Il Poeta Soldato Gabriele D’Annunzio e l’interventismo

 

(DAM) Pescara – In questo breve speciale parleremo dell’interventismo nei discorsi del Poeta Soldato Gabriele d’Annunzio, il Vate degli Italiani, come Virgilio lo é stato per gli Italici.

A favore del primo conflitto mondiale si svolgevano frequentemente manifestazioni di piazza interventiste con discorsi patriottici infuocati. 

Gabriele D’Annunzio era uno degli interventisti più rappresentativi  ed agguerriti, e alle imprese sue e del “popolo italiano” durante la “Grande Guerra” è dedicata l’enorme casa-museo che fu la villa del Vate a Gardone Riviera, denominata il Vittoriale degli Italiani, dove è dunque anche rappresentato il movimento interventistico nel conflitto del Poeta Soldato. 

Quest’ultimo, era in Francia quando scoppiò la guerra nel 1914 e, mentre l’Italia si dichiarava neutrale, iniziò a scrivere in alcuni quotidiani poesie ed articoli che insistevano sulla necessità dell’intervento, finché il governo italiano entrò nel conflitto nel 1915. 

 Questa non fu la prima occasione che Gabriele colse per esporre il favore all’entrata in guerra. Infatti, le opere che il Poeta Soldato scrisse intorno al 1900 comprendevano il lamento per “il danno e la vergogna” subiti dall’Italia nella sua posizione passiva e l’attesa di una guerra che le consentisse la riaffermazione ed il recupero della gloria passata dell’Impero Romano, basandosi sulla superiorità del genio latino. 

Dopo aver scritto canzoni per giustificare la guerra libica del 1911-12, questa volta il Vate voleva il conflitto per una rinascita della Romanitas. Già interventista in Francia, egli fu inviato a tornare in Italia per tenere un discorso augurale a Genova, il 5 Maggio 1915, per commemorare i Mille. Ricordando le grandi gesta di questi ultimi e di Garibaldi, sostenendo il Risorgimento italico, il discorso che egli tenne, esprimeva quasi una dichiarazione di guerra. 

Dal 12 Maggio, iniziò a farne altri più forti allo scopo di incitare il popolo ad abbattere Giolitti, che era il leader del neutralismo e la guida del Parlamento. 

Il 20 Maggio, influenzato dai movimenti di piazza, il parlamento concesse i poteri straordinari al governo. Rievocando la memoria storica della gloria nazionale italica, nel suo interventismo, Gabriele (il “poeta nazionale”), riaffermava la rinascita del Paese proprio con l’entrata nel conflitto, che avvenne il 24 Maggio. 

In seguito alla dichiarazione di guerra dell’Italia agli “Imperi Centrali” il Poeta Soldato arruolò e venne utilizzato dai comandi militari a scopi di propaganda. 

Ma, le sue azioni di valore furono reali: durante un atterraggio nel 1916 rimase vittima di un incidente che gli causò la perdita dell’occhio destro. Nel 1918, dopo mesi di degenza al buio in cui scrisse il “Notturno” volò su Vienna alla guida della 87ˆ Squadriglia aeroplani “Serenissima”, lanciando manifestini tricolore.

 Gabriele d’Annunzio trasformò dal pensiero all’azione il suo interventismo ideando e partecipando a diverse imprese ardimentose, come l’incursione pacifica di sette biplani monomotori SVA su Vienna, capitale austriaca (nel 1918, dopo un volo di circa 1000 km di cui 800 sul territorio nemico), per non parlare ovviamente dell’Impresa di Fiume che sarà oggetto del convegno che andrà in scena a Trieste il 30 gennaio 2024 con la presentazione del libro di uno dei più grandi studiosi dannunziani viventi, il giornalista pubblicista Ruggero Morghen, “Da Piazza San Sepolcro a Fiume Città di Vita” presso il Caffè Letterario Lettera Viva, dibattito organizzato dall’Ordine Nobiliare di San Nicola.

Veronica Tieri – Discovery Abruzzo Magazine