Il Porto sommerso di Atri – Spettacolo sottomarino

(DAM) Pineto (TE) – Le acque antistanti la famosa Torre di Cerrano celano un tesoro archeologico nascosto: l’antico porto di Hadria, tra i 5 e i 15 metri sott’acqua, custodisce una fotografia dell’antichità abruzzese.

La Torre di Cerrano è uno dei paesaggi marittimi abruzzesi più visitati di sempre, grazie alle sue acque cristalline e al suo panorama incontaminato.
Uno dei tesori più preziosi della riserva, tuttavia, è nascosto ad un primo sguardo e custodito gelosamente dalle mare.
Si tratta dei resti di un antico porto, oggi sommerso, identificato dai ricercatori come il porto romano della città di Hadria.

La presenza di un porto nella città progenitrice dell’odierna Atri è documentata già dalle fonti antiche. È già il geografo greco Strabone, infatti, a parlare di un porto commerciale alla foce del fiume Matrino, dotato di strutture per l’immagazzinamento e lo stoccaggio delle merci.
Il latino Plinio ricorda l’importanza del vino di Atri, esportato in Oriente, Grecia ed Egitto. E ancora, in epoca medievale, troviamo menzione del porto negli scritti di Sorricchio.

Sono le fonti medievali a darci l’indicazione topografica più precisa, identificando il porto in Pinna Cerrani, con l’antico agglomerato romano riutilizzato ed ampliato in epoca medievale, con l’aggiunta di edifici come l’Ospedale e una prima Torre d’Avvistamento.
In questa fase, il porto perde la funzione prettamente commerciale per vocarsi ad una più difensiva.
I primi insabbiamenti del fondale avvengono già intorno al 1400: gradualmente il porto perde di importanza, trasformandosi in un piccolo approdo destinato alla pesca per poi inabissarsi definitivamente.

Il comprensorio di Cerrano, in cui si inserisce anche il porto sommerso, si dimostra ricco di reperti archeologici che testimoniano la sua frequentazione già in epoca romana: sono stati rinvenuti nel tempo fornaci, tombe, anfore e mosaici. D’altra parte, in epoca antica il porto stesso sorgeva in posizione estremamente vantaggiosa e strategica, trovandosi nelle vicinanze della Via Cecilia, diramazione della Salaria che collegava Roma con l’Adriatico.

I primi rinvenimenti visibili dell’antico porto emergono dalla lingua di sabbia antistante la Torre di Cerrano, proseguendo sott’acqua per oltre 500 metri dalla linea di costa. Nonostante la visuale risulti difficoltosa per via del fondale sabbioso, le prime ricerche subacquee sono iniziate nel 1982, coordinate dal professor Piergiorgio Data. Le immersioni, ad una profondità tra 4,7 e 11 metri, hanno documentato la presenza di grandi pietre a spigolo vivo, lastroni di pietra d’Istria simili a quelli utilizzati per la costruzione della Cattedrale di Atri, grandi costruzioni murarie in mattoni, canalette in calcare, scalini, bitte e ormeggi, il tutto disposto secondo una distinguibile organizzazione urbanistica.

È certo che l’impianto portuale sfruttasse la foce fluviale con l’ausilio di due banchine d’approdo ma il fondale sabbioso impedisce purtroppo il recupero di reperti che possano permettere una datazione accurata, oltre che rendere estremamente difficoltose le immersioni ai fini delle indagini.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine