La Primavera Sacra dei popoli italici e gli animali totemici

DAM (Abruzzo) – Svariate civiltà dell’Italia antica erano solite celebrare il rito del Ver Sacrum (letteralmente “Primavera Sacra”), durante il quale tutti i nati, appunto, nei mesi primaverili dell’anno in corso (uomini, animali e vegetali) venivano sacrificati alle divinità al fine di scongiurare epidemie, carestie e guerre. I vegetali venivano offerti e gli animali uccisi, mentre i neonati non venivano immolati, ma divenivano sacri, cioè votati agli dei e, in età adulta, erano costretti ad abbandonare la patria e a fondare nuove colonie in terre straniere. Attraverso questa “usanza” si limitava l’annoso problema del sovrappopolamento; la migrazione era, in altre parole, imposta dal livello demografico più che da quello culturale e religioso. Qualsiasi fu la causa di questi massicci spostamenti, il risultato fu l’origine di nuove popolazioni, quali:

– gli Umbri vissero in un’area dell’attuale centro Italia che si estendeva dall’alta valle del fiume Tevere sino alle coste adriatiche intorno al XII secolo a. C. Una corrente della tradizione li considera di origine antichissima e capostipiti dei Sabini. Lo scrittore e filosofo Plinio il Vecchio, infatti, descrivendo le loro radici, affermò che «Umbrorum gens antiquissima Italiae existimatur; ut quos Ombrios a Graecis putent dictos, quod in inundatione terrarum imbribus superfuissent. Trecenta eorum oppida Tusci debellasse reperiuntur» («La popolazione umbra è ritenuta la più antica d’Italia, si crede infatti che gli Umbri fossero stati chiamati Ombrici dai Greci perché sarebbero sopravvissuti alle piogge quando la terra fu inondata. È attestato che gli Etruschi sottomisero trecento città umbre»);

-dalle genti umbre discese, con tutta probabilità, il ramo dei Sanniti. Da costoro prende il nome la regione storica del Sannio che in età augustea venne identificata nella Regio IV, corrispondente a parte delle attuali regioni Abruzzo, Molise, Campania oltre ad alcune aree marginali di Lazio, Puglia e Basilicata;

-i Sabini, una fra le popolazioni più arcaiche delle penisola italica, si unirono con i romani acquisendo la loro cittadinanza. Secondo il parere di alcuni studiosi essi discenderebbero dagli Umbri, dato che avevano riti religiosi simili. I Sabini sono stati il centro della cultura italico-sabellica, da cui derivano molti miti della cultura osca;

-i Piceni (o Picenti) erano stanziati in età romana nel Piceno insieme ai Picenti a nord, dai Petruzi a sud e da gruppi di Liburni. Le loro origini risalgono all’età del ferro (X-IX sec. a.C.) con un insediamento sulla costa adriatica tra i fiumi Foglia a nord, Pescara a sud e gli Appennini a ovest. Per alcuni autori deriverebbero da una migrazione di Sabini.

Gli animali guida delle popolazioni antiche

Gli spostamenti avvenivano in maniera ordinata, secondo una procedura totemica: i viaggiatori imitavano i movimenti e il comportamento di un animale guida per ricevere protezione durante il cammino. L’animale di culto fra i Sanniti fu il toro, mentre quello dei Piceni fu il picchio verde, sacro al dio Marte. Numerose fonti antiche fanno risalire l’etimologia del termine “Piceni” al picus, il picchio, o alla pica, l’ambra. La tradizione del picchio è riportata dallo scrittore Tito Livio nel suo capolavoro “Ab Urbe Condita“.
Il lupo rappresentò l’animale totem per tre tribù dell’Italia antica, che lo riconobbero come loro capostipite ancestrale: la prima è quella degli Irpini, il cui nome deriva dall’osco hirpos, che significa “lupo”, una popolazione sannitica che, secondo antichi scritti, sarebbe stata guidata, in un Ver Sacrum, proprio da un lupo; la seconda è quella dei Lucani che avrebbe avuto un condottiero chiamato Lucius, che, appunto, portava il nome del dio lupo Apollo lukeios ; infine, la terza gens è quella degli Hirpi-Sorani.

Maria D’Argento – Discovery Abruzzo Magazine

Fonti:

-“Enciclopedia Treccani”;

-“Imperium Romanum”.