Celano e il suo castello – museo

(DAM) Marsica – Celano è un antichissimo comune italiano della provincia dell’Aquila nonché notevole centro della Marsica.

Le ipotesi che riguardano il suo primordiale insediamento restano varie, vi rimane però la certezza che fin dai tempi antichi Celano occupava la riva nord del Lago Fucino. Altra certezza che riguarda lo storico centro è la forte identità cittadina caratterizzata da un grande attaccamento alle proprie tradizioni e alla difesa della propria comunità, aspetti alquanto marcati che hanno contribuito alla nomea dei Celanesi di “Siciliani” della Marsica proprio per il loro carattere e la loro storia.

Fu soprattutto nel periodo medioevale che l’identità cittadina di Celano prese forma. La città infatti fu la capitale di una Contea normanna che si sviluppò nel IX secolo e che nel XI secolo divenne autonoma grazie a Ruggero II di Sicilia che divise in tre tronconi tutta la Contea dei Marsi: la Contea di Carsoli (assegnata ad Odorisio, figlio dello stesso Ruggero), la contea di Albe (assegnata a Berardo, figlio del Conte dei Marsi, Crescenzio) e infine la Contea di Celano (assegnata a Rainaldo, altro figlio del Conte dei Marsi).

Nel 1045, il Conte Rainaldo fece diventare la signoria feudale di Celano, la più grande contea presente sul territorio marsicano (inglobando i territori di Cocullo, Goriano Sicoli, Goriano Valli e Molina Aterno), e una delle più potenti dell’Italia centro – meridionale, in virtù della strategica posizione, al confine del Regno di Napoli con lo Stato Pontificio, a solo un giorno di cammino a cavallo da Roma, punto di partenza dell’antico tratturo della Transumanza “Celano – Foggia”.

Rainaldo tentò inoltre vanamente di far diventare Celano, sede della Diocesi, senza riuscirci però, a causa dell’intervento del Pontefice Eugenio III.

Fra XI e XIII secolo, la Contea di Celano tenne una politica pressoché autonoma, ma, successivamente, intorno al 1221, Federico II di Svevia, per ricondurla nell’alveo reale ed imperiale, la tolse al Conte Pietro da Celano, per concederla ai Conti di Segni, avendo la meglio sulla resistenza dei Celanesi solo dopo un periodo di aspre lotte di resistenza alle quali infine i sicuri della Marsica dovettero arrendersi solo per fame ma che portarono comunque immane perdite fra le truppe imperiali.

Favorevole alla difesa della popolazione autoctona, oltre al clima estremamente rigido e alle fiere selvatiche e feroci fu la posizione geografica della città che all’epoca, era sita sul Monte Tino, a oltre mille metri d’altezza. Al fine di evitare nuove rivolte, l’Imperatore disperse la popolazione celanese e la deportò al Sud, soprattutto in Sicilia, da cui venne richiamata successivamente per ripopolare la Contea di Celano, creando una nuova stirpe di sangue siciliano.

E proprio negli anni del lento e deciso ripopolamento della Contea di Celano che ebbero inizio i lavori che diedero vita al castello sulla riva dell’allora Lago Fucino, grossomodo, intorno al 1392 col Conte Pietro Berardi, che fece erigere la cinta muraria ed i primi due impianti del mastio. Lionello Acclozamora prima e Antonio Todeschini Piccolomini poi, completarono l’opera, che ha assunto le fattezze attuali nella seconda metà del XVI secolo.

Durante il grave sisma che nel 1915 investi’ tutta la marsica, il castello risultò gravemente danneggiato riportando nel cortile il crollo del loggiato, di alcune volte, di tutti i solai con altresì gravi lesioni sulle torri angolari, una delle quali, quella di sud-est, crollò dimezzando la sua altezza.

La sagoma nella penombra del Castello Piccolomini di Celano

I lavori di ricostruzione iniziarono solo nel 1940, sotto la guida della Soprintendenza, e vennero terminati venti anni dopo, nel 1960, a causa della Seconda Guerra Mondiale.

Il castello, aperto pressoché tutti i giorni, solitamente dalle 9.00 alle 18.30, prevede nella sua possibilità di essere visitato un giro panoramico sui camminamenti di avvistamento del maniero, un’esperienza unica grazie alla quale è possibile godersi il mozzafiato paesaggio della Marsica, con i suoi monti e la verde e ridente vallata, dove un tempo sorgeva il Lago Fucino, bonificato per permettere la coltivazione della sua fertile terra e la definitiva debellazione della malaria.

In particolare, durante il giro panoramico, è possibile vedere il Monte Tino, la cosiddetta montagna di Celano, dove la città nel periodo del suo massimo splendore (XII – XIII secolo) era situata raggiungendo la bellezza di 12000 abitanti. Purtroppo, oggi dell’antica città di Celano, distrutta per la ribellione all’Imperatore, resta solo un frammento di mura e una croce in alto.

Vojtila Lara – Discovery Abruzzo Magazine