L’ ansia: un blocco o una possibile energia? (A cura dello Psicologo Yari Ferrone)

(DAM) Sulmona (Aq) – È fuori di ogni dubbio il fatto che le varie sintomatologie di tipo ansioso rappresentino al giorno d’ oggi una delle caratteristiche psicopatologiche più comuni, influendo negativamente sullo svolgersi delle cose. Tuttavia sarebbe riduzionistico evitare di chiedersi cosa possa celarsi alla base dell’ ansia, al di là delle semplicistiche letture aventi a che fare con il carattere, le predisposizioni, la familiarità e la cosiddetta malattia mentale.

L’ ansia, etimologiacamente “stringere”, avrebbe a che fare con un’ eccessiva preoccupazione per gli eventi, soprattutto quelli futuri.
“Stringere” cosa?
Sembrerebbe un materiale nocivo che ininterrottamente si accumula in qualche “dove” di un’ anima irrequieta che non si lascia proprio in pace! E come quando ci si addentra in una corsa di running, ecco che la sudorazione, tra i sintomi più frequenti nelle manifestazioni ansiose, arriva a braccetto con la fatica, proprio nel momento in cui le forze cominciano a perdere il loro potere.
E se pensassimo a quanta volontà e a quante forze la società odierna ci richiede di attivare, spesso senza indicarci in quale “dove”, allora ecco che il luogo simbolico delle mete che ci prefiggiamo smarrisce la propria collocazione costringendoci ad una preoccupazione costante e a volte anche nociva. Una pre_occupazione in cui ci si occupa sempre prima del dovuto delle questioni che ci riguardano e, incapaci di stare nel presente, ecco come la corsa verso il futuro è inevitabile che ci affatichi!

La società di oggi è particolarmente esigente, ci richiede un gran sapere ed un instancabile fare che stimola ed ignora contemporaneamente finendo per suscitare confusione nell ‘uomo mortale. Quell’ essere che vorrebbe ma che non sa fino a che punto gli è concesso spingersi e quanto ne’ valga realmente la pena farlo ed investire sulla società stessa, assecondandone imprescindibilmente le incessanti richieste.
Allora ecco che l’ ansia diviene possibile inquadrarla quale energia accumulata e rimasta inespressa e che, abitando la sensazione di sentirsi stretta, si trova costretta a liberare il materiale attraverso un battito insistente, così come accade nella tachicardia!

Diviene così una questione di società e cultura che, se da una parte chiede un irrefrenabile accumulo di energia dall’ altra promuove un costante contenimento che, traducendosi in repressione può dar vita ad una ribellione!
Sarà allora l’ ansia un tentativo di dar voce a ciò che non può avere voce, un modo per liberare l’ energia repressa che poi diventa anche una protesta?

Dott. Yari Ferrone – Psicologo

Lo psicologo Yari Ferrone