Luisa Baccara, la pianista signora del Vittoriale

(DAM) Gardone Riviera (BS) – Inizieremo una collana di servizi sui singoli personaggi del Vittoriale degli Italiani, dopo che la nostra collaboratrice Veronica Tieri già ne ha parlato nel loro complesso.

LUISA BACCARA, LA PIANISTA CHE STREGÒ GABRIELE D’ANNUNZIO

Una delle muse di Gabriele D’Annunzio, nonché una delle sue amanti più discrete e fedeli fu la pianista Luisa Baccara, che per tanti anni fu anche conosciuta come “la Signora del Vittoriale”, l’ultima dimora del Vate. Sotto uno strato di sottomissione apparente, questa donna nascose una forza imprevedibile che gli consentì di resistere ostinatamente ad un’ondata di rivalità e gelosia che le venne attirata addosso dalla sua presenza assidua al Vittoriale (che all’epoca era Villa Cargnacco, a Gardone); e di portare con sé nella tomba, sopravvivendo a D’Annunzio per 47 anni, il segreto del “Volo dell’Arcangelo”, la caduta da una finestra del poeta stesso provocata forse da lei o dalla sorella Jolanda. Luisa nacque a Venezia nel 1892 e alla vigilia degli anni Venti fu la rivelazione del Conservatorio Benedetto Marcello: su di lei i quotidiani parlavano come di una pianista eccezionale, destinata ad una carriera brillante. Quando conobbe Gabriele lui era già l’eroe del Volo su Vienna e di Buccari e si preparava a conquistare Fiume. Lì successivamente lo seguì allo scopo di realizzarvi una serie di concerti. Il poeta l’aveva ascoltata suonare nel 1919 a casa di un’amica comune, e fino al momento della sua morte, nel 1938, le scrisse 1780 lettere, la prima delle quali era d’invito alla Casetta Rossa lungo il Canal Grande. La chiamò sempre “Smikrà”, che in lingua greca significa “piccola”, ricevendo in cambio il suo soprannome antico di Ariel. Luisa Baccara sfuggì a qualunque etichettatura: fu allo stesso tempo aggressiva e dolce, fredda all’apparenza al punto da risultare antipatica e possessiva ma capace di sopportare qualunque libertà il Vate ritenesse di prendersi (furono tante), anche sotto lo stesso tetto del Vittoriale. Era dotata non solo di una passione ma anche di una forza che traspare dalle lettere del poeta e che si sostanzia da un lato nella vicenda del cosiddetto “Volo dell’Arcangelo” e dall’altro in un tentativo di rapimento, programmato da alcuni fedelissimi del Vate nel 1920, per allontanarla da D’Annunzio (che era ritenuto troppo “distratto” dalle attenzioni che le riservava). La vicenda del “Volo dell’Arcangelo” fu questa: domenica 13 agosto 1922 (peraltro anche a 2 giorni dal previsto incontro storico di “avvicinamento” di D’Annunzio a Mussolini) il Vate cadde dal balcone di una sala del Vittoriale e rimase tra la vita e la morte per tanti giorni. Secondo la versione ufficiale si trattò di una caduta accidentale dovuta a un capogiro mentre il poeta cercava un po’ di fresco nella serata afosa; ma non ci fu assenza di illazioni come: fatto doloso, tentativo di suicidio e addirittura che tutto fosse stato un’invenzione e che quindi la caduta non fosse mai accaduta. Sicuramente D’Annunzio, appoggiato alla finestra, stava ascoltando la musica che Luisa suonava per lui e aveva accanto Jolanda, la sorella della pianista. La caduta, che fu comunque accidentale, venne causata in maniera probabile da una spinta datagli da una delle Baccara: dalla stessa Luisa, intervenuta per proteggere la sorella o da Jolanda, forse per opporsi ad un approccio indesiderato. Otto giorni più tardi, il Vate, che era ancora in stato di semi – incoscienza, fornì un indizio significativo di quanto era accaduto davanti a quella finestra mormorando la frase: “E Joio? Jolanda si sarà spaventata e sarà scappata a Venezia”. Ma, tra i presenti di quella sera, tutti tacquero. E la “Signora del Vittoriale”, che pure rese pubblico il suo carteggio col poeta tramite una donazione, lo “epurò” delle lettere che avrebbero potuto fornire una ricostruzione dei fatti più fedele e protesse tale sua vicenda d’amore unica e strana fino alla fine. Resistette ad ogni tentazione giornalistica per decenni, mantenne il riserbo più assoluto su quei fatti anche quando fu intervistata in televisione a 92 anni, nel 1984 e morì, l’anno seguente, portando con sé il segreto di quella notte per sempre.

Veronica Tieri

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