Ubaldo Nicolucci: un eroe dimenticato di Chieti

Ubaldo Nicolucci: Un Eroe Dimenticato di Chieti

(DAM) Chieti+ Nel cuore di Chieti, in una traversla di Via Papa Giovanni XXIII (all’epoca semplicemente Strada Marrucina) una via silenziosa, ma significativa, porta il nome del Tenente del 43esimo Reggimento Divisione “Sirte” si stanza in Africa Settentrionale, il Teatino Ubaldo Nicolucci.

La sua storia, emersa dalle pagine del passato, racconta di coraggio, resistenza e sacrificio durante i giorni bui della Seconda Guerra Mondiale e il caos morale e materiale che hanno portato alla disfatta del Regio Esercito Italiano a seguito dell’Armistizio dell’ 8 settembre 1943, di fatto una resa incondizionata dell’Italia. Attraverso le testimonianze e le lapidi commemorative, emerge un ritratto di Ubaldo Nicolucci come un uomo che ha affrontato con fermezza e dal coraggio, guidato solo dallo sdegno per la disfatta della Patria e le sofferenze patite dal popolo italiano e teatino.

Il Tenente Ubaldo Nicolucci, era nato a Buenos Aires il 7 giugno 1917, e prima di correre incontro al suo fatale e tragico destino, aveva partecipato alla Campagna del Nord Africa, combattendo col 43° Reggimento Divisione “Sirte” in Africa del Nord, distinguendosi per il coraggio nella lotta impari contro le forze armate del Commonwealth britannico che avevano concesso l’onore delle armi al soldato italiano che, benché la sconfitta militare dell’Italia, aveva fatto parlare di sé come un eroe finanche dai nemici.

Dopo l’8 settembre 1943, visto il marasma generale e lo scioglimento di fatto del Regio Esercito da parte del Re Vittorio Emanuele III, Ubaldo Nicolucci era tornato a casa in Via Pallonetto Mater Domini n.4.

Non era un comunista, ma un patriota, probabilmente fedele alla monarchia. Dopo l’armistizio che come un fulmine al ciel sereno aveva calpestato l’onore delle armi italiane, una rivoluzione interna turbava da giorni le sue notti. La sua lealtà alla Patria, la sua sofferenza per vedere il suolo italiano calpestato da eserciti stranieri, e la sua volontà di non combattere per nessuno altro se non per l’Italia, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, lo spinsero a prendere la difficile decisione di darsi alla macchia, per non essere preso dai tedeschi e dalla milizia fascista che avevano l’ordine di reclutare tutti gli uomini abili al combattimento per la neonata Repubblica Sociale Italiana o per l’organizzazione Todt. Chi si era nascosto e veniva scoperto, veniva solitamente imprigionato nella caserma dei carabinieri lungo la Colonnetta, per poi essere deportato nei campi di concentramento in Germania. Se si opponeva resistenza la pena poteva arrivare alla morte.

Il 27 ottobre 1943, durante un’operazione di rastrellamento in zona Santa Barbara di Chieti, Nicolucci fu preso dai soldati tedeschi. Così, la sua storia si concluse tragicamente nella Caserma “Vittorio Emanuele II” (L’attuale caserma Spinucci in Piazza Garibaldi), dove, usando solo la forza del suo sdegno per la mancanza di rispetto subita, cercò di disarmare una guardia. Purtroppo, fu colpito e ucciso da un altro soldato tedesco. La sua azione coraggiosa rimanga sempre impressa nel cuore della comunità di Chieti e il suo sacrificio sull’altare della Patria, caro all’Italia.

Alla notizia della uccisione di Nicolucci, ci furono le proteste al comando tedesco anche da parte del Podestà e Federale del Partito Fascista di Chieti il Commendatore Avv. Alberto Gasbarri.

La città di Chieti ha deciso di onorare la memoria di Ubaldo Nicolucci in diversi modi tangibili. Una via cittadina (vicino il parcheggio multipiano coperto di Via Papa Giovanni XXIII, nella zona dove viveva l’ufficiale), è stata dedicata a questo eroe, rendendo la sua presenza indelebile nella vita quotidiana dei cittadini.

All’interno della Caserma Spinucci, una lapide trasmette il calore del riconoscimento da parte del Comando del presidio militare di Chieti. Sulla lapide sono incisi i dettagli dell’atto eroico di Nicolucci, spinto dalla forza della virtù italiana, mai spenta nemmeno nei momenti più oscuri di difficoltà.

Il Sacrario Militare di Chieti, situato nel cimitero comunale di Sant’Anna, conserva il nome di Ubaldo Nicolucci tra le vittime di quei giorni cupi. La lapide al suo interno celebra i “nomi gloriosi” di coloro che hanno sacrificato la propria vita per un ideale supremo di patria e libertà. 

La memoria di Ubaldo Nicolucci brilla come un faro di coraggio. La sua storia ci ricorda che, anche nei periodi più bui, la virtù Italica può emergere, alimentando la fiamma della Patria e della Giustizia.

Cristiano Vgnali – Tila Lara Discovery Abruzzo Magazine