Tracce benedettine a Bominaco

(DAM) Bominaco (AQ) – Nel cuore dell’Abruzzo, sull’Altopiano di Navelli, a Caporciano, nei pressi di Bominaco, si trova un importante e prezioso complesso monastico benedettino: la Chiesa di Santa Maria Assunta e l’Oratorio di San Pellegrino.
La chiesa, dedicata a San Pellegrino, che ha successivamente preso il nome di Santa Maria Assunta, rappresenta come si evince dallo splendido portale sovrastato da una monofora, uno degli esempi più significativi dell’architettura di epoca romanica abruzzese che ancora oggi conserva la sua originaria impronta.
L’interno, suddiviso in tre navate, ospita dodici colonne di spoglio con capitelli a decorazione vegetale che insieme al prezioso ambone rappresenta una strepitosa testimonianza dell’arte marmorea custodita all’interno della chiesa.
L’interesse per il complesso benedettino dell’aquilano è sicuramente accentuato dall’oratorio che dal 1902 è stato dichiarato monumento nazionale.

Definita anche Cappella Sistina d’ Abruzzo o la “Cappella degli Scrovegni di Campagna”, il piccolo oratorio conserva al suo interno delle pareti affrescate che esprimono la viva testimonianza della pittura abruzzese nell’Età di Mezzo, una pittura rappresentativa semplice, chiara, un mezzo di emanazione ed insegnamento della liturgia e delle sacre scritture.
Nell’Oratorio di S. Pellegrino, risulta sorprendente il contrasto tra la modesta struttura esterna e l’esplosione cromatica degli affreschi collocati al suo interno. L’aula, unica e sprovvista di parte absidale, è ricoperta da volte a botte ogivale e indossa cicli di affreschi suddivisi in tre registri che narrano l’infanzia di Gesù, la Passione, il Giudizio Universale e la vita di S. Pellegrino.
Nonostante i nomi dei pittori che si dedicarono alla decorazione dell’Oratorio di S. Pellegrino rimangano ancora oggi ignoti, è evidente la distinzione di tre mani diverse nella realizzazione del ciclo pittorico oggi conosciuti come il Maestro della Passione, il Maestro dell’Infanzia e il Maestro Miniaturista.

Ognuno di loro ha tratti distintivi riconoscibili.
Di grande impatto risulta il registro del Maestro Miniaturista, del quale, nei lati dell’altare si può ammirare un unicum, esempio di calendario liturgico “bominacense” in cui sono riportati i segni zodiacali con corrispondenti fasi lunari annesse alla figura allegorica che rappresenta il mese. Nelle rappresentazioni allegoriche Gennaio è un uomo che beve da un fiasco, Febbraio è la potatura degli alberi, Marzo un uomo che dorme, Aprile un uomo con due fiori nella mano, Maggio un uomo a cavallo, mentre Giugno è la raccolta di un frutto dall’albero.


Gli affreschi di Bominaco, oltre ad essere un tesoro collettivo di immenso valore con un’importanza artistica per la quale nel 1996 sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, ci restituiscono le atmosfere ed i linguaggi di una società medioevale e rurale per lo più analfabeta, dove la superstizione e la religione dettavano le regole e gli stili di vita. Una vita precaria, fatta di insicurezza, dove le speranze erano riposte nella preghiera e nella devozione.

Vojtila Lara – Discovery Abruzzo Magazine

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