Le gole dell’Alento – Rigenerare corpo e spirito

Gole dell'Alento
Ph. Claudia Falcone

(DAM) Serramonacesca (PE) – Uno dei gioielli nascosti dell’Abruzzo è rappresentato dalle gole dell’Alento, che mescolano perfettamente Storia e meraviglie naturalistiche.

L’Abruzzo sa dimostrarsi una terra magica, che offre frammenti di storia antichissima a ogni angolo e sa alleggerire mente e spirito grazie a paesaggi da sogni, incontaminati e liberi.
In alcuni meravigliosi casi i due aspetti si fondono alla perfezione, come succede nella splendida cornice delle gole dell’Alento.

A pochi passi dal borgo di Serramonacesca, precisamente in contrada San Liberatore, infatti, il corso del Fiume Alento si addentra nella vegetazione, dando vita alle caratteristiche gole e a un ambiente naturale dei più suggestivi, ancora oggi oasi di pace per i sensi e di rigenerazione per il fisico.
Anche se appare praticamente incontaminata, comunque, l’area delle Gole dell’Alento testimoniano una vivace presenza umana nei tempi più antichi attraverso le tombe rupestri ancora oggi visibili nella zona.

Oltre che un’incredibile esperienza a livello naturalistico, con paesaggi a dir poco fiabeschi, le Gole dell’Alento offrono dunque anche un’inedito punto di vista sulla storia più antica del nostro territorio.
Esattamente ai piedi dell’imponente Basilica di San Liberatore a Maiella, infatti, è possibile intraprendere un percorso a piedi che permette di raggiungere le tombe rupestri e di percorrere il corso del fiume attraversando una vegetazione ricca di biodiversità: pioppi, salici, frassini, aceri ci fanno ombra, felci ed edere ci accarezzano e ci accompagnano alla scoperta di numerose specie di piante idrofile oltre che di una fauna variegata, che spazia tra caprioli, volpi e ricci, trote e la rarissima specie anfibia dell’ululone dal ventre giallo, che trova il suo habitat ideale in queste acque.

É possibile distinguere cinque tombe rupestri scavate nella roccia nell’area delle Gole dell’Alento. Non abbiamo purtroppo riscontri certi sull’origine del complesso tombale ma si suppone che sia stato realizzato da una piccola comunità di eremiti ed è databile tra l’VIII e il IX secolo d.C.
Ricavate direttamente nel fianco della montagna, le tombe sono raggiungibili attraverso uno stretto camminamento, anch’esso scavato nella parete alta oltre 20 metri.

Possiamo distinguere anche una nicchia con un basamento di circa 50 cm di diametro, che si ipotizza servisse per sorreggere una statua e una piccola cappella corredata da una vasca per la raccolta dell’acqua piovana.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine