(DAM) Chieti – La città di Teate (oggi Chieti) è sicuramente stata fondata prima di Roma. L’unica certezza che abbiamo, è che la città ha origini molto lontane, ricollegabili ad antichi miti greci.
Secondo la leggenda fu l’eroe Achille, raffigurato anche nello stemma attuale della città, a fondare la stessa nel 1181 a.C, chiamandola Teate in onore di sua madre, la ninfa Teti.
Lo stemma raffigura proprio il “Pelide” Achille con uno scudo nella mano sinistra, su cui sono riprodotte quattro chiavi, simbolo delle porte della città.
Altre storie, invece, raccontano che furono i Pelasgi a fondare Chieti, sempre dedicandone l’origine alla ninfa. Secondo lo storico greco Strabone, invece, la città fu fondata dagli Arcadi, che la denominarono Tegeate.
In epoca romana, Chieti venne chiamata Teate Marrucinorum, ossia dei Marrucini, popolo bellicoso che combattè duramente contro Roma.
Nel 304 avanti Cristo fu sancito un trattato di pace e i Marrucini diventarono alleati fedelissimi dei romani, offrendo loro appoggio militare in imprese come quella contro Pirro, Annibale o Perseo, il re di Macedonia.
Durante la fase dell’Impero, Chieti divenne “municipium” e il principale centro economico della regione: all’epoca contava più di 60mila abitanti. Proprio a quel periodo risale la prima sistemazione urbanistica della città, di cui persistono tracce evidenti fino ad oggi.
I romani si occuparono molto della città, testimonianze di ciò sono di sicuro l’Anfiteatro della Civitella, le Terme Romane, il Teatro Romano, i Tempietti Romani.
I romani dotarono la città anche di un ampio e spettacolare sistema idrico nella parte sotterranea della città:alcuni tratti, come la Via Tecta di palazzo de’ Mayo, o l’ipogeo di porta Pescara, sono visitabili anche oggi.
Infine, con l’avvento dei popoli barbari nel territorio, tutte le glorie della città vennero rase al suolo e spazzate via.
Secondo il libro “Chieti nella Tarda Antichità” (2015), la definitiva cesura fra la città antica e quella medievale, è rappresentata dal Sacco dei Franchi del 801 allorché la città, all’epoca prefettura di castelli longobarda, difesa dal Conte Roselmo, fu data alle fiamme.
Luigi Buracchio
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