Scrucchiata, preparazione e curiosità sulla tradizionale marmellata

(DAM) Abruzzo – Sono storie affascinanti, quelle che si nascondono dietro le antiche preparazioni culinarie legate ad un territorio come quello della scrucchiata, la marmellata di uva abruzzese che vanta una lunga tradizione casalinga, trasmessa oralmente da generazioni.

Questa tipica confettura d’uva è ottenuta da uve di vitigni autoctoni a bacca rossa, principalmente della varietà Montepulciano, vendemmiate quando hanno superato lo stato di maturazione ottimale e prevede l’utilizzo della pellicciola, un antico setaccio per la passatura ancora reperibile in alcuni mercati paesani.

Il distacco degli acini interi avviene manualmente, questi vengono schiacciati tra il pollice e l’indice con eliminazione dei vinaccioli.

Non è poi così difficile comprendere il perché questa marmellata si chiama così, giusto?

Infatti è priorio da questa operazione di scrocchiatura o sclucchiatura deriva il nome dialettale di “scrucchiata” o “sclucchiata”.

Considerato al pari di una missiva d’amore, solitamente le signore di casa, come uso e costume di rispetto ed educazione insegnano, portavano questo prezioso vasetto dal sicuro violaceo in dono.

Non molti però sanno che la scrucchiata non era soltanto un dono di cortesia di visita o di vera e propria sussistenza per il periodo invernale (nonne e zie la facevano per i nipoti, oppure la lasciavano nel tinello di casa per ogni esigenza, soprattutto per le preparazioni casalinghe), ma rappresentava anche un presente d’amore.

L’impegno, la fatica e la pazienza per prepararne anche solo un vasetto erano il chiaro segno di amore nei confronti dell’amato.

Oggi ben altri oggetti legati al consumismo hanno sostituito gesti di questo tipo, nonostante qualche sana e vecchia abitudine tende ancora a sopravvivere.

E’ risaputo che ogni condivisione legata al cibo porta in sè qualcosa di speciale, ma in questo caso il lavoro minuzioso perpetuato negli anni, nonché nelle ore del processo produttivo, fanno si che questo prodotto primordiale sia unico.

Il lavoro è lungo e preciso, oltre che amorevole, e richiede la pazienza che solo le massaie abruzzesi posseggono.

E’ una marmellata buonissima, senza aggiunta di zucchero perché è naturalmente dolce e viene utilizzata per molti dolcetti abruzzesi, magari con aggiunta di noci e mandorle nella farcitura di biscotti.

Si tratta di una confettura di altissima godibilità, e per questo molti la consumano pura lasciandosi inebriare dal sapore intatto dell’uva matura.

Ma spesso è anche utilizzata come base per la preparazione di tipici dolci della tradizione abruzzese, come i “calcionetti”, oppure, per accompagnare le “neole”, ossia delle cialde cotte in un ferro – da qui anche il nome “ferratelle”.

Vojtila Lara – Discovery Abruzzo Magazine