Il Venerdì Santo a Chieti – Un rito millenario che rivive dopo due anni di stop

(DAM) Chieti – Nella fitta storia che accompagna il capoluogo teatino da tempo immemore, spicca la processione del Venerdì Santo, tradizione immancabile della settimana di Pasqua

La città di Chieti vanta una storia millenaria, che ne fa risalire la fondazione a tempi ancestrali: secondo la leggenda, infatti, Teate risalirebbe al 1181 a.C., ben prima di Roma, e nascerebbe dall’eroe mitico Achille.

Sebbene sia praticamente impossibile separare il mito dalla verità, quello che è certo è che Chieti è una città antica e dal passato illustre, costellato di tradizioni che vivono ancora oggi.

Quella senz’altro più famosa e ricordata in tutto il mondo è la Processione del Venerdì Santo, diventata nel tempo il fiore all’occhiello della città di Chieti nonché uno dei suoi biglietti da visita più importanti per il turismo, non solo religioso, del capoluogo.

Dopo due anni di stop dovuti alla pandemia – per lo meno per quanto riguarda la presenza del pubblico: una rappresentanza ridotta al minimo, con il solo Vescovo durante il lockdown, ha comunque garantito il rito di Pasqua – la Processione del Venerdì Santo è pronta a tornare agli antichi fasti, seppure accompagnata dalle prime polemiche.

In ottemperanza alla direttiva Gabrielli del 2017, infatti, per la prima volta il rito non sarà accessibile a tutti: solo 14.000 persone, gestite da steward predisposti ai 22 varchi di ingresso, potranno assistere alla cerimonia.

Una decisione accolta con malcontento poiché limita un evento che, storicamente, richiama da tutta Italia ben più persone di quelle previste per questa edizione.

La Processione del Venerdì Santo a Chieti è infatti una delle più famose ma anche una delle più antiche di Italia: lo storico Girolamo Nicolino la fa risalire all’842 d.C. È un’ipotesi suggestiva ma sono pressoché nulle le testimonianze dell’epoca. I primi cenni documentali riguardo l’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, che si occupa dell’organizzazione della Processione e della conservazione dei Trofei, al 1650.

Regole irrinunciabili per la Processione di Chieti prevedono che questa debba sempre svolgersi, in qualunque condizione. È accaduto nel 1944, quando il rito era stato vietato dai nazisti ma ha comunque avuto luogo; è accaduto nel 2009, con il rischio terremoto; è accaduto nel 2020, con l’emergenza sanitaria in corso. La Processione, inoltre, deve iniziare al crepuscolo: aperta dallo stendardo del Sacro Monte dei Morti, vede la partecipazione delle confraternite cittadine, distinte dalla mozzetta (una sorta di cappa) tradizionale. I partecipanti hanno tutti il capo coperto da un cappuccio, bianco per confraternite cittadine, nero per il Sacro Monte dei Morti. Sono questi ultimi a portare in processione i Trofei o Simboli del Venerdì Santo di Chieti.

I Trofei sono statue in legno commissionate dal Sacro Monte dei Morti nel 1855 e rappresentano i punti più cruciali della rappresentazione sacra. Sono sette: l’angelo alato, le lance, la colonna, il sasso, il volto santo, la croce, la scala, il Cristo e l’Addolorata.

Gli ultimi due sono i più importanti e in particolare l’Addolorata indossa un abito nero in seta e velluto che le viene messo per l’occasione. Durante tutto l’anno, infatti, la statua è abbigliata con “abiti di casa”. Nel giorno del mercoledì di Pasqua è compito della moglie del governatore dell’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti vestirla a lutto.

I preziosi Trofei del Venerdì Santo di Chieti sono stati realizzati dall’artista teatino Raffaele Del Ponte, vissuto nella prima metà dell’Ottocento e ricordato anche per le numerose scenografie di opere teatrali realizzate in particolare per il Teatro San Carlo di Napoli.

Il percorso della Processione nel tempo non ha subito praticamente modifiche: percorre il centro storico cittadino, disegnando idealmente una croce tra le sue strade.

Il Venerdì Santo di Chieti, inoltre, è ricordato e apprezzato anche per il suo accompagnamento musicale: il Miserere di Saverio Selecchy, composto nel 1740, accompagna ogni anno la Processione ed è uno dei suoi punti forti.

Selecchy, nato Sallecchia, era nato a Chieti nel 1708 e, all’epoca della composizione del Miserere, era Maestro di Cappella della Cattedrale. Donato al Sancro Monte dei Morti, per sua espressa volontà, deve essere eseguito ogni anno. L’orchestra, costituita principalmente da fiati e violini, conta circa 200 elementi ed è accompagnata da un nutrito coro maschile, di circa 160 elementi e composto da tenori e bassi.

Far parte del coro del Miserere è un onore per un cittadino di Chieti e la tradizione viene tramandata spesso di padre in figlio.

Molto sentite dalla popolazione sono anche le prove del Miserere, che si svolgono ogni anno in cattedrale nella mattinata del Venerdì Santo.

Generalmente aperte al pubblico, quest’anno sono state annullate per via dei lavori in corso in Piazza San Giustino.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine

Fonte: sacromontemortichieti.it