Pescara: convegno presso “La Chiave di Volta” sulla cura dell’ansia, dello stress e dei disturbi psicosomatici

La Psicologa Tracanna e l’osteopata Pranzitelli

(DAM) Pescara – Si é tenuto nel pomeriggio di martedì 13 novembre,presso il Bar Pizzeria “La Chiave di Volta”, la presentazione del metodo integrato osteopatia – psicoterapia R.P.S.E. (Riequilibrio Psico Somato Emozionale) per cercare di superare ansia, stress e disturbi psicosomatici.

L’evento é stato organizzato dalla dott. Elisa Tracanna, Psicologa e Psicoterapeuta, e dal dott. Antonio Pranzitelli, Osteopata, a cui abbiamo posto alcune domande.

– Cos’è il metodo integrato RPSE?
“Il Riequilibrio Psico-Somato-Emozionale” (RPSE) è un approccio integrato ed interdisciplinare sviluppatosi dalla collaborazione della dott.ssa Elisa Tracanna (Psicologa – Psicoterapeuta) e del dott. Antonio Pranzitelli (Fisioterapista – Osteopata), a partire dalle rispettive esperienze cliniche nel trattamento di pazienti con disturbo d’ansia generalizzato, distress, burn-out, disturbi psico-somatici ed attacchi di panico.
Tale approccio trae le proprie origini dal modello “bio-psico-sociale” in cui la malattia e la salute vengono concepite in chiave olistica e come risultante della complessa interazione fra la dimensione psichica, corporea ed ambientale dell’individuo, una visione coerente con la definizione di salute data nel 1948 dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS) quale ”stato di completo benessere fisico, mentale, sociale e non una semplice assenza di malattia o infermità”.
Purtroppo ancora oggi esistono approcci incastrati in uno sterile “modello biomedico”, di stampo cartesiano e meccanicista, in cui viene contemplata la separazione fenomenologica mente/corpo e la riduzione del corpo umano a “macchina ad ingranaggi.
Ma l’essere umano non è una “macchina biologica” separata in se stessa ed estranea all’ambiente circostante, ma un sistema complesso che dialoga ininterrottamente con l’ambiente ed in cui si instaurano rapporti di reciprocità fra la dimensione psichica, emotiva e corporea. Chi lavora con tale tipologia di pazienti infatti, ben sa che non è possibile intervenire efficacemente sui problemi che essi portano in studio se vengono separate queste tre dimensioni.
Alla luce di tale concezione diventa inevitabile inquadrare gli approcci alla salute ed alla malattia in una visione unitaria dell’individuo (olismo) ed in una stretta collaborazione fra più branche specialistiche della medicina e della stessa medicina con altre branche specialistiche di riferimento quali le scienze in ambito comportamentale, in ambito fisico, psicologico e sociale.
Il R.P.S.E. è un’applicazione pratica di questo sistema di pensiero”.

– Qual è ruolo dello psicologo in questo metodo…
“Questo metodo mira a trattare il problema nell’ottica dell’integrazione corpo-mente. Lo psicologo si occupa principalmente della parte mente.
Quando il corpo reagisce mettendo in atto stati difensivi atavici quali attacchi di panico, stati di allerta generalizzati che aumentano l’ansia e la rendono sempre presente nelle giornate o quando reagisce “ammalando” qualche sua parte fragile, con ogni probabilità la psiche ci sta mandando un messaggio. Qualcosa nel contesto attuale o nel passato sta impedendo lo sviluppo psichico dell’individuo. Il nostro corpo ci sta solo dicendo che abbiamo qualcosa da cambiare nella vita oppure qualcosa su cui riflettere ed integrare meglio del nostro passato.
Possiamo dire che Attacchi di Panico, Ansia, stress, disturbi psicosomatici, etc. sono amici della nostra salute e del raggiungimento dei nostri scopi come uomini. Sono un campanello d’allarme. Una spia rossa sulle nostre potenzialità come individui. Un amico che ti strattona cercando di dirti che la strada che stai percorrendo forse non è quella giusta per te. Questi sintomi, in qualità di amici, non vanno ignorati, anzi, vanno ascoltati, analizzati, seguiti.
Il ruolo dello psicologo è quello di aiutare la persona a dare voce alla propria difficoltà comprendendo assieme ad essa quali sono le dinamiche da correggere o approfondire. Lo psicologo non fa altro che aiutare la persona stessa ad accendere una piccola luce che l’aiuti a guardarsi dentro.
Generalmente questo è un processo lungo perché non siamo abituati ad interrogarci sinceramente. Nel nostro metodo invece, potendo contare sulla cura del corpo attraverso il trattamento osteopatico, il processo risulta molto più rapido. E’ un processo che è aiutato e favorito dal trattamento osteopatico”.

Qual è il ruolo dell’osteopata in questo metodo?

“Per far comprendere in maniera semplice ed essenziale come la Medicina Osteopatica, in collaborazione con la Psicologia, possa effettivamente intervenire sulle problematiche sopracitate, basta fare un richiamo al modello bio-psico-sociale ed alla concezione olistica dell’individuo.

Come accennato, siamo un tutt’uno ed è possibile assistere nel corpo umano a fenomeni molto particolari in cui problemi della sfera neuro-psico-emotiva si ripercuotono sulla funzionalità biologica dell’individuo e viceversa, problemi della sfera bio-fisiologica influenzano il background psichico, emotivo e comportamentale dell’individuo (tali fenomeni sono stati osservati, ad esempio, negli stati infettivi ed infiammatori sistemici).

Problematiche solitamente concepite come parte di una dimensione esclusivamente interiore (es. di stress, ansia, depressione, burn-out) sono accompagnati SEMPRE da risposte biologiche e neuro-ormonali e che alla lunga possono indurre uno stato di alterazione dei precisi equilibri biologici dell’organismo (omeostasi) e indurre il manifestarsi di più svariati stati patologici e complicare ulteriormente il quadro clinico originario.

Tutto questo suggerisce che per tornare ad un reale stato benessere psico-fisico è utile avere un corpo ben funzionante, resiliente ed al massimo della sua adattabilità ambientale (allostasi).

La Medicina Osteopatica, in questo, è un approccio d’elezione; è stato osservato infatti come l’osteopatia ed alcune terapie manuali possono influenzare positivamente sul sistema neurovegetativo e potenziare quei meccanismi allostatici corporei utili per la salute ed il corretto funzionamento dell’organismo (circolazione, pressione, rilascio neurotrasmettoriale, etc).

Inoltre è stato osservato un effetto ansiolitico, antidolorifico ed antistress nei pazienti che sono stati trattati osteopaticamente, questo grazie ad un’attivazione del sistema endo-cannabinoide ed al rilascio di endorfine (sostanze chimiche analgesiche e che possono indurre l’individuo ad uno stato di considerevole benessere).

In Osteopatia si ha la concezione che quando si ha fra le mani il corpo di un paziente, sia ha fra le mani un’estensione biologica dell’io della persona (“Sé corporeo”) e non sorprende come, in alcuni casi, utilizzando un “ingresso corporeo” si possa aiutare l’individuo a raggiungere stati di coscienza e consapevolezza differenti. Per quanto strano possa sembrare succede spesso così e questa non è magia, questa è scienza”.

– Quali gli eventuali benefici?

Mediante l’approccio combinato Osteopatia-Psicologia è possibile ottenere un efficace recupero delle risorse psico-fisiche dell’individuo e un conseguente incremento dello stato di salute del soggetto, vista non più secondo una concezione irrealistica ed irraggiungibile di “perfezione assoluta” o “assenza di malattia”, ma secondo una più concreta e funzionale capacità di adattamento all’ambiente in cui ogni giorno ci muoviamo, viviamo ed esistiamo.
Con il RPSE tentiamo di riportare la persona, nella sua unicità ed irrepetibilità, a contatto con il proprio io corporeo e psichico, affinchè il binomio mente-corpo possa trovare una sua funzionale reciprocità e riportare una capacità di adattamento perduta.
Questo corollario permette di ricollocare il soggetto, con la propria storia ed il proprio vissuto, in una dimensione di positiva e funzionale interazione con il proprio ambiente di riferimento, sia esso lavorativo, famigliare o sociale.
La parola, la relazione ed il “tocco” terapeutico diventano armi a disposizione per l’evoluzione e la liberazione dell’individuo, che ritrova in se stesso la perduta resilienza e la forza necessaria per riprendere in mano la propria vita.
Gli obbiettivi che ci prefissiamo con i pazienti sono i seguenti:

• Incrementare lo stato di salute psico-fisica del paziente

• Riportare la persona a contatto con il proprio io corporeo, emotivo e psichico

• Riportare una positiva e funzionale interazione con il proprio ambiente di
riferimento (lavorativo, famigliare o sociale)

• Far riacquistare al soggetto la perduta resilienza

• Migliorare nel breve-medio-lungo termine la propria qualità della vita e dove necessario il proprio rendimento lavorativo”.

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