Ottant’anni dai bombardamenti di Pescara

(DAM) Pescara – Il 31 agosto 2023 mi trovavo nel tardo pomeriggio – sera in Corso Vittorio Emanuele II a Pescara nei pressi della vecchia stazione centrale e ho visto dei ragazzi che stavano facendo una commemorazione delle vittime dei bombardamenti della città di Pescara durante il secondo conflitto mondiale, davanti al muro della memoria.
Non conoscevo le date esatte dei bombardamenti di Pescara, sapevo che c’era però questo muro della memoria, sapevo anche che il capoluogo adriatico era stato pesantemente bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale in quanto importante snodo ferroviario, sapevo che per il sacrificio dei suoi cittadini, Pescara aveva avuto la Medaglia d’Oro al Valor Civile nel 2001, ma non conoscevo nei dettaglia né i numeri, né le dinamiche di questa immane tragedia, una carneficina di persone inermi con l’applicazione alla lettera della tattica dei bombardamenti a tappeto che gli Alleati facevano sulle città italiane e tedesche, non solo per distruggere le infrastrutture strategiche, ma soprattutto per fiaccare il morale della cittadinanza (in questo caso abruzzese), di una intera Nazione, quella Italiana che é stata completamente abbandonata, alla mercé degli eserciti stranieri belligeranti sul sacro suolo patrio profanato, dalla Casa Reale dei Savoia che firmarono un armistizio capestro, talmente umiliante che di fatto ci fu al solo scopo di salvare la vita dei reali, dei cortigiani, dei membri del Governo Badoglio, dello Stato Maggiore dell’esercito e del loro seguito, visto il continuare delle stragi di civili inermi causate dalle bombe angloamericane fino alla resa incondizionata.
Tornando ai bombardamenti di Pescara, c’è da dire che non conoscevo bene la vicenda, poiché avevo soprattutto approfondito le eroiche vicende di Chieti Città Aperta (che sono valse anche per la città del Pelide Achille la Medaglia d’Oro), di “Ortona Stalingrad d’Abruzzo”, della “Linea Gustav”, di “Bosco Martese” in località Ceppo (Te) e della Battaglia di Orsogna (Ch), della Banda Palombaro, ciò nonostante sapevo che c’erano dei filmati YouTube sui bombardamenti di Pescara che avevo già intravisto quando mi sono informato sul bombardamento di San Lorenzo a Roma e della stazione ferroviaria di Foggia, e cominciai a guardarli per documentarmi.
I bombardieri pesanti americani che ironia della sorte si chiamavano “Liberator” (provenienti dalla libica Bengasi che era finita in mano Alleata dopo la resa dell’Esercito Imperiale Italiano), tra il 31 agosto e il 20 settembre del 1943, provocarono una carneficina (con l’uccisione di un numero imprecisato di vittime, tra le 3000 e le 6000, a causa della presenza degli sfollati nella città adriatica provenienti dalla Puglia e dalla Campania), la distruzione di circa l’80% degli immobili e delle infrastrutture di Pescara. Il 45% venne raso al suolo o gravemente danneggiato e il 35% danneggiato in modo più lieve.
I bombardamenti piu violenti e piu ricchi di vittime furono quello del 31 agosto che venne fatto per distruggere la zona intorno al Municipio e alla Prefettura dove c’era un presidio militare e quello del 14 settembre nella zona più a nord della città, dove c’è tutt’ora la stazione ferroviaria, quella che prima del 1927, anno della unificazione fra Pescara (Ch) e Castellammare Adriatica (Te) e della proclamazione del capoluogo della nuova provincia pescarese, era Castellammare.
Il bombardamento americano del 31 agosto 1943 fu un vero e proprio fulmine a ciel sereno, perché fino a quel momento a Pescara non c’erano stati bombardamenti e si pensava che dopo la distruzione della stazione di Foggia, l’interruzione della linea ferroviaria adriatica da Nord e le bombe sulla stazione di Sulmona per impedire i collegamenti con Roma, ormai dal punto di vista strategico era superfluo bombardare il capoluogo adriatico, così affluirono a Pescara numerosi sfollati provenienti dal Sud Italia convinti di poter aspettare in questa presunta isola felice la fine della guerra. La gente trascorreva quella estate del 1943 al mare come le estati passate, non curante delle sirene che ogni tanto suonavano per il passaggio o l’avvistamento nei cieli di qualche aereo nemico e quel giorno di fine agosto 1943, sembrava come tutti gli altri giorni, ma forte fu lo sgomento tra le mamme con i figli al mare e le persone che al sicuro del focolare domestico delle proprie abitazioni, stavano intorno alle 13.20/13.30 pranzando, quando vennero interrotti da prima dalle sirene anti aeree e poi successivamente terrorizzati dalle bombe pesanti che velocemente i bombardieri lasciarono cadere come grappoli sulle case che crollavano e sulla gente strappata con forza in un attimo alla vita. Le testimonianze ricordano le urla dei bambini e delle donne ferite, dilaniate dalle bombe o delle persone sepolte dalle macerie ancora in vita, mentre i famigliari erano intenti nel vano tentativo di salvarli da quel inferno in cui erano sprofondati in pochi istanti che sembravano l’eternità.
Ancora più tragico e simbolo della infamità e della ipocrisia della guerra totale, è il bombardamento del 14 settembre 1943, quando i bombardieri pesanti americani “Liberator” sganciarono il loro carico di morte su dei convogli ferroviari fermi alla stazione di Pescara, carichi di viveri e vettovaglie per le truppe al fronte che la popolazione affamata, aveva preso di mira saccheggiandoli poco prima dell’inizio del bombardamento. Testimonianze raccontano che vennero da prima due aerei americani in ricognizione che si abbassarono per osservare bene il bersaglio dello scalo ferroviario e poi vennero velocemente i caccia bombardieri che scaricarono i loro grappoli di bombe distruggendo non solo completamente la stazione, ma pressoché tutti gli edifici i in un raggio di un chilometro dalla ferrovia jche restò ancora in parte funzionante, considerato che per finire “il lavoro” i bombardieri dovettero tornare il 17 e il 18 di settembre (il 20 settembre 1943, invece, furono scaricate dai bombardieri su Pescara le bombe di ritorno dal Nord Italia dove il maltempo non permise il bombardamento e gli aerei non potevano tornare alla base con il carico a bordo). Nel bombardamento del 14 settembre 1943 perirono dalle 600 alle 2000 persone solo alla Stazione Centrale di Pescara. Alcuni cittadini, convinti che gli angloamericani erano diventati amici dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, avevano, al passaggio dei jet, alzato la mano con i fazzoletti per salutare i piloti, ignari della tremenda fine che gli sarebbe toccata alcuni istanti dopo. Commovente la scena davanti l’Istituto “Tito Acerbo” dove stavano rientrando alcuni allievi che furono sorpresi dalla morte durante il tragitto.
I bombardamenti successivi (17/18/20 settembre 1943) fatti per completare la distruzione della linea ferroviaria che non era stata ultimata con l’inutile carneficina del 14 settembre, provocarono pressoché solo morti fra i militari, perché le autorità italo – tedesche avevano deciso giustamente di fare sfollare verso Chieti e verso la zona vestina i Pescaresi, onde evitare inutili morti e per poter minare il territorio della città, ostacolando eventuali sbarchi nemici dietro la Linea Gustav.
Dopo aver letto la storia e visto i video sui bombardamenti della città di Pescara, ho cercato di notare il giorno successivo (1 settembre 2023) nell’urbanistica cittadina tracce delle ferite lasciate dai bombardamenti e ho notato in corso Vittorio Emanuele le poche case antiche che si alternano ai palazzoni moderni costruiti nel dopoguerra, come “toppe” che hanno ricoperto le ferite dei crolli; oppure lo spazio lasciato dalle case rase al suolo non più ricostruite, ma sostituite dalla monumentale Piazza Salotto, e a questo punto mi é parso per un attimo di essere lì in quegli attimi, nei fumi che precedevano i boati, e nei fuochi che si alzavano, mentre veniva tutto giù in pochi attimi concitati e gli innocenti urlavano dalla paura e dal dolore per il loro supplizio.
L’ultimo mio pensiero é volato al Vate Gabriele D’Annunzio che dal cielo in quei tristi giorni poteva vedere la sua casa natale salva ma profanata dai ladri che sottrassero dei preziosi alla madonna nella camera dove dormiva e la sua città d’origine, simbolo della nuova grande Italia figlia di Vittorio Veneto, sgretolarsi e incenerirsi con tutti i suoi sogni e i ricordi di una generazione italica che voleva fare grande la Patria.
Così ho deciso di raccontare in breve la storia dei bombardamenti di Pescara per lasciare il mio contributo su questa pagina della storia d’Abruzzo e d’Italia.

Cristiano VignaliDiscovery Abruzzo Magazine