Pescocostanzo e la Linea Gustav (dicembre 43/giugno 44)

(,DAM) Pescocostanzo – Esiste un borgo ricavato dalla pietra della Maiella, lavorata da scultori e sapienti maestranze di scalpellini che per la sua bellezza basso medievale e rinascimentale. Questo borgo incantato viene definito non a caso la “perla del Parco Nazionale della Maiella”, rimasto pressoché intatto, scampato alle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale visto che nei paraggi passava la cosiddetta Linea Gustav, eretta dall’organizzazione Todt lungo il corso del Fiume Sangro, contro cui sbatte e si arrestò l’avanzata anglo – americana il 1 dicembre 1943.

Sulla Seconda guerra mondiale in Abruzzo, c’è da dire comunque sia che, ad eccezione dei cambiamenti imposti dal coprifuoco e da altre limitazioni, questa regione visse il conflitto, fino ad Agosto 1943, come un evento lontano e non ebbe contatti diretti con esso. Della tragedia in atto c’era, nei 15 comuni interessati, un solo segno visibile, ossia la presenza dei campi di internamento per i cittadini di stati ostili.

Un rapido cambiamento di questo stato di cose ci fu però nell’Agosto di quell’anno con l’inizio dei bombardamenti distruttivi di Pescara. Successivamente alla fuga di Pietro Badoglio e Vittorio Emanuele III (che si imbarcarono via Chieti con ministri e membri dello stato maggiore da Pescara e Ortona verso Brindisi il 9 Settembre 1943) e all’annuncio, l’8 Settembre, della firma dell’Armistizio di Cassibile, le truppe tedesche occuparono subito la regione (10/13 Settembre), senza trovare resistenza, ed organizzarono la Linea Gustav, una linea di difesa che attraversava l’Abruzzo attestandosi sulle rive del fiume Sangro. Lungo tale linea, le fortificazioni tedesche fermarono l’avanzata alleata verso Nord, e dal Dicembre 1943 ci furono gli scontri duri delle Battaglie del Sangro e di Ortona, di cui quest’ultima si trasformò presto in una battaglia urbana cruenta casa per casa, che annientò lo storico centro costiero quasi del tutto. La battaglia di Ortona ha fatto passare alla storia il centro portuale abruzzese come la “Stalingrad d’Italia” dove i Canadesi dovettero affrontare una divisione aviotrasportata tedesca proveniente dalla Russia, esperta nei durissimi logoranti combattimenti casa per casa e nella tattica della terra bruciata. Un’altra battaglia simile fu combattuta nella vicina Orsogna e strategicamente può essere considerata una vittoria della Wermacht. Orsogna é stata per questo ribattezzata alla storia come la “Cassino dell’Adriatico“.

I presidi tedeschi sul versante montano erano molto ben arroccati. Le posizioni difensive vennero potenziate e la Linea Gustav divenne quasi inespugnabile: vennero nidi di mitragliatrici posti sulle alture per avere la possibilità di contrastare l’avanzata della fanteria alleata; trincee scavate; rifugi costruiti e il territorio minato in maniera meticolosa. La Linea Gustav (o Winter Line), che in realtà corrispondeva ad una modificazione della precedente Linea Bernhardt, era conosciuta per essere la linea difensiva tedesca principale sul fronte dell’Italia meridionale. La sua estensione andava da Cassino e dalla foce del fiume Garigliano, da sempre un confine naturale tra l’Italia meridionale e centrale sul versante tirrenico, a Ortona e al fiume Sangro, sull’Adriatico. Cassino e la sua abbazia, Ortona e il suo porto, rappresentavano il suo fulcro strategico per l’accesso a Roma da ovest o da est. Il Feld Maresciallo tedesco Albert Kesserling rassicurò anche Hitler di riuscire ad arrestare l’avanzata alleata lungo tale linea, tra Abruzzo, Lazio e Molise, nonostante inizialmente prima dell’incredibile sfaldamento totale dell’esercito italiano, aveva espresso al Fuhrer la necessità di fortificarsi nella Pianura Padana sul fiume Po. Pertanto, per fermare gli alleati sull’Appennino Centrale, preparò una grande diga di difesa e proprio il fiume Sangro sembrava messo là a pennello come linea di confine e separazione. Da un incontro tra l’autorevole linguista Francesco Sabatini, nativo di Pescocostanzo, e una delegazione del Centro Documentazione e Studi Cassinati (CDSC APS), sono stati riportati i ricordi dei momenti difficili che il professore soffrì insieme alla famiglia durante i cruenti eventi bellici. Da tali memorie emerge che Pescocostanzo che come già accennato di trovava lungo la Linea Gustav, fu da prima rastrellata di tutti gli uomini abili al lavoro, pena la deportazione in Germania o nei peggiori dei casi la fucilazione, poi fu scelta come sede logistica delle truppe tedesche e per questo risparmiata dalla distruzione. Intanto la popolazione venne fatta sfollare in parte a Sulmona e in parte verso Chieti. Il paese divenne una caserma teutonica.

Chi non volle sottostare alle direttive della Repubblica Sociale Italiana (23 settembre 1943) e dei comandi germanici, si diede alla macchia sulle montagne: dapprima gli uomini che tentavano di sfuggire a questa cattura e successivamente le famiglie a causa dei bombardamenti, man mano che si avvicinava il fronte.

Questo si protrasse per almeno 9 mesi, e non per giorni e/o settimane come si immaginava che fosse. Nell’estate del 1943 la Sicilia era stata conquistata dagli americani ed iniziava la risalita. Quando cadde il regime fascista il 25 Luglio, i confinati slavi che si trovavano a Pescocostanzo, sede di confinamento politico, uscirono dai propri domicili coatti in maniera libera e andarono martellando i fasci. Poi a fine Agosto 1943 ci fu il primo bombardamento di Sulmona, che fu il primo proprio dell’Abruzzo. Erano in fuga non solo i sulmonesi ma anche i napoletani che venivano in quel periodo in quanto questo territorio era considerato più sicuro. Il fatto che era già prevista una linea difensiva organizzata dall’esercito tedesco, una linea del fuoco, non lo sapeva nessuno.

Palazzo Sabatini (XVI secolo) nel cuore di Pescocostanzo usato come dimora per i soldati tedeschi durante la battaglia del Sangro sulla Linea Gustav nella Seconda Guerra Mondiale.

La famiglia Sabatini, il cui palazzo signorile del XVII secolo era stato occupato dai soldati tedeschi, si erano attardati durante lo sfollamento della popolazione di Pescocostanzo e furono invitati ad unirsi agli ammalati che sarebbero stati portati dai tedeschi a Sulmona, a l’Aquila o al Nord. Salirono su un camion e scesero a Sulmona dove andarono a vivere dai nonni del Prof. Francesco Sabatini. Quando rientrarono a Pescocostanzo dopo la liberazione del paese avvenuta nel giugno 1944, trovarono la loro casa danneggiata dalla guerra ma agibile, ma prima di rientrare dovettero fare disinnescare da un artificiere in congedo che viveva a Pescocostanzo il tritolo che i Tedeschi avevano messo dietro la porta d’ingresso. D’altronde tutta la Linea Gustav era piena di trappole esplosive che falcidiavano i soldati Alleati compresi dei pianoforti che se toccati esplodevano e delle bambole lasciate tra le macerie.

Da quel giugno 1944, col rientro in casa degli abitanti di Pescocostanzo ricominciò la vita nello storico borgo della Maiella Centrale.

Veronica Tieri e Cristiano Vigmali