Porchetta, pillole di storia, aneddoti e curiosità


(DAM) Chieti – In un disegno di Leonardo Da Vinci, ad oggi, proprietà della corona inglese, Antonio Zampetta – studioso abruzzese – ha rinvenuto la figura di una porchetta simile a quella odierna. La scoperta è stata pubblicata nel suo libro “ I mille volti di Leonardo – Leonardo oltre l’invisibile”.
Perchè è una scoperta importante?
Per Leonardo il disegno è un vero e proprio ambito di indagine, lo strumento privilegiato per conoscere la realtà: un’occasione di studio e di crescita autonomi.
Il disegno in questione è “lo studio per l’ ultima cena” risalente agli ultimi anni del Cinquecento. Durante quegli anni Leonardo aveva circa 43 anni, e si trovava nel Ducato di Milano per porgere degli omaggi a Ludovico Il Moro: partì da Firenze nominato da Lorenzo il Magnifico come ambasciatore fiorentino, e approdato in quell’ambiente, anche se molto stimolante e produttivo, ebbe non poche difficoltà di  adattamento, anche per via della scarsa padronanza della lingua dialettale lombarda. Dunque, per ribadire la magnificenza culturale di Firenze, oltre che altre importantissime opere realizzate dal Genio, troviamo il suddetto disegno che sembrerebbe raffigurare in modo molto simile a quella che conosciamo noi oggi, la porchetta, benché la tradizione risalga ad almeno 1500 anni prima. Già dagli scritti di Lucrezio si rivela l’importanza della figura del maiale: fu proprio quest’animale che giocò un ruolo decisivo per la conquista della Magna Grecia da parte dei Romani nella battaglia di Maleventum (per la vittoriosa occasione ribattezzata Beneventum), episodio conclusivo delle guerre pirriche, di cui ci rimane testimonianza una moneta di bronzo, coniata nella Repubblica Romana che raffigura il maiale.
La sacralità dell’animale dunque si spinge oltre, attraversando anche i confini dello stesso ruolo di figura simbolo, divenendo centro di attenzione per lo sviluppo di nuove tecnologie. É nell’ Etruria infatti che vengono sviluppati e inventati i primi forni da porchetta e la nobiltà romana era solita trasferirsi ad Ariccia per presidiare a sontuosi banchetti in cui anche l’Imperatore Nerone non riusciva a fare a meno della porchetta (“Tutti pazzi per la porchetta. É festa grande ad Ariccia”, Il Giornale, 3.09.2005). 
Del fenomeno ne parlò anche Omero, con la presentazione del personaggio di Eumeo nel XV Canto, in cui Eumeo, porchettaro e servo di Odisseo incarna l’etica opposta dei proci: egli è un uomo affidabile, ordinato e premuroso. Quindi, anche nel mondo Greco, compresa ovviamente la Magna Grecia si mangiava la porchetta. 
Da non poche testimonianze, quella del porchettaro fu un mestiero molto diffuso nella regione umbra, specialmente nella città di Norcia (da cui il termine ‘’norcino’’). 
Queste narrative, con il corso dei secoli portarono avanti l’ importante tradizione della figura – simbolo tant’è che nel Medioevo divenne una vera e propria strategia di predominanza culturale e sociale, simbolo di prosperità: da qui iniziano le prime vere documentazioni sul mestiere del porchettaro.
L’attività del porchettaro, strettamente legata a quella dei tricoli o salsicciari viene ampiamente descritta successivamente da vari trattati: è infatti in Abruzzo, a Campli, che nel 1575, gli Stati comunali, includono numerosi indicazioni all’uso, alla vendita e alla cottura della porchetta.
Dunque, la porchetta attraversando nella concezione odierna l’Italia, dalla Magna Grecia fino ad approdare attraverso l’esportazione della cultura fiorentina d’opera di Da Vinci, nel Ducato di Milano, potrebbe essere, se consideriamo il fattore delle tradizioni culturali ed enogastronomiche, il primo elemento che ha unito l’Italia ben prima dell’Unità risorgimentale del 1861. 
A testimonianza del valore unitario dal punto di vista simbolico – antropologico che ha avuto la tradizione del “maiale” nella Penisola, va sottolineato che, quando nel 91 a.e.C. 12 popoli italici crearono una confederazione chiamata Viteliù (come ci ricorda Nicola Mastronardi nel suo omonimo romanzo) che tradotto in latino dall’idioma osco – sabello significa ‘Italia”, basata sulla comune lingua, sulla comune cultura e sulla medesima religione, con capitale a Corfinium  (oggi Corfinio in provincia di L’Aquila), portatrice di valori come la libertà, l’autodeterminazione e l’uguaglianza nei diritti di cittadinanza, venne coniata tra le tante moneta della Lega Italica, una che  riporta il nome di ‘’Italia’’ col simbolo dell’ animale che, prima di tutti, nel corso dei secoli è riuscito ad unire l’Italia sotto il profilo gastronomico.  L’apparizione del maiale come sacrificio fu una tradizione resa tangibile dalla neonata confederazione Viteliù e che oggi come ieri rappresenta  una Nazione antropologicamente già esistente.  
Un’altra curiosità che pochi sanno è che la porchetta abruzzese era molto apprezzata a Roma e spesso il papa ordinava quella della zona teatina (Vedi Cucina Abruzzese in Wikipedia). 

Daniela De SanctisDiscovery Abruzzo Magazine