Atri – Il borgo dalle mille sfumature

(DAM) Atri (TE) – Vivace comune del teramano, Atri sorge nel comprensorio delle Terre del Cerrano e vanta una storia illustre e stratificata.

Famosa soprattutto per i celebri Calanchi, per l’area naturalistica della Torre di Cerrano e per l’affascinante porto sommerso, la cittadina di Atri ha in realtà moltissime frecce al proprio arco, che ne testimoniano l’indiscutibile valore storico, archeologico e culturale.
Situata su tre colli (Maralto, Muralto e Colle di Mezzo), Atri è abitata fin dai tempi più antichi e, secondo alcuni, sarebbe stata fondata o quantomeno nominata dagli Illiri provenienti dalla Dalmazia: l’antico toponimo Hatria, infatti, presenta delle assonanze con la divinità illirico-sicura di Hatranus.

Sicuramente frequentata in epoca italica, la città di Atri vive un periodo particolarmente fiorente in età romana, quando diventa crocevia dei commerci con gli Etruschi, i Greci e gli Umbri.
La presenza di un importante porto e la collocazione nei pressi della rete viaria romana ne favoriscono un ruolo di primo piano in età repubblicana e Atri colonia latina nel 290 a.C.
L’egemonia commerciale di Atri si prolunga in età imperiale, quando la città è legata all’imperatore Adriano, che ne trae origine e la considera una seconda patria.

In epoca medievale, complici il progressivo insabbiamento del porto e le sempre più frequenti invasioni barbariche, la città di Atri vive un periodo di abbandono e spopolamento per poi risorgere a nuova vita a partire dalla fine del 1300, quando diventa capitale del Ducato degli Acquaviva.
L’importante famiglia dominerà il territorio fino alla metà del Settecento, favorendo lo sviluppo di Atri e delle zone circostanti. Ai Duchi subentra successivamente il Regno di Napoli, fino all’unità d’Italia.

Il centro storico di Atri ci offre la possibilità di ammirare uno spaccato di Medioevo: l’impianto urbanistico, infatti, ricalca ancora quello del borgo medievale, compresa l’affollata architettura monumentale e religiosa.
La presenza di numerose chiese degne di nota fa di Atri un un centro nevralgico del turismo religioso e culturale.

Tra tutte è di indiscutibile valore il Duomo di Atri: la Basilica Concattedrale di Santa Maria Assunta, considerata monumento nazionale, è stata eretta tra il 1260 e il 1305 nel luogo dove anticamente sorgeva un tempio dedicato ad Ercole.
Soprannominata “la Cappella Sistina di Atri”, spicca per gli affreschi in 21 scene dell’artista rinascimentale Andrea De Litio, considerati non solo il suo capolavoro ma anche una delle massime espressioni artistiche dell’epoca.
Annessa al Duomo è la Chiesa di Santa Reparata, risalente al 1355, rutilante espressione dell’arte barocca. Ha l’onore di ospitare le statue della Madonna Addolorata e del Cristo Morto che vengono portate in processione il Venerdì Santo.
Atri, inoltre, custodisce una Porta Santa insieme a Roma e a L’Aquila. Si tratta della Porta Santa della Basilica della Cattedrale che, in occasione dei festeggiamenti in onore dell’Assunta, vede ripetersi la sacra cerimonia dell’apertura ormai dal tardo Duecento.

Atri si distingue anche per un peculiare e imponente impianto idrico sotterraneo, un vasto ipogeo di incredibile interesse storico-archeologico. L’origine è antichissima e risale all’epoca romana, quando l’ipogeo veniva utilizzato per convogliare e dirigere le acque in determinati punti dell’urbe. Poli dell’intricato dedalo ipogeo si rivelano Palazzo Acquaviva nella parte alta della città e la Cattedrale di Santa Maria Assunta in quella bassa. Fanno parte della rete ipogea la cisterna romana sotto Palazzo Ducale, l’Ipogeo della Cattedrale, le Grotte (situate nella zona periferica) e le Fontane Archeologiche, perenni e potabili.

Atri vanta una indiscussa importanza anche a livello culturale. Tra le molte festività della cittadina una delle più interessanti è quella dei Faugni, che si ripete ogni anno all’alba dell’8 dicembre. Antichissima tradizione popolare, deriva dalla fusione di usanze pagane e contadine e consiste nell’accendere e portare in processione alti fasci di canne legati da lacci vegetali.

Atri è stata inoltre uno dei primissimi centri di produzione della birra in Italia: numerosi documenti e testimonianze, infatti, ci ricordano come intorno all’Ottavo secolo gli abati del Monastero Benedettino di S. Giovanni a Cascianello si trasferiscono in città grazie alla donazione di Trasmondo III. Nasce così la birra di Atri, che durante il dominio dei Duchi Acquaviva verrà esportata in tutta Europa.

A livello letterario, infine, la città di Atri può vantare di aver ispirato un capolavoro della letteratura come Don Chisciotte. Il romanziere Miguel de Cervantes, infatti, ricorda nella premessa di aver servito in qualità di “cameraro” i Duchi di Acquaviva proprio ad Atri.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine