«Dente del Lupo»: una montagna maledetta

Vetta Dente di Lupo (2420 mt) – Gran Sasso (WIkipedia)

(DAM) L’Aquila – In prossimità della cima del Monte Camicia, nel Massiccio Montuoso del Gran Sasso, si innalza il torrione roccioso «Dente del Lupo»: un luogo severo e selvaggio che regala scorci inattesi su pareti rocciose, burroni ed esili cenge dove solo i camosci si trovano a proprio agio.

Si tratta di uno sperone alto 2.420 metri ca. che definire semplicemente “dente” potrebbe sembrare alquanto riduttivo, poiché ci troviamo di fronte ad un vero e proprio “canino” di roccia affilata e appuntita, come pochi torrioni in tutto l’Appennino.

Per raggiungere il «Dente del Lupo» bisogna innanzi tutto risalire il Monte Camicia, già di per sé presente come un agglomerato di pietre friabili, distacchi a placchette, erbe scivolose, terra e polvere; per poi individuare, da una quota di 2.470 metri, la sottostante «Forchetta di Penne», raggiungibile attraversando pratoni scoscesi fino all’imbocco di un canalino, composto di brecciolina spalmata su placche assolutamente lisce, che ci conduce direttamente alla base del «Dente».

Per tanto siamo già di fronte ad un luogo assolutamente ostile, che all’ingresso del canalino ci accoglie con una grande croce rossa e la scritta “lucky”, monito di benvenuto per chiunque tenti la fortuna di questo percorso. Dopo di che, ad attendere il visitatore vi sono ancora altri 150 metri di salita per raggiungere la cima, la pietra calcarea riflette ed aumenta la luminosità del sole, le rocce sono quasi completamente instabili e mentre si sale l’odore dello zolfo rievoca l’inferno dantesco.

Inoltre, ogni movimento di corda causa una caduta dall’alto di massi grossi come meloni; è la montagna che si difende dalla presenza dell’uomo e sembra quasi volersi scrollare di dosso esploratori indesiderati a forza di pugni.

Per questo motivo il «Dente del Lupo» è da molti considerata una vetta maledetta, scenario di molti incidenti che la rendono la vetta più impegnativa degli Appennini.

Tuttavia, ciò è da attribuirsi soprattutto al suo aspetto ingannevole, che in apparenza può spingere anche il semplice escursionista a cimentarsi nell’impresa. Persino in alcune note guide alpine la scalata viene valutata con una (F) di facile, ma affidandoci all’esperienza di chi con questa montagna ci si è confrontato davvero non potremmo dire lo stesso.

 

Ilaria Catani

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