Turismo Esperienziale sulle tracce delle Grandi Madri: Incubatio, ablutio, grotte e fonti sacre

Cristiano Vignali parla dell’argomento a Tagliacozzo durante il convegno sui Borghi più belli d’Abruzzo organizzato dall’Associazione Nazionale Sociologi

Turismo esperenziale sulle tracce delle Grandi Madri: riti dell’ Incubatio, dell’ ablutio, grotte e fonti sacre nell’Abruzzo di oggi

(DAM) Abruzzo – La nostra è una delle regioni più antiche d’Italia e conserva tuttora tracce dei riti e delle abitudini dei popoli antichi che ci hanno preceduti. Testimonianza fondamentale la troviamo nel culto delle Grandi Madri e nei rituali a esse legati, in molti casi conservatisi fino a noi.

Quello delle Grandi Madri è uno dei culti più antichi per quanto riguarda il nostro Abruzzo e infatti, non a caso, nelle nostre pagine ha trovato posto in più di un’occasione. Tra tutte le antiche pratiche religiose, inoltre, è quello che si è conservato di più fino a noi, adattato e rinnovato ma sempre presente e più vivo che mai, a testimonianza di un legame duraturo e saldo.

In occasione del convegno “I borghi più belli d’Italia”, che si è tenuto a Tagliacozzo (AQ) il 31 luglio scorso in occasione del 7° Convegno Regionale Associazione Nazionale Sociologi, il Presidente di Abruzzo Tourism, Cristiano Vignali, è stato invitato a tenere un intervento proprio sul culto delle Grandi Madri e sulla continuità cultuale che lo caratterizza, con un focus sugli esempi che possiamo notare al giorno d’oggi per quanto riguarda la incubatio e la ablutio, due pratiche rituali legate proprio alle Grandi Madri.

In apertura di intervento, Cristiano Vignali ha ricordato l’importanza dei social network e della rivoluzione tecnologica per la valorizzazione dei tesori archeologici dei piccoli centri dell’Appennino Centrale, in particolare per quanto riguarda l’Abruzzo, messi in risalto più che mai dai moderni mezzi tecnologici. Parliamo di un’area, quella dell’Appennino, che abbraccia dall’Umbria al Molise, che potremmo definire un po’ la culla della civiltà italica e che trova il suo cuore pulsante proprio nell’Abruzzo.

L’abbondanza di patrimonio storico-artistico e archeologico unita all’epoca del digitale ha portato all’avvio del cosiddetto “turismo esperienziale”, un turismo cioè altamente personalizzato e legato a doppio filo alle esperienze che il turista vuole vivere e alle esigenze che intende soddisfare. Un tipo di turismo che non può dunque prescindere dalla conoscenza del territorio, spesso proprio tramite i social network, e dalla sua valorizzazione e riscoperta in prima persona.

In questo senso, lo sviluppo costante della tecnologia e della banda larga, con la possibilità sempre più concreta di viaggiare senza muoversi da casa, rappresenta un prezioso contributo non solo al turismo ma alla crescita del territorio in toto e alla messa in risalto del patrimonio storico presente in loco. L’aspetto dello sviluppo tecnologico si dimostra così di fondamentale importanza per la riscoperta dei piccoli centri, ricchi di storia e ansiosi di farla conoscere alle persone sparse in tutto il mondo.

Allo stesso tempo, anche lo sviluppo delle infrastrutture si può dimostrare di primissimo piano nella valorizzazione di queste realtà: un esempio concreto è nello sviluppo della linea ferroviaria abruzzese. In particolare, nella tratta che va da Roma a Pescara o in quelle della suggestiva e attrattiva Transiberiana d’Abruzzo, si potrebbe valutare l’inclusione di una carrozza panoramica, che permetta ai viaggiatori di spostarsi in comodità e allo stesso tempo ammirare le bellezze dell’Abruzzo.

Restando sul turismo esperienziale, è interessante ricordare il tratturo che si sviluppa nel tratto Centurelle – Collesecco, sul fronte teatino della Majella, che appare legatissimo ai culti della tradizione romana e italica. Nello specifico, troviamo testimonianza di riti per quanto riguarda la incubatio e l’ablutio grazie alle numerose grotte presenti sul territorio. Proprio in queste zone, era abitudine antica bagnarsi nelle acque, considerate sacre e taumaturgiche grazie all’intercessione delle dee ctonie femminili, dei fiumi della regione.

Un esempio tangibile è nella Grotta di San Rocco, nella zona di Roccamontepiano, dove fino a pochissimi anni fa gli abitanti del luogo praticavano ancora i bagni nelle acque sacre. Ma non è l’unica testimonianza di questo tipo ancora fermamente viva ai nostri giorni.

Le Grandi Madri erano molte e cambiavano nome in base alla zona e alla popolazione: c’era Maia, c’era Angizia, ma anche Cerfia Iovia o Bona, oggi ricordata a Manoppello nella Chiesa di Santa Maria Arabona. Nomi diversi per divinità che erano comunque sempre connesse al mondo delle acque, alla fertilità e alla fecondità della terra.

Un altro esempio è nella Grotta del Colle di Rapino, antico santuario italico, dove è stato possibile rinvenire una antica tavoletta in lingua osco-sabellica che racconta i riti di fertilità legati proprio alla Grande Madre Cerfia Iovia, venerata dai Marrucini.
A Filetto, ancora, insiste la Chiesa di Santa Maria della Libera, che deriva da un santuario dedicato alla Dea italica Libera e quindi al rito dell’incubatio.
Qui veniva praticato anche il Sonno Purificatore, anche detto Guaritore o Conciliatore: si passava una notte all’interno della grotta in modo da entrare in contatto diretto con la divinità, che fornisce il suo consiglio e il suo responso attraverso il sonno.

Tantissimi riti e reperti collegati, dunque, che si dimostrano materiale fertile per dare vita ad un percorso di turismo esperienziale alla scoperta dell’antico passato abruzzese, per riviverlo e toccarlo con mano.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine

Vedi anche:

(DAM) Grandi Madri, la situazione dei culti nell’Abruzzo antico – C. Falcone;
(DAM) L’Ablutio e l’Incubatio fra Roccamontepiano, Rapino e Filetto – C. Vignali;
(DAM) Fonte del Garzillo, il culto delle acque sacre attraverso i secoli – C. Falcone;
(DAM) Grotta di Rapino, miti di Achille e Maia nell’identità marrucina-teatina – C. Vignali;
(DAM) Culto delle acque nella Maiella marrucina – C. Falcone.

La Sacralità della Terra: le Grandi Madri Italiche dell’Appennino Centrale, C. Vignali, Saturnia Tellus