(DAM) Roma – Giano Bifronte, “Ianus Bifrons”, rappresenta una delle più antiche divinità degli antichi Latini e dei Romani, venerata fin dagli albori di Roma, città eterna.
Dio degli inizi, delle porte e dei passaggi, Giano è raffigurato con due volti, uno speculare all’altro. Il dio bifronte, con il suo guardare al futuro ed al passato contemporaneamente, rappresentava il dio dei momenti di passaggio e del ciclo delle stagioni.
L’importanza di questa divinità per la religione tradizionale romana è data anche dal fatto che a Giano è dedicato il primo mese dell’anno, il primo mese dopo il Solstizio d’Inverno, ovvero il mese in cui la luce inizia, lentamente, a trionfare sulle tenebre.
Il nome Gennaio infatti, Ianuarius in latino, deriva da Inaus, ovvero Giano. Fu Numa Pompilio, secondo re di Roma, ad aver attribuito a Giano bifronte il primo mese dopo il Solstizio d’Inverno. Una scelta, ovviamente, non casuale, visto anche la profonda religiosità che caratterizzava il successore di Romolo.
L’origine del nome Janus è legata al movimento: ”il mondo va sempre, muovendosi in cerchio e partendo da sé stesso a sé stesso ritorna”, concetto che ben rappresenta anche la dottrina nietzschiana dell’Eterno ritorno dell’ uguale.
Diverse sapienti personalità del mondo latino hanno identificato Giano con Diana e Apollo, associando questa antica divinità romano alla Luna ed al Sole.
Secondo lo scrittore e funzionario romano Macrobio (V sec), Giano bifronte è il Dio dei solstizi e quindi legato sia al sole, stella del nostro sistema solare che alla luna satellite terrestre.
A sostegno della sua tesi c’è anche la presenza di uno dei diversi epiteti che caratterizzano il Dio ovvero quello di “Pater matutinae”, padre del mattino.
Giano è il lento svolgersi del passato verso il futuro, non nel moderno significato di “progresso”, bensì nel profondo senso che il qui ed ora è sia lo ieri che il domani. Proprio come gli antichi insegnavano.
Seppur siano innumerevoli le cose detto sull’antico Dio Romano, il bifronte porta in sé una carica tradizionale e mistica molto potente in ragione della quale, continuerà ad essere circondato da un’ alone di mistero che supera studi storici della religione o dei sapienti.
René Guénon, intellettuale francese del secolo scorso, scrisse: “..i suoi due volti, secondo l’interpretazione corrente, rappresentano rispettivamente il passato e il futuro; ora, questa considerazione del passato e del futuro si ritrova evidentemente per qualsiasi ciclo, come per esempio il ciclo annuale, quando lo si esamini dall’una o dall’altra delle sue estremità’.
Pare, dunque, doveroso completare la nozione del triplice tempo che , fra il passato che non è più e il futuro che non è ancora, il vero volto di Giano, quello che guarda il presente. Questo invisibile terzo volto che rappresenta l’adesso, non è che un istante inafferrabile.
Vojtila Lara – Discovery Abruzzo Magazine