Borrello: Cascate del Verde, discesa e ascesa verso l’infinito

Alla Scoperta delle Cascate del Verde di Borrello (Ch)

(DAM) Borrello (Ch) – Il mese di Agosto che sta per concludersi è dedicato al primo imperatore romano Ottaviano Augusto. In questo periodo l’imperatore riposava e proprio dalle “ferie” di Augusto deriverebbe il “Ferragosto”, istituito nel 18 a.C. dall’imperatore, nel mese in cui si svolgevano a partire dal primo del mese gli “Augustali”, cioè riti, celebrazioni, giochi, spettacoli dedicati al fondatore della dinastia giulio – claudia, a cui si collegavano arcaiche festività  i “Vinalia Rustica”, i “Neomoralia” e soprattutto i “Consualia”, celebrazione dedicata al Dio della terra, dei granai e degli approvvigionamenti Conso (anche chiamato Consu o Consus) che nell’ottica del sincretismo religioso italico – romano era appellato anche col nome di “Neptunus Equestris”, cioè Nettuno che come l’equivalente dio greco Poseidone, era non solo il Dio del Mare e dei corsi di acqua, ma anche il Dio dei terremoti e protettore dei cavalli che in questo periodo, secondo la tradizione religiosa classica, voleva sacrifici in suo onore per placare la sua ira. 
A tal proposito, proprio in onore di Nettuno, siamo stati presso la Riserva Regionale Oasi WWF “Cascate del Verde”, nel Comune di Borrello in Provincia di Chieti, le cascate naturali più alte d’Italia, monumento naturale nazionale, alimentate dalle acque del Rio Verde, uno dei maggiori affluenti del Fiume Sangro che da l’acqua ai famosi pastifici di Fara San Martino (Ch), “capitale” della pasta. In questo luogo, come in un rito simbolico di espiazione e penitenza, abbiamo fatto centinaia di scale prima in discesa e poi in salita con un dislivello variabile tra i 400 e i 900 metri sul livello del mare, purificando il nostro spirito in mezzo al verde del bosco di Lecci e abeti bianchi (per una superficie complessiva di 287,50 ettari, adornata da orchidee, maggiociondoli, allori e altre specie tipiche degli Appennini), ricco di una pregiata fauna (gamberi di fiume, trote, lontre, gufi, nibbi reali, falchi pellegrini, poiane, allocchi, lupi, gatti selvatici ed altri animali tipici dell’Appennino Centrale) e di tracce di una ancestrale attività agro – pastorale (fontane, tholos, pozzi, antiche piante di ulivi e viti), inebriati dalla melodia delle acque delle cascate per entrare in contatto con la divinità e sentirci parte di essa, qualsiasi sia l’immagine sincretistica che si decida di dargli.

Cristiano Vignali – Direttore di Discovery Abruzzo Magazine