(DAM) Abruzzo – Il Carnevale è alle porte ma, oltre che un momento di divertimento, può essere l’occasione per riscoprire tradizioni abruzzesi approfondendo le maschere tipiche della regione.
Il Carnevale, festa delle maschere, è una tradizione radicata a fondo in Italia e ogni regione vanta la sua schiera di personaggi tipici, ognuno con caratteristiche peculiari e una storia ben precisa.
Se figure come Arlecchino, Pulcinella e Pantalone sono conosciute in tutta Italia, principalmente grazie al teatro dell’arte, esistono personaggi altrettanto affascinanti che aspettano solo di essere riscoperti.
È anche il caso dell’Abruzzo, che trova nelle sue maschere tipiche rimandi alla tradizione popolare e alla società del passato.
Una delle più famose maschere di Carnevale abruzzesi è sicuramente Frappiglia, personaggio che proviene dal mondo rurale, riconoscibile perché porta sempre con sé il bastone di Sant’Antonio Abate come scacciaguai.
Il suo nome deriva dalla fusione delle parole “fra”, inteso come fratello e “piglia”, che deriva dall’espressione che il padrone di casa rivolge ai suoi ospiti ed esprime il grande cuore degli Abruzzesi.
Secondo la tradizione Frappiglia si chiamava in realtà Antonio De Sorte ed era un contadino che tendeva a “pigliarsi” tutti i problemi degli altri, cercando di risolverli per loro.
Estremamente povero e preso dai morsi della fame, Frappiglia decise di stringere un patto con il Diavolo: la sua anima in cambio di un piatto di pasta.
Scaltro e astuto, però, Frappiglia ottiene dal demonio di poter fare testamento davanti ad un notaio, prima: qui si dichiara erede della sua vita, per cui il notaio non può far altro che decretarne il ritorno nel mondo dei vivi.
Frappiglia è riuscito così a ingannare il Diavolo ma sarà obbligato a portare i segni del suo viaggio all’Inferno: una camicia bianca in ricordo del Paradiso, un abito grigio sfrangiato con lingue di fuoco e una voglia sul volto che ricorda una maschera in ricordo dell’Inferno.
Altrettanto famoso e simbolo stesso del Carnevale d’Abruzzo è Patanello, reso immortale nel 1958 dal pittore napoletano E. Caiati, che lo scelse per il manifesto della manifestazione di Francavilla al Mare.
Secondo la tradizione, la maschera prende spunto da una figura realmente esistita: Zì Patané era un ciabattino e sacrestano vissuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Secondo la tradizione era un personaggio gioioso, stravagante e goliardico, famoso per i suoi mille scherzi e perché amava bere e fare baldoria con gli amici.
Insomma, la figura perfetta per il Carnevale! E infatti, dopo 68 edizioni, Re Patanello continua ad essere il simbolo del Carnevale più antico e longevo d’Abruzzo.
Un altro protagonista della tradizione delle maschere di Carnevale abruzzesi è il Pulcinella d’Abruzzo. Nonostante l’assonanza del nome con la celebre figura napoletana, il personaggio si distingue dal suo omonimo. Il Pulcinella d’Abruzzo è vestito di bianco e porta il viso colorato. Caratteristica inconfondibile è il grande cappello a cono, alto fino a un metro e variopinto. Sulle maniche e sui pantaloni porta frange rosse e sulla casacca delle toppe colorate e moltissimi specchietti. A completare il suo abbigliamento, gli stivali, un grosso cinturone, una bandoliera, una lunga sciarpa, campanacci. Il Pulcinella d’Abruzzo porta inoltre con sé una lunga frusta e una spada (o un bastone) decorata e infiocchettata.
Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine