Il giorno della memoria per Atessa. Il cuore grande degli atessani

(DAM) Atessa (Ch) – Memoria vuol dire anche riflettere, e nel ricordo di un genocidio effettuato senza alcuna pietà, si medita inevitabilmente sulla condizione umana in generale, la human condition, come dicono gli inglesi. Si può arrivare a tanto, stabilire di sterminare con un piano preciso milioni di innocenti, creando strutture di morte come i campi, i forni crematori, i treni della morte? Nel silenzio della santa madre chiesa? E ci si chiede che cosa abbia condotto a ciò, quale deviazione del cuore e della mente.
A dare speranza di fronte a tanto orrore, però, vi sono anche persone e paesi come il nostro che hanno compiuto e compiono, quando meno te lo aspetti, gesti di infinita solidarietà per salvare quelle che erano viste solo come vite umane; uomini condannati a una morte terribile.
Era il 1943 e dopo l’otto settembre, migliaia di innocenti fuggivano in cerca di un riparo. Atessa non era stata risparmiata dalla guerra, il paese, come la maggior parte, era in ginocchio, attanagliato dalla fame e dalla povertà, ma non dalla miseria (a proposito di human condition). Di fronte alla silente richiesta di aiuto dei profughi, gli atessani non si tirarono indietro. Il giovane Raffaele Sciorilli Borrelli di Atessa organizzò quella che oggi gli storici chiamano la piccola resistenza. Così pastori, contadini, piccoli commercianti, vedove, giovani e anziani di ogni estrazione diedero rifugio a duemila essere umani, senza guardare al colore, alla religione, destra o sinistra.
Nascosero gli innocenti nelle grotte di tufo, nelle proprie case, dividendo con loro il niente che avevano, rischiando la loro stessa esistenza, per mesi.
Duemila vite furono salvate dagli atessani e da un giovane deputato che pagò per essere stato sempre dalla parte dei deboli, del popolo, anche con una denuncia per aggressione a pubblico ufficiale presso la Suprema Corte di Cassazione.
Atessa e gli atessani, nel ‘43, ci hanno lasciato un modello di alta umanità contro l’orrore.