L’antica Teate e la dinastia degli Attonidi

(DAM) Chieti – La figura di Attone, primo conte di Chieti, che lo storico Sabatini indica appartenente a una famiglia borgognona al seguito di Ugo di Provenza non trova effettivi riscontri documentali nelle fonti storiche, contrastando con i continui richiami al diritto longobardo che emergono in numerosi documenti dell’epoca. Da questi ultimi, infatti, si desume la chiara appartenenza della sua famiglia al popolo longobardo. A prescindere dalla querelle degli studiosi il nome di Attone compare, assieme a quello della sua consorte Adelgunda, in un atto di donazione di terreni siglato nel 957 con l’abate Ilderico di San Clemente a Casauria: “Io Attone conte ho dato al vostro santo monastero parte della proprietà che ho ereditato dai miei genitori“. Da questo scritto si evince che questa dinastia appartenne alle famiglie dei possessori longobardi già insediati sui territori teatini e non alla nobiltà provenzale ed è anche probabile che si trattasse di discendenti di uomini d’armi del ducato di Benevento scampati all’invasione franco-spoletina. Attone aveva incrementato i propri possedimenti terreni e l’esercizio dei diritti sugli stessi attraverso una mirata politica matrimoniale, sposando la figlia di Gaidolfo. I beni totali di quest’ultima, uniti a quelli del marito Attone, sono citati dal loro figlio quando fa menzione delle terre ereditate dai genitori “parentes mei“. Ci troviamo quindi in presenza di uno status sociale di liberi possessores di origine longobarda. Questi ultimi avevano sostituito un vuoto di potere politico e di difese delle popolazioni dalle invasioni e dalle scorrerie.

Oltre al primo accrescimento territoriale derivante dall’usufrutto sui territori del monastero, ceduto da Ilderico, il potere del conte si ampliò notevolmente inglobando le zone pennesi che già nel 975 apparivano sotto la giurisdizione di Chieti. Via via egli aggregò la contea di Teramo e, nei primi decenni dell’XI secolo, la giurisdizione teatina era estesa su tutto l’Abruzzo costiero sino a Termoli. Attraverso operazioni economiche e patrimoniali la dinastia teatina si legherà con i conti dei Marsi e con i principi di Capua sino a giungere, con Trasmondo, all’insediamento sul trono ducale di Spoleto da parte dell’imperatore Ottone II.

Questo potere dinastico si consolidò non solo grazie alle ingegnose operazioni economiche con le signorie monastiche presenti nella zona ma anche per l’abile politica d’intervento ai vertici della gerarchia religiosa locale. In quest’epoca la città di Chieti fu a capo di un’entità politico-territoriale, il comitatus teatinus, un feudo imponente esteso dal Pescara al fiume Trigno e si consolidò anche dal punto di vista culturale e religioso; la cattedrale fu ampliata e consacrata nel 1061 dal vescovo Ottone I e in essa papa Urbano II predicò la prima crociata innanzi ad una moltitudine di abati, vescovi e baroni, e furono edificati altri edifici religiosi (le chiese di San Pietro e San Paolo, di Santa Tecla e di Sant’Agata). Chieti divenne ben presto anche un grande centro monastico con la fioritura di biblioteche e conventi: Sant’Agata, Sant’Anna della Maddalena, Santa Maria della Civitella, Santa Maria Materdomini, San Giovanni dei Cappuccini, Santa Maria di San Pietro. Sempre in questi anni iniziò anche la prima fortificazione della città mediante un moderno incastellamento che prevedeva sia mura difensive sia torri di guardia. Come teorizzato nel saggio “Chieti Medievale” di Cristiano Vignali del 2013, opuscolo di storia e geopolitica medievale locale, la Contea degli Attonidi è fondamentale per la nascita dell’identità politica, religiosa e territoriale di quel territorio che formerà in età contemporanea la Provincia di Chieti.

Maria D’Argento – Discovery Abruzzo Magazine

Fonti:

“Chieti e la sua provincia. I comuni”

“Storia della provincia di Chieti” di Giovanni Rosito

“Chieti Medievale” (2013), Cristiano Vignali