Castelli, il paese della ceramica

(DAM) Castelli (TE) – Famoso per le sue maioliche, apprezzate in tutto il mondo, il borgo di Castelli, nel teramano, ha molti altri gioielli ad ornare la sua corona.

Con poco meno di mille abitanti, il paese di Castelli, che sorge alle pendici del versante teramano del Gran Sasso e fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è conosciuto in tutto il mondo per la sua arte ceramica, che ha dato vita a preziose maioliche grazie alle competenti scuole artigiane che hanno abitato il paese.
Tuttavia Castelli, inserito tra i borghi più belli d’Italia, ha anche molto altro da offrire a chi scelga di visitarne oggi i luoghi.

Le origini del borgo di Castelli si perdono nei meandri della Storia ma, grazie ai rinvenimenti archeologici, possiamo associare la sua fondazione alla popolazione italica dei Pretuzi. In epoca successiva, con la romanizzazione della penisola, anche Castelli entra nell’area di infleunza di Roma, per seguirne il periodo di decadenza a partire dal V secolo d.C.
È in quest’epoca che gli abitanti dei villaggi tendono a raggrupparsi in castra fortificati: Li Castelli, da cui deriva l’attuale toponimo del borgo.

Da questo momento in poi abbiamo notizie documentali di Castelli, che entra a far parte del Ducato di Atri, grazie all’abbazia benedettina di San Salvatore, che ne curava la giurisdizione. Proprio grazie all’importante presenza dei benedettini sul territorio, gli abitanti della zona avrebbero appreso i primi rudimenti della lavorazione dell’argilla, che una parte così importante avrebbe rivestito per lo sviluppo di Castelli.

In epoca cinquecentesca la fama e lo sviluppo di Castelli si legano a doppio filo alla produzione ceramica: le maioliche di Castelli diventano pregiate e diffuse in tutto il mondo conosciuto, grazie alla perizia delle famiglie di ceramisti del borgo, come i Grue (cui oggi è intitolato il Liceo Artistico locale, che tramanda la tradizione ceramica ai più giovani), i Gentili o i Pompei.

Tra i monumenti più importanti di Castelli spiccano alcuni rappresentanti dell’architettura religiosa, come la Chiesa di San Giovanni Battista. Risalente al XVI secolo, la chiesa presenta un aspetto tardo rinascimentale e una pianta rettangolare con facciata a coronamento orizzontale. L’interno, a tre navate, si presenta in uno stile neoclassico molto sobrio. Elemento di pregio è la statua lignea che raffigura la Madonna col Bambino e che proviene dall’ormai distrutta abbazia di San Salvatore.

Appena fuori dal borgo medievale troviamo invece la Chiesa di San Rocco, risalente al XVII secolo. La facciata, pseudo romanica, è in realtà rifacimento del 1970, quando sulla struttura viene effettuato un restauro conservativo.
Della decorazione originale, la chiesa conserva il portale romanico strombato ornato con una ceramica castellina che raffigura la Madonna. L’interno, a navata unica, si presenta sobrio e con poche decorazioni, tra cui due statue lignee.

Di grande pregio per quello che viene comunemente definito “il paese della ceramica” è la Chiesa di San Donato, nata come chiesetta di campagna nel XV secolo ma ampliata nella forma attuale nel corso del Seicento. Appena fuori dall’abitato, la chiesa era stata originariamente dedicata alla Madonna del Rosario ed eretta su una leggera altura. Dopo averla visitata nel 1963, lo scrittore Carlo Levi la definì “la Cappella Sistina della Maiolica”: il lusinghiero appellativo è dovuto al soffitto della chiesa, interamente costituito da tavelle decorate a maiolica. Gli esemplari ceramici, circa mille all’epoca di cui ne restano 800 superstiti, misurano 20x4o cm, sono databili intorno al 1615-1617 circa e raffigurano i temi più svariati: simboli araldici, animali apotropaici, scritte religiose, modi di dire, decorazioni floreali, disegni geometrici.
Opera unica nel suo genere, il soffitto della Chiesa di San Donato viene attribuita alla famiglia dei Pompei anche se molto probabilmente un lavoro così monumentale coinvolse tutti i decoratori del paese.
Parte delle tavelle rotte o deteriorate è oggi ospitata nel locale Museo delle Ceramiche.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine