Shakespeare in Sneakers – Intervista a Veronica Pace

(DAM) Chieti – Abbiamo avuto la possibilità di intervistare Veronica Pace, cuore, mente e anima del progetto teatrale Shakespeare in Sneakers, che tornerà a calcare il palco del Teatro Marrucino di Chieti il 29 aprile 2022 con lo spettacolo Alice.

Con il progressivo allenamento delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19, anche il teatro torna a rifiorire e prepara un’intensa e variegata stagione estiva.
E si entra subito nel vivo perché a Chieti, nella prestigiosa cornice del Teatro Marrucino, venerdì 29 aprile 2022 andrà in scena Alice, riscrittura originale della fiaba classica a cura di Veronica Pace. A dare forma all’opera sarà la compagnia Shakespeare in Sneakers.

In attesa di poter assistere allo spettacolo, i cui biglietti sono disponibili presso il botteghino del Teatro Marrucino e sul circuito Ciaotickets, abbiamo potuto scambiare qualche battuta con Veronica Pace, che ci ha raccontato del progetto teatrale Shakespeare in Sneakers e di Alice in particolare.

Come nasce Shakespeare in Sneakers e come si evolve nel tempo?

L’Associazione Teatrale “Shakespeare in Sneakers” è il risultato di un percorso progettuale che ho avviato nel 2009, con una serie di laboratori teatrali organizzati all’interno del Liceo Classico “G.B. Vico” di Chieti.
Questa attività ha avuto un esisto straordinariamente felice, tanto da evolversi prima in una scuola di recitazione permanente all’interno dell’Istituto, poi in una realtà teatrale professionale, dove il percorso attoriale si affianca al lavoro di drammaturgia e nuove scritture.
Partita come progetto scolastico e diventata polo d’arte rivolto principalmente a giovani attori, attrici e autori emergenti, l’Associazione si è distinta anno dopo anno per qualità e professionalità nonostante la giovanissima età dei ragazzi coinvolti. Tutt’oggi opera all’interno del Covitto “G.B. Vico” per mantenere un legame di continuità e condivisione con la scuola da cui tutto è partito. Nel corso degli anni molteplici sono stati i riconoscimenti, le partecipazioni a festival e rassegne e i premi vinti.

Come mai avete scelto questo nome?

Ci piaceva l’idea di uno Shakespeare “moderno” con tanto di chiodo, Ray-Ban rosa, e scarpe da ginnastica. Sembrava il giusto compromesso iconografico capace di unire il più grande drammaturgo di tutti i tempi a un gruppo di ragazzi che facevano teatro. Ci saremmo potuti chiamare anche “Shakespeare in Jeans” o “Shakespeare and soda”, ma abbiamo votato e hanno vinto le scarpette.

Il progetto si rivolge ad attori giovani, in particolare studenti: com’è lavorare con ragazzi che, magari, scoprono il teatro per la prima volta?

Lavorare con loro è un privilegio, ma anche una grande responsabilità.
Quella dei ragazzi è un’età di passaggio estremamente delicata, sono volubili, spesso distratti, traboccanti di emozioni. Ed è qui che entra in gioco il Teatro: insegna loro il rigore, il sacrificio, la concentrazione e
soprattutto la conoscenza del proprio io.
Negli occhi di alcuni intravedo una scintilla sin dalla prima lezione, quella scintilla che sfocia nel talento. Spesso per i ragazzi il Teatro rimane una fondamentale esperienza formativa che non prosegue a livello lavorativo, altre volte il fuoco sacro che hanno dentro li porta a diventare attori professionisti.

Tra gli spettacoli portati in scena finora qual è quello a cui sei più legata e perché?

Quello che devo ancora fare, perché soddisferà un’altra esigenza artistica, un’altra necessità.
Noi di Shakespeare in Sneakers siamo proiettati verso il futuro, non ci fermiamo mai.

Il prossimo lavoro, che sarà in scena il 29 aprile sul palco del Teatro Marrucino, si intitola Alice. Puoi raccontarci qualcosa sulla sua genesi?

Alice” è senza dubbio figlia del periodo di confinamento dovuto alla pandemia di covid-19 che ho passato a scrivere ininterrottamente. La sensazione di precarietà, incertezza, paura e claustrofobia che ha investito
il mondo ha sicuramente contribuito alla stesura di un’opera drammaturgica a tratti estenuante, in cui il dissidio umano e lo sconforto la fanno da padroni. Pur essendo uno spettacolo psicologico e sociale, “Alice” è anche e soprattutto un’elegia di rivalsa, una delicata poesia d’amore e di bisogno.

Possiamo aspettarci una rilettura particolare e anticonvenzionale della fiaba classica?

Certo! Amo rielaborare i classici e trovare una chiave di lettura contemporanea. Pur mantenendo i personaggi e i tratti narrativi principali dell’opera di Carroll, lo spettacolo se ne discosta profondamente. La mia “Alice” lotta contro se stessa per emergere dalle ombre del suo passato. Lo spettacolo è ambientato in manicomio, e questo indica non soltanto un distacco dall’originale, ma un diverso approccio ai contenuti dell’opera; “Alice” non è più una fiaba per bambini, ma un tormentato viaggio alla ricerca di sé.

Quale sarà il percorso di Alice dopo la messa in scena al Teatro Marrucino?

Per una scaramanzia tutta teatrale, testata sulla pelle, preferirei mantenere il riserbo, ma posso assicurare che ne sentirete ancora parlare!

Puoi svelarci qualcosa su quali saranno i prossimi passi di Shakespeare in Sneakers?

Nell’immediato speriamo di riproporre un’estate ricca di eventi come quella del 2021, in cui abbiamo riadattato i nostri spettacoli in castelli, borghi e boschi.
Per quanto riguarda le nuove produzioni, ci sono diversi progetti in cantiere: una commedia spumeggiante anch’essa nata durante il lockdown e un intenso adattamento delle Baccanti di Euripide.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine