Fra Tommaso, Beato vox populi, biografo di S.Francesco d’Assisi, conteso tra Celano e Tagliacozzo.

 

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Abruzzo – Tommaso da Celano nacque nella città della Marsica da cui prese il nome, in provincia di L’Aquila, nel 1190 ca. La sua fama è associata al mondo della letteratura, in particolar modo religiosa, poiché probabile autore dell’inno Dies Irae, una delle parti più note della liturgia esequiale prevista durante il requiem, ed indiscusso compositore di due Vitae di San Francesco d’Assisi e una Vita di Santa Chiara.

Tommaso vestì l’Ordine francescano attorno al 1215, ricevendo l’abito monastico dallo stesso Santo fondatore, pur non essendo stato uno dei suoi primi discepoli. Nel 1221, spinto da forti sentimenti religiosi, si offrì volontario per partecipare ad una missione in Germania con Cesario di Spira, ministro provinciale, al fine di promuovere il proprio Ordine. Lì, nel 1223 fu nominato «custos unicus» della provincia renana, che comprendeva i monasteri di Magonza, Worms, Colonia e Spira.

Dopo circa due anni tornò in Italia, e partecipò personalmente a due notevoli eventi della biografia di San Francesco: la morte, avvenuta il 3 ottobre del 1226, e la di lui santificazione, nel 16 luglio del 1228; tanto che, a quell’epoca, fu incaricato dallo stesso pontefice, papa Gregorio IX, di realizzare un’opera agiografica sul santo d’Assisi. Tuttavia, Vita prima S. Francisci, un trattato storico, risultò insoddisfacente per alcuni francescani che avevano vissuto tutta una vita sulle orme di Francesco. Così Tommaso compì una seconda redazione del testo, Vita secunda S. Francisci, arricchito da fonti e testimonianze ufficiali; sfortunatamente entrambe le opere vennero distrutte dopo l’ordine impartito dal Capitolo di Parigi, nel 1266, che riconosceva alla Legenda major di Bonaventura di Bagnoregio l’esclusiva sulla biografia del Santo.

Nel 1256 ca., Tommaso da Celano, terminati i lavori letterati e ricco di meriti, ottenne il suo ultimo incarico di responsabile spirituale delle Suore Clarisse, presso il monastero di San Giovanni in Val de’ Varri; oggi territorio diviso tra il comune di Sante Marie (Aq) e Pescorocchiano (Ri). La chiesa ed il monastero di San Giovanni furono istituiti probabilmente da qualche monaco evangelizzatore, poi stabilitosi nell’oasi di pace costituita dalle valli ed i boschi marsicani, precedentemente al 1191; dapprima fu sede di monaci benedettini, successivamente delle suore Clarisse. Tra quelle mura, fra Tommaso trascorse il periodo più quieto e raccolto della propria vita, fino al momento della propria scomparsa, avvenuta tra il 1260 e il 1265.

Oggi, di quell’antico splendore, non rimane più nulla. Morto frate Tommaso, infatti, Val de’ Varri gradualmente perse il suo prestigio di centro religioso ai confini con lo Stato Pontificio. Verso il 1476, le Clarisse che ancora occupavano il monastero, abbandonarono la valle a causa dei ripetuti saccheggi ed incendi da parte di soldati e briganti; così anche la tomba del Celanese rimase incustodita.

Nel 1506 intervenne papa Giulio II, mettendo a disposizione dei conventuali di Tagliacozzo (Aq) il monastero e tutte le proprietà che erano state delle Clarisse, poiché Val de’ Varri rivestiva il ruolo di frazione nel territorio di Scanzano, oggi a sua volta frazione di Sante Marie, ma all’epoca comune appartenente alla Contea di Tagliacozzo, appunto. Tuttavia, già nel 1516, dopo un ennesimo saccheggio subìto dal convento ad opera degli avventurieri, gli scanzanesi meditarono di prelevare le spoglie di fra Tommaso per portarle nel proprio paese.

Avendo avuto sentore di tale intenzione, i francescani conventuali di Tagliacozzo, di fatto custodi del monastero, anticiparono il colpo di mano da parte degli abitanti di Scanzano e trasferirono il corpo di Tommaso da Celano nel convento di Tagliacozzano, presso la chiesa di San Francesco dove ancora oggi riposa. Gli scanzanesi, delusi, si appellarono persino al papa, affinché i rapitori venissero scomunicati; ed effettivamente abbiamo testimonianza di un documento firmato da papa Leone X, con il quale si convocavano i frati di Tagliacozzo a mettersi in sua presenza, per rispondere dell’atto compiuto. Tuttavia l’esito dell’inchiesta pontificia non è a noi nota, ma di certo fu difficile dimostrare la colpevolezza dei francescani, che, in veste di curatori del convento, erano nel pieno diritto di poter trasferire la tomba del biografo di San Francesco, apparentemente con l’intento di preservarla da ladri e briganti. Suddetto evento viene ancora oggi rievocato e celebrato ogni anno a Tagliacozzo nel giorno dell’Indulgenza della Porziuncola, che cade sempre in data 2 agosto.

Gli scanzanesi nel corso dei secoli non sono stati gli unici a rivendicare la salma di fra Tommaso; anche i celanesi, infatti, perpetuano la contesa nei confronti di Tagliacozzo per potersi appropriare delle reliquie del Beato («vox populi»), originario di Celano, dove viene festeggiato ogni seconda domenica d’ottobre. Certo, ospitare la tomba del francescano sarebbe motivo di grande vanto e consentirebbe di acquisire maggiore prestigio per la propria città, tanto più che vari scrittori abruzzesi riportano i prodigi manifestati nei pressi del suo sepolcro.

La chiesa ed il convento di San Francesco, che ad oggi ospitano la tomba di Tommaso da Celano, sono stati dichiarati monumenti nazionali nel 1902. Dapprima il corpo del religioso era stato racchiuso in un sepolcro di pietra, deposto in un’urna d’abete sotto l’altare maggiore, in cui si poteva leggere la scritta: «B. Thomas de Celano S.F.D. scriptor cronicarum et sequentiae mortuorum». Nel 1960, questa sistemazione secolare venne rinnovata: lo scheletro fu ricomposto dei suoi arti principali e, rivestito con l’abito grigio, posto in una pregiata urna di cristallo con rivestimento in bronzo. Nel 1938, invece, l’urna fu sistemata sopra l’altare del crocifisso, incassata al muro e protetta da una grata in ferro battuto.

Numerosi sono quei fedeli che ogni anno si dirigono verso la comunità di francescani, dopo secoli ancora residenti a Tagliacozzo, per adorare il sepolcro del Beato e rinnovare la propria devozione; ma anche per consultare la biblioteca monastica “Beato Tommaso da Celano” e visitare l’omonima area museale, entrambe annesse al convento di San Francesco.

Ilaria Catani

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