La Grotta del Colle di Rapino e il culto della Gran Madre

(DAM) Rapino (Ch) – La Grotta del Colle di Rapino è un interstizio naturale che si affaccia sul versante nord-Orientale della Maiella, in località Costa le Solagne, provincia di Chieti.

L’ ingresso della grotta è costituito da un grande arco di roccia che, una volta oltrepassato, permette l’ accesso ad un’ampia sala , alta tra i 4 ed i 12 mt. con pavimentazione inclinata verso la parte finale della grotta.

Sulla parte destra dell’ ingresso vi è un cunicolo. Nella grotta si può assistere al fenomeno dello “stillicidio delle acque” a cui dobbiamo la formazione di numerose stalattiti.

Parzialmente all’ ingresso della cavità naturale sorge una piccola Chiesa, su un preesistente tempio italico.

Questo piccolo edificio sacro era probabilmente sede di un culto rupestre dedicato a Sant’ Angelo in eta’ longobarda , poi, successivamente,nel corso del Medioevo, rientrò di competenza del monastero di San Salvatore a Maiella ed infine venne denominato “Santa Maria in Cryptis”.

Le indagini archeologiche condotte sul sito hanno documentato la frequentazione di questa grotta dal Paleolitico superiore (scavi Radmilli) fino alla piena eta’ medioevale (scavi Annibaldi).

La statuetta bronzea femminile rinvenuta, nota come ” Dea di Rapino”, è attribuibile all’ eta’ arcaica, in cui iniziò la valenza cultuale della grotta.

In età ellenistica il tempio assunse una funzione sicuramente più religiosa, a testimoniarlo ne è la massiccia presenza nel sito di materiale votivo e la ” TABULA RAPINENSIS”, piccola lamina di bronzo di 15 x 15 cm. con incisa un’ iscrizione in lingua marruccina.

L’iscrizione, in realtà, è una legge sacra che riguarda il culto di Giove e Giovia (quest’ultima coincidente con la Dea Cerfia) a cui è connessa la pratica del ” Sacro Meretricio” .

Nel testo dell’ iscrizione , oltre alle prescrizioni rituali , si menziona la ” Touta Marouca” ovvero “del popolo dei Marruccini” e della ” Ocre Tarincria” identificata nel vicino insediamento fortificato di Civita Danzica .

Nelle immediate vicinanze della grotta è stata anche rinvenuta una “GEMMA” che raffigura ” Zeus in trono” e questo ritrovamento avvalora ancor più la tesi del ” Culto di Giove”.

Tra i ” voti” delle fasi ellenistico/romane vi è anche la presenza di un GALLETTO FITTILE, animale che annuncia per primo la nascita di un nuovo giorno.

Si può quindi asserire che, la continuità di frequentazione della grotta a scopo cultuale, la testimonianza epigrafica della” Tabula  Rapinensis”e la stessa collocazione topografica del sito, che fungeva da punto di avvistamento e di riferimento del terrirorio, rendono la Grotta del Colle, il Santuario per eccellenza dell’antico popolo dei Marruccini.

Merita un’attenzione particolare la statuetta femminile in bronzo che il Galli identifica con la ” Dea Madre” (Dea Cerfia), divinità primigenia, espressione della spiritualita’ del mondo indigeno originario.

La ” Dea di Rapino” ha una duplice essenza: terrestre ed infera. Terrestre, in quanto legata al mondo naturale, agrario, dea della fertilità ,dispensatrice delle messi, dea della vita.

La Dea ha, nella mano destra, una focaccia con le spighe che la legano ai cicli di vita vegetale della terra, simboleggiati dalle spighe di grano(come offerta propiziatoria dei fedeli e nello stesso tempo dono elargito dalla divinita’). Infera, in quanto rappresenta il Nume che accoglie l’ uomo alla sua morte, con un parallelismo con il mondo vegetale che continuamente si rinnova in cicli di nascita e morte.

Si puo’ quindi presupporre che non sia un caso l’ aver rinvenuto una tale statuetta in una grotta, ovvero in un simbolico “grembo di Madre Terra” da cui la vita scaturisce e ritorna sempre.

Irene Pomante – Discovery Abruzzo Magazine