Paola Di Giannantonio e la “Tavola Osca di Capracotta”

(DAM) Castel di Ieri (AQ) – Nel pomeriggio di sabato  29 aprile 2023 presso la Sala Consigliare di Castel di Ieri (edificio postale), si é svolta la presentazione di ben due libri che seguono la linea del tempo, dalla storia antica fino ai giorni nostri: “La Tavola Osca di Capracotta” di Paola Di Giannantonio e il mio “Tracce di Riti e Culti Ancestrali nell’Abruzzo Contemporaneo”.

Si é parlato dei riti e dei miti che hanno caratterizzato le principali fasi storiche del nostro territorio abruzzese che si sviluppa intorno alle pendici dell’Appennino, culla dei popoli italici e della primordiale Nazione Italiana. 
Sono tanti gli usi e costumi che tutt’oggi determinano le nostre festività e i simboli sacri ad esse legate, con una storia lontana, dal sapore antico seppur trasformato, come a Castel di Ieri, dove restano ancora tracce di ancestrali culti e riti con i Templi Italici e l’Eremo della Madonna di Pietrabona che possono essere inseriti nell’ambito di percorsi turistici – esperienziali. 

A tal proposito, ho intervistato durante l’evento Paola Di Giannantonio autrice del libro  “La Tavola Osca di Capracotta”, traduttrice e interprete della tavola osca, originaria di Goriano Sicoli (Aq) ma residente a Termoli (Cb) in Molise . Interessante è il legame con Castel di Ieri, dove fu ritrovata una tavola osca, ad oggi conservata al Museo Archeologico di Napoli e con la Tabula Rapinensis sulla legge dei Marrucini istituente la prostituzione sacra, una tavola osca in bronzo ritrovata nella Grotta del Colle di Rapino (Ch) della quale parla per la prima volta il Mommsen nel 1846 e che ora si trova a Mosca nel Museo Pushkin. 
Dalla traduzione della Tavola Osca di Capracotta e dalle sue affinità linguistiche e funzionali con quelle di Castel di Ieri e di Rapino, si evince l’origine di una lingua italica con radici comuni ben prima dell’inizio della storia nella Penisola Italica. 

 1) Cosa é la Tavola Osca di Capracotta?

“È una lamina in bronzo incisa su entrambe le facciate rinvenuta da un contadino nel 1848 mentre arava il campo del padrone in una contrada tra Capracotta e Agnone. Risale al III secolo a.C. e misura 28×16 cm. Attualmente si trova a Londra nel British Museum in una teca insieme ad altri oggetti appartenenti delle popolazioni italiche” ha commentato Paola Di Giannantonio. 

 2) In che lingua é scritta e che origini linguistiche ha?

“É scritta in lingua osca – ha spiegato l’autrice – ovvero nella lingua italica parlata dalle tribù sannite di Pentri e Frentani. La lingua è un ibridazione di greco arcaico e di latino arcaico come è evidente dalle radici delle parole incise. Si legge da destra verso sinistra. Il Lato A è formato da 25 righe e il lato B da 23 righe”. 

 3) Ci parli brevemente della Cerere dei primi popoli sedentari….

“Gli agricoltori – ha risposto l’autrice – del primo Neolitico agrario con la scoperta della coltivazione di cereali e legumi divennero sedentari grazie alla possibilità di fare le scorte. Per questa ragione considerarono sacri quei semi per cui la loro religiosità era tutta “terrestre” immanente. Chiamarono i semi keres radice accadica mediorientale ( ke+ r) che sarà la prima sillaba della parola cereale. Solo più tardi i Romani divinizzarono keres che divenne Ceres- Cereris la dea delle messi”.

 4) Cosa é un orto sacro? Che genere di sacrifici si praticavano? 

” I Sanniti del I° millennio a.C. – ci dice l’autrice – non conoscevano il tempio ma celebravano i rituali legati ai semi in  un pezzo di terra cinto da un muro chiamato “orto sacro” o “recinto sacro” in osco hurz  ( in lat. hortus). Il recinto sacro è precedente anche al tempio greco. .Omero lo chiama “temenos”. Dal testo della Tavola osca di Capracotta risulta che dentro il recinto sacro c’erano una serie di altari che celebravano le fasi della trasformazione del seme: dalla putrefazione del guscio allo spuntare del germoglio delle radici . Altri altari celebravano il frutto del seme ossia il pane il vino,  altri celebravano l’acqua piovana e l’acqua sorgiva, elementi indispensabili per la putrefazione del guscio in modo da innescare la nascita del germoglio e delle radici.
E proprio per propiziare la pioggia è l’unico sacrificio che si faceva nell’orto descritto sulla Tavola. Ad Ercole, antico pastore – guida mediorientale simbolico del principio generativo maschile era dedicato un altare. Questo Ercole dei Sanniti e dei Sabelli non aveva nulla a che fare con l’Ercole greco delle  12 fatiche. Comunque sia, nel mio libro, l’unico sacrificio descritto è quello di bruciare un animale” ha concluso Paola Di Giannantonio. 

Cristiano Vignali 

Paola Di Giannantonio autrice del libro La Tavola Osca di Capracotta presentato sabato 29 aprile 2023 a Castel di Ieri