MARIA HARDOUIN DI GALLESE, LA MOGLIE DI D’ANNUNZIO
Maria Hardouin di Gallese nacque a Roma nel 1864 e conobbe Gabriele D’Annunzio nel 1883. Era una donna appartenente alla nobiltà romana, viveva una vita agiata nel palazzo Altemps della città eterna e, come tutte le fanciulle nobili dell’epoca, ricevette un’istruzione adeguata e fu seguita da precettori. Amava studiare le lingue, inglese, tedesco e francese e le frequentazioni nel salotto di famiglia di letterati ed artisti la stimolavano in modo continuo. Quando la duchessina incontrò il poeta, quest’ultimo all’epoca era arrivato da poco nella capitale e già frequentava assiduamente i salotti romani, momento che Maria ricordò anche nelle sue memorie. Ciò che permise all’intraprendente Gabriele di instaurare un rapportom22palazzo Altemps e del salotto della duchessa Natalia, la mamma di Maria. Poiché suo padre non avrebbe mai acconsentito a quel matrimonio, per i 2 innamorati sembrò l’unica soluzione possibile la scelta di optare per una fuga d’amore, e la città prescelta come luogo di arrivo fu Firenze. Il loro nido d’amore per due giorni fu l’Hotel Elvetia e Bristol, ma furono raggiunti dal deputato Federico Colajanni e dal prefetto, il senatore Clemente Corte e Maria fu riaccompagnata a casa. Sull’accaduto parlò per lungo tempo tutta l’Italia e scrissero molto le testate nazionali. Il matrimonio, diventato inevitabile, fu celebrato sempre nel 1883 e l’anno successivo i due sposi ritornarono nella capitale. La donna era appagata dalle gioie della maternità e del matrimonio, seppure non mancavano i problemi. Infatti, oltre al fatto che la madre era stata cacciata di casa e a quello che il padre non voleva più vederla, il poeta, che non riusciva a mantenere il tenore di vita alto che sentiva necessario per la sua vita e la sua creatività, era assillato da problemi economici. E i grandi debiti che accumulava costrinsero Maria a bussare alla porta di suo padre, il duca Giulio. Venne cacciata in malo modo da un intendente a nome di quest’ultimo. Mentre il suo Gabriele dissipava i pochi soldi che riusciva a guadagnare la duchessina si rese conto ben presto che egli iniziava a nutrire interesse per altre dame nobili e la passione dei primi anni del matrimonio lasciava sempre più spazio, oltre a giornate vuote, ad assenze e silenzi del marito, che si innamorò ben presto di Elvira Fraternali Leoni, detta Barbarella, che fu la sua musa ispiratrice almeno per un lustro. Seppure folle di passione per Barbarella, Gabriele continuava ad amare a modo suo anche Maria. La nascita del terzogenito non ravvivò però la sua passione e il suo amore per la moglie, anzi. Essendo stanco della routine familiare decise di trascorrere periodi lunghi lontano dalla famiglia, lasciandoli spesso nell’indigenza più totale. Inoltre, anche nella sua produzione letteraria menzionava altre muse ispiratrici e non più Maria. Ormai le vite dei coniugi D’Annunzio erano due vite separate a tutti gli effetti, e un richiamo alla vita familiare non era rappresentato neanche dai figli. Nel 1890 Maria incontrò il padre a Roma, e pensando di poter scalfire la corazza dura del duca gli mandò incontro uno dei suoi figli. La figlia venne raggelata dal duca che, scansando il piccolo, le disse: “Che volete? Chi siete? Io non vi conosco”. La sofferenza provata da Maria la spinse al suicidio. Salvatasi da questo gesto, decise di separarsi dal marito in maniera definitiva. Ormai tra i due coniugi c’era totale incomunicabilità, lui continuava ad avere al suo fianco e a frequentare altre compagne e dunque si rese necessaria la formalizzazione di un accordo di separazione. Alcuni mesi dopo il tentativo di suicidio di Maria, D’Annunzio iniziò la stesura del capolavoro “L’Innocente”. Non c’è dubbio che il personaggio Tullio Hermil ricalchi le vicende amorose dell’autore e la protagonista del romanzo abbia tanti tratti in comune con la moglie. Il gesto insano di Maria Hardouin di Gallese ebbe l’effetto di fare un’impressione favorevole al duca Giulio che decise di riavvicinarsi alla figlia, permettendole di andarlo a trovare. Dell’eredità paterna la donna ebbe poco: alcuni valori azionari, una vigna a Zagarolo e 2 a Colonna ed un lascito. Dopo essersi lei e Gabriele separati, i loro rapporti furono sempre di stima reciproca ed affetto. Per lui, Maria sarà, nonostante tutto, sua consolatrice, confidente ed amica, un sentimento sincero che finirà solo con la morte del Vate, avvenuta nel 1938 al Vittoriale, la sua ultima dimora dove Maria andava a trovarlo. E il poeta scelse, per la dimora destinata ad ospitarla durante i suoi soggiorni là, il nome “Mirabella” ossia “Maria bella”. Il luogo del complesso dove soggiornava questa donna era dunque villa Mirabella, non molto distante dalla Priora dove risiedeva il marito insieme alla sua piccola corte di fedeli (tra i quali Luisa Baccara, la sua ultima compagna). Alla moglie si deve la scelta, su commissione del Vate stesso che conosceva bene il gusto raffinato della “sua” Maria, di tanti degli arredi e suppellettili di pregio che possono essere ammirati al Vittoriale ancora oggi. Alla duchessa non mancò, nella sua vita, nessun dolore: infatti, successivamente agli anni di povertà, al matrimonio infelice e all’indifferenza del padre, perse la madre nel 1925 e vennero a mancare anche 2 dei suoi 3 figli prima di lei. Si avviava al termine anche la vita di Maria Hardouin di Gallese, principessa di Montenevoso, che fu una vita lunga e travagliata ma vissuta in maniera intensa al fianco di uno degli uomini più celebri del XX secolo. Gabriele D’Annunzio la amò, anche se a modo suo e per lui fu la musa ispiratrice del periodo della giovinezza e una figura discreta, ma sempre importante, dei suoi ultimi anni. La donna si spense nel 1954.
Veronica Tieri