S.O.S boschi in Abruzzo lanciato dalla Federazione degli Agronomi e Forestali

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL COMUNICATO DELLA STAMPA FEDERAZIONE REGIONALE DOTTORI AGRONOMI E FORESTALI SUL SETTORE DELLA SELVICOLTURA

Il settore forestale in Abruzzo è completamente bloccato. La Federazione degli ordini provinciali dei dottori agronomi e dottori forestali d’Abruzzo torna a lanciare l’allarme sul grave stallo che interessa boschi, foreste, tecnici specializzati, aziende e dottori agronomi e forestali a causa di una totale mancanza di programmazione. Le conseguenze sono molteplici: da professionisti non ancora pagati, fino a bandi inapplicabili i cui finanziamenti rischiano di tornare indietro e opportunità economiche totalmente snobbate in quella che dovrebbe essere la “regione verde d’Europa”.

Il Presidente Mario Di Pardo
Il Presidente della Federazione Mario Di Pardo

PESCARA. L’immobilismo regionale sul settore forestale abruzzese è ormai conclamato. Se nelle scorse settimane la Federazione dei dottori agronomi e forestali d’Abruzzo aveva insistito sull’importanza di avviare una programmazione seria del settore, anche in considerazione del fatto che il 43% del territorio regionale è coperto da foreste, ad oggi si trova a constatare che nulla è stato ancora fatto. L’ente si associa al recente appello del presidente di Confagricoltura, Concezio Gasbarro e denuncia, ancora una volta, “’l’assenza di una politica forestale regionale e l’indifferenza totale verso i portatori d’interesse del settore”. Di qui la richiesta della Federazione di un incontro urgente con il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso e l’assessore regionale all’Agricoltura, Dino Pepe, per chiedere di rendere efficiente ed efficaci i servizi competenti che ruotano intorno al settore foreste, di riportarli tutti in una unica sede, Pescara, vicina ad uffici come il Demanio regionale, il Servizio Idrografico e lo stesso assessorato all’Agricoltura. Ancora, la Federazione reclama una modifica del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 con la rimodulazione della dotazione finanziaria ritenuta troppo bassa per sostenere la ripresa demografica e quella delle economie montane e di modificare i compensi dovuti ai tecnici professionisti a cui attualmente viene riconosciuta una percentuale che risulta essere tra le più basse in Europa. A tal riguardo si evidenzia che diversi tecnici e comuni abruzzesi non sono ancora stati pagati totalmente e la Federazione dei dottori agronomi e dei dottori forestali è stata costretta a presentare, lo scorso luglio, un esposto alla Corte dei conti per smuovere le istruttorie e i pagamenti.

Altra richiesta riguarda la costituzione di un tavolo permanente sulle foreste in cui vengano convocati tutti gli attori del settore: Federazione regionale degli agronomi e forestali, associazioni professionali agricole, sindaci montani dei territori montani interessati dalla presenza di boschi,

rappresentanti di ditte e consorzi e cooperative forestali, associazioni ambientaliste, parchi e riserve, comuni.

Uno degli aspetti più contingenti della programmazione del settore forestale riguarda infatti la selvicoltura, settore considerato dal regolamento UE numero 1305/2013, come parte integrante dello sviluppo rurale assieme allo sviluppo delle aree forestali e alla gestione sostenibile delle risorse boschive e delle aree montane. Eppure nel Psr 2007-2013 la pianificazione prevista è stata completamente disattesa a causa di bandi lunghi e inapplicabili. Stessa cosa sta per verificarsi con la programmazione attuale. La Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali insiste anche affinchè riparta il taglio sostenibile dei boschi. Secondo i dati rilevati dall’ex Inea (Istituto nazionale di economia agraria), oggi Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), in tutt’Abruzzo si è tagliato annualmente meno che nella sola Foresta umbra sul Gargano.

“Quello che vogliamo – chiarisce il presidente della Federazione, Mario Di Pardo – non deve far spaventare i cittadini, dal momento che il bosco cresce più di quello che sostenibilmente vorremmo prelevare. Anzi, bisognerebbe spaventarsi piuttosto dell’abbandono per gli incendi, il dissesto idrogeologico, il proliferare di fitopatologie e della legna comprata, sicuramente estera, e derivata, spesso, da tagli illegali nei paesi dell’Est. Non si può oggi pensare che la Regione sia bloccata a causa di bandi inapplicabili e sia costretta a rimandare indietro soldi facilmente spendibili e utili al Pil regionale. L’ora delle foreste è giunta e la politica adesso ne deve prendere coscienza”.

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