Il significato mitologico dei lupi avvistati alla periferia di Chieti

(DAM) Chieti – Da alcuni giorni ci sono stati avvistamenti di lupi in alcuni canaloni facenti parte del territorio comunale teatino. Dopo la segnalazione della presenza di diversi caprioli nel pescarese e la strabiliante corsa di uno di questi esemplari sulla riviera sud della città adriatica (con tanto di filmato trasmesso su molti social), complice anche la ridotta circolazione di macchine e di popolazione, si fanno sempre più frequenti le “visite” di animali selvatici nel tessuto urbano delle città abruzzesi.
Dalla vallata i lupi si spostano, seguendo le prede, e i valloni rappresentano per loro un prezioso corridoio faunistico” affermano i delegati di WWF Abruzzo. Questi canidi non costituiscono una minaccia per l’uomo, tuttavia, per scongiurare possibili difficoltà, occorre sempre essere prudenti. Gli esperti suggeriscono che nel caso dovessimo imbatterci in un lupo (in un bosco o, nel caso sopra menzionato, nelle campagne cittadine) è consigliabile non avvicinarsi. Se invece ci ritrovassimo vis-à-vis con uno o più di questi esemplari potremmo allontanarli gridando e battendo le mani con forza poiché un forte rumore li disturberebbe a tal punto da convincerli a cambiare percorso. Utilizzando queste piccole indicazioni, come ben sanno le guardie del WWF già accorse in svariate occasioni nella Val Pescara, la convivenza tra il lupo e gli uomini è possibile e praticabile.

Il lupo appartiene alle specie protette in gran parte degli Stati europei

Il lupo appenninico (canis lupus), in passato uno tra gli animali più perseguitati e a rischio estinzione, è oggigiorno una specie protetta in gran parte degli Stati europei da normative nazionali ed internazionali. Quest’ultimo infatti, riveste un ruolo cardinale negli ecosistemi naturali, monitorando la dimensione delle popolazioni delle sue prede ed eliminando le carcasse degli animali morti per cause naturali.
Con grande abilità percorre ogni giorno diversi chilometri, sia da solo sia in piccoli branchi (questi ultimi sono gerarchicamente organizzati), sopravvivendo in ambienti ostili e rifugiandosi in luoghi nascosti e inaccessibili.

La figura del lupo nella mitologia e nell’antichità

Le numerose leggende presenti nelle tradizioni magico-mitologiche di svariate civiltà attestano il ruolo di primo piano del lupo.
Nei racconti più antichi questo animale racchiude due caratteri distinti: uno solare e maschile, legato ai culti degli dei Zeus e di Apollo e Marte, e uno lunare, femminile, legato al culto della dea Artemide.
La figura del lupo è protagonista in alcune celebrazioni della Roma antica: i Lupercalia erano feste rituali di metà Febbraio, compiute da sacerdoti travestiti da lupo. Il luogo prescelto era sopra al colle Palatino in una grotta (detta “Lupercale” in onore di Lupercus, protettore del gregge dai lupi) dove si pensava vi fosse il riparo della lupa che aveva nutrito Romolo e Remo. Questa rilevante festività si articolava in due fasi: nella prima i due sodalizi dei Luperci si recavano ai piedi del Palatino e sacrificavano capri e un cane. Nella seconda fase due giovani patrizi venivano toccati sulla fronte con il coltello bagnato del sangue dei capri immolati. Il sangue veniva poi asciugato con un fiocco di lana bianca immerso nel latte. Successivamente i due, indossata sul corpo nudo la pelle degli animali sacrificati e fattasi con la medesima pelle due strisce, correvano attorno alla base del Palatino e percuotevano quelle fanciulle che si offrivano al colpo per ottenere la fecondità.

I Lupercali (in latino “Lupercalia”) si celebravano dal 13 al 15 febbraio (il 14 oggi è la “Festa degli Innamorati” di San Valentino) in onore del Dio Fauno (Luperco) in qualità di protettore del bestiame dai lupi. I Lupercali, legati alla fondazione della città di Roma, fu una delle ultime feste romane ad essere abolita dal Cristianesimo. Si svolse sicuramente fino al 495 allorché Papa Gelasio scrisse al Princeps Senatus Andromaco una lettera di ammonimento sul perché i Cristiani partecipassero ancora a questa antichissima festa.

Fonti:

-WWF Abruzzo

– Enciclopedia Treccani

Dionigi di Alicarnasso in “Antichità Romane”

Maria D’Argento – Discovery Abruzzo Magazine