutture è preparatissimo, volenteroso e appassionato: ne fanno parte Serafino Lorenzo Ferreri, Miguel Davide, l’architetto Paolo Fraticelli, l’assistente Sabatino Letta, con la collaborazione di Maria Di Iorio e di Paola Riccitelli”.

-Vi aspettavate di trovare i reperti che stanno venendo alla luce?
“In parte sì: conoscevamo la presenza del mosaico descritto da Zecca, che lo vide in parte distruggere dalla costruzione della cisterna ottocentesca; sapevamo inoltre che in un contesto urbanizzato così antico era quasi sicuro il rinvenimento di altre strutture e di stratificazioni potenti come quelle individuate; non siamo stati fortunati, però, a poter disporre di una restituzione veritiera delle indagini non invasive preventive allo scavo: le prospezioni geomagnetiche non hanno rivelato in anticipo quale potesse essere la ricchezza del sottosuolo, che si è rivelata solo con le attività di scavo”.
Può raccontarci qualcosa sulla Testina di Venere rinvenuta nel corso dello scavo?
“La testina in marmo greco è stata rinvenuta nei pressi di una intercapedine posta sul lato occidentale della grande cisterna romana; era parte di diverso materiale di spoglio, anche di età romana, probabilmente usato in una fase di dismissione del deposito idrico: insomma avevano reimpiegato la testina come un semplice sasso. Eppure è evidente la sua fattura finissima, probabilmente di ascendenza greco-insulare, a ritrarre la dea della bellezza con un’acconciatura tenuta da un nastro”.

L’indagine archeologica in corso può rappresentare un valore aggiunto per il patrimonio culturale teatino?
“Sicuramente: il patrimonio culturale si accresce in forza delle ricerche, dei metodi adottati, della documentazione scientifica che ne scaturisce, dell’importanza dei rinvenimenti effettuati e della capacità di narrare e recepire i particolari di una vicenda millenaria, quale appunto la vicenda urbana che da Teate giunge a Chieti”.

-In che modo si prevede di valorizzare il materiale che sta venendo alla luce? Verrà valorizzato in loco o sarà trasferito nei musei cittadini?
“La valorizzazione in loco è difficilmente attuabile e non più raccomandata dalla contemporanea teoria del restauro e della valorizzazione, se non in casi eccezionali di importanza, monumentalità e comprensibilità dei resti: in piazza San Giustino l’importanza dei resti emersi è data dalla stessa stratificazione e sovrapposizione, spesso invasiva e distruttiva delle preesistenze, di una serie di fasi intrecciate tra loro, da quella ellenistica di carattere funerario, a quella romana con edifici mosaicati e cisterne, a quella medievale con fosse granarie e strutture murarie con materiali reimpiegati e quella moderna con cisterne, fontane, illuminazione, filobus. Il tutto è di difficile riconoscimento e lettura: anche le strutture più evidenti e riconoscibili (gli ambienti mosaicati e la cisterna) sono frammentarie.
Ma gli archeologi si limitano a cercare, trovare, documentare al massimo grado possibile quanto è stato per millenni conservato nel sottosuolo: la Soprintendenza ha la responsabilità di tutelare tutto ciò, ma non può imporre una scelta di valorizzazione che è tutta politica. Se la città scegliesse, con risorse e tecniche adeguate, la valorizzazione in situ, l’organo ministeriale di tutela dovrà valutare le soluzioni e i progetti proposti, in esclusiva difesa dell’integrità e della conservazione dei beni culturali interessati”.

-C’è l’intenzione di coinvolgere la cittadinanza nella fruizione e valorizzazione del patrimonio archeologico custodito nel cuore della piazza principale della città?
“La cittadinanza è stata coinvolta dalla Soprintendenza in tutte le fasi della ricerca archeologica, con comunicati stampa, post sui social media, con incontri aperti sia nelle sedi istituzionali che sul cantiere in corso di scavo. La fase successiva, quella di un’eventuale valorizzazione in situ, è di competenza del Comune. La Soprintendenza è impegnata, sempre in collaborazione con il Comune, a garantire la divulgazione di quanto emerso in termini scientifici e accattivanti nell’ambito di un Centro di Documentazione della storia della Piazza, dove siano esposti sia i reperti archeologici rinvenuti, che la documentazione prodotta”.

Recentemente sì è parlato di come garantire la processione del Venerdì Santo, una delle tradizioni più sentite della città di Chieti, senza danneggiare lo scavo in corso: quali soluzioni sono state trovate in accordo con la Soprintendenza?
“A tal fine è stata accelerata la documentazione della cisterna romana ed è stata subito rispettata la richiesta del Comune di rinterrare la struttura, per permettere l’allestimento della passerella per il passaggio della processione”.

-È stato annunciato il termine dei lavori in estate: quali sono le prossime tappe che attendono lo scavo archeologico?
“Dopo lo scavo archeologico, oggi alle sue fasi conclusive, si perfeziona la documentazione scientifica e proseguono a ritmo serrato le ricerche, le analisi specialistiche e gli studi finalizzati alla migliore comprensione del sito, alla redazione di una adeguata pubblicazione e alla auspicabile presentazione al pubblico dei risultati in un contesto espositivo”.


Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine