Gabriele d’Annunzio e L’Abruzzo: poesia, passaggio e gastronomia

Gabriele d’Annunzio

(DAM) Pescara – Gabriele D’Annunzio, il Poeta Soldato, il Vate d’Italia, Principe di Montenevoso dal 1924, drammaturgo, poeta, militante civico, militare, politico, uno dei più grandi personaggi dell’Italia unita, su cui si é scritto tutto e di più fra mito e leggenda, é legato indissolubilmente alla sua terra natale, l’Abruzzo. Questa regione pittorescamente affascinante, con i suoi paesaggi eterogenei, il mare, le colline ricche di vigneti e uliveti e la montagna a pochi chilometri in un fazzoletto di terra, le sue bellezze naturali dei parchi, i borghi storici e le tradizioni ancestrali, ha influenzato profondamente la vita e le opere del d’Annunzio.

Nato Gabriele “Rapagnetta”, sotto il segno zodiacale dei pesci il 12 marzo 1863 (prenderà da uno zio il cognome d’Annunzio più consono alle sue ambizioni) a Pescara, all’epoca in Provincia si Chieti, Gabriele trascorse la sua infanzia in questa terra affacciata sul Mare Adriatico.

Questi primi anni furono fondamentali nel formare il suo amore per la natura e il paesaggio abruzzese, amore che avrebbe continuato a pervadere le sue opere, come ne “La Figlia di Jorio”, ambientato in un Abruzzo rurale e superstizioso nel giorno di San Giovanni.

La bellezza e la magia dell’Abruzzo sono ritratte nelle opere di Gabriele d’Annunzio in modo vibrante. La capacità di catturare la bellezza e i dettagli dei luoghi che aveva amato sin dall’infanzia era una caratteristica distintiva della sua scrittura. L’Abruzzo, con le sue montagne, il mare e la campagna, divenne una fonte inesauribile di ispirazione per l’autore.
Un aspetto meno noto di D’Annunzio è la sua predilezione per la cucina abruzzese. Nel “ Libro segreto” il poeta tratta delle sue giornate nel Cenacolo di Francavilla con gli amici Michetti, Barbella, Tosti, in cui il momento collettivo conviviale del desinare , era spesso fonte di ispirazione culturale.

Gabriele d’Annunzio non dimenticò mai le sue radici abruzzesi che celebra nei suoi scritti, dimostrando costantemente il suo profondo attaccamento alla sua terra natale, come quando invia una poesia in dialetto al suo amico Luigi D’Amico, l’inventore del parrozzo:

“É tante ‘bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè, c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, la terre grasse e lustre che se coce….e che dovente a poche a poche chiù dice de qualunque cosa doce…”.


Dunque, il rapporto tra Gabriele D’Annunzio e l’Abruzzo è una storia di amore profondo e di ispirazione continua. La bellezza dei paesaggi abruzzesi, le radici familiari e le tradizioni culturali hanno influenzato la sua vita e la sua opera in modi unici. Questo legame speciale tra l’autore e la sua terra natia continua a incantare e a ispirare coloro che esplorano la sua eredità ideale.

Tila Lara – Cristiano Vignali