La storia del presepe tra il sacro e il profano


(DAM) Abruzzo – Nell’attesa delle festività natalizie molte famiglie si dedicano alla realizzazione del presepe (o presepio), spesso avvalendosi della collaborazione dei più piccoli, per ricreare l’atmosfera della natività. La rappresentazione della sacra famiglia contornata dalla mangiatoia sullo sfondo della città di Betlemme è considerata uno dei pochi emblemi prettamente religiosi di queste solennità, ormai incentrate sul consumismo.

Le origini sacre del presepe

Il presepe trae la sua genesi dalle sacre rappresentazioni che si tenevano nelle chiese in occasione del Natale; secondo il cerimoniale del tempo il rito della vigilia veniva officiato ponendo al centro dell’altare una tavola dipinta o delle piccole statue raffiguranti la scena della natività di Cristo. Nel 1223 San Francesco, invitato dall’amico Giovanni Velita a Greccio a celebrare assieme le imminenti festività natalizie, introdusse alcune modifiche alla liturgia: chiese e ottenne da papa Onorio III che quest’ultima venisse celebrata all’aperto e che vicino all’altare venissero portati un bue e un asinello, che simboleggiavano rispettivamente ebrei e pagani, e una mangiatoia con del fieno, emblema del Redentore. Non si trattò di un presepe vero e proprio ma di una celebrazione eucaristica decisamente particolare, che contribuì a diffondere un messaggio di pace. Solo più tardi tale avvenimento ispirò la rappresentazione della natività mediante immagini, ossia il presepio in senso moderno.

I Saturnalia e le usanze della Roma antica

L’usanza di riprodurre la scena della nascita di Cristo con figure viventi, scolpite o dipinte, tuttavia, affonda le radici in un’epoca molto più lontana rispetto a quella menzionata.
Gli antichi romani erano soliti ricreare nelle proprie abitazioni delle piccole scenografie animate da statuette di terracotta o di cera, raffiguranti i Lari, ovvero gli spiriti degli antenati degli abitanti della casa e protettori della famiglia stessa. Molto spesso tali oggetti, detti sigilla, non raffiguravano delle persone realmente esistite e ricordate dai parenti, ma rappresentavano delle figure archetipiche, quali la madre protettiva, il giovane coraggioso e l’anziano saggio. Dal 17 al 23 Dicembre nell’Urbe avevano luogo i Saturnalia, ovvero la celebrazione dei Lari, durante i quali i componenti delle famiglie romane ripulivano le statuette e le posizionavano in apposite nicchie a forma di capanna, come se i parenti defunti tornassero ad accompagnare i propri cari nelle diverse scene della quotidianità Nel corso di queste giornate i parenti trascorrevano molto tempo insieme e i ritmi della quotidianità si allentavano, facendo spazio a diversi momenti di svago.
Al termine di questa commemorazione gli abitanti della dimora si scambiavano dei presenti proprio di fronte a queste ambientazioni, un gesto tutt’oggi a noi familiare. Dal IV secolo, dopo l’assunzione del potere nell’impero, i cristiani iniziarono a tramutare le feste tradizionali in ricorrenze cristiane, mantenendone i riti e le date, ma modificando i nomi ed i significati religiosi.
Lo scambio di doni, l’aspetto sacrale della celebrazione divina e la sospensione delle attività lavorative caratterizzano sia i Saturnalia sia il Natale e palesano come le influenze tra culture siano le più variegate.

Fonti:

-“Enciclopedia Treccani”;

-“Imperium Romanum”


Maria D’Argento – Discovery Abruzzo Magazine