Le Streghe di d’Annunzio

(DAM) Pescara – Gabriele d’Annunzio ha una parte del suo personaggio poco conosciuta al grande pubblico, inerente il suo carattere esoterico: vedi anche “C.Vignali, L’Esoterismo Occulto di Gabriele d’Annunzio, Agenzia Stampa Italia, 5 luglio 2024”. Le streghe di d’Annunzio é, a tal proposito, l’argomento di questo breve speciale di approfondimento a cura del sociologo David Ferrante che il 17 luglio 2024 é stato uno dei premiati a Chieti del Primo Premio Internazionale “Gabriele d’Annunzio Vate d’Italia”.

Aligi: Per voi, per me, la croce mi faccio

in mezzo al viso dove non passi

Il falso nemico né morto né vivo,

né fuoco né fiamma,

né veleno né fattura

Nelle opere dannunziane ci sono frequenti riferimenti alle superstizioni del popolo abruzzese come nella tragedia pastorale La figlia di Iorio (1903) in cui Gabriele d’Annunzio descrive l’antica usanza delle ragazze di svegliarsi all’alba per guardare il sole cercando di scorgere al suo interno l’infuocato e sanguinante capo reciso del Battista: la prima che avrebbe avuto tale fortuna si sarebbe maritata entro l’anno.  

Dice Ornella:

“E domani è San Giovanni, fratel caro; è San Giovanni. Su la Plaia me ne vo’ gire, per vedere il capo mozzo dentro il sole, all’apparire, per veder nel piatto d’oro tutto il sangue ribollire”.

Già nei passaggi iniziali del primo atto, il Vate ci presenta ritualistiche legate al solstizio d’estate e al culto del sole praticate nel giorno del Precursore, il 24 giugno. La testa del santo che sorge dalle acque del mare e un tripudio di erbe, fiori e spighe di grano con la loro valenza magica e propiziatoria.  

Ne La figlia di Iorio appare anche un’altra figura importante delle superstizioni e tanto cara al popolo abruzzese: la strega.  

Mila di Codra, figlia del mago Iorio, si autoaccusa, confermando le dicerie sul suo conto, di essere una fattucchiera, ma lo fa per addossarsi il delitto compiuto dal suo amato Aligi che aveva ucciso il proprio padre Lazzaro per proteggerla e salvarla dalle violenze di quest’ultimo.

Era il giorno di San Giovanni quando Mila e Aligi si conobbero. Lei, inseguita da un gruppo di mietitori ubriachi che volevano molestarla, entrò in casa di Lazzaro di Roio dove ci si apprestava a celebrare il matrimonio di Aligi con Vianda di Giave. Il matrimonio fu annullato e Aligi e Mila andarono a vivere nella Grotta del Cavallone fino al giorno in cui lei fu arsa viva.

La turba, in una miserabile concitazione, urlava:  

Christe eleison. Kyrie eleison. Miserere, Deus, miserere.

Vedete, vedete che viso!

Questo in terra si vede, Gesù!

O Passione di Cristo!

E chi è che grida? perché?

Silenzio! Silenzio! Chi chiama?

La figlia di Iorio! La figlia di Iorio!! Mila di Codra

Buono Iddio, miracolo fai!

È la figlia di Iorio, che viene.

Risuscitata l’hai, buono Iddio?

Largo! Largo! Lasciate passare!

Maledetta cagna, sei viva?

Ah strega d’inferno, sei tu?

Magalda! Bagascia! Carogna!

Fate luogo! Lasciatela! Passa, passa, femmina. Su, fate luogo!

Lasciatela, al nome di Dio!

Christe eleison. Kyrie eleison.

Alle fiamme alle fiamme la figlia di Iorio! La figlia di Iorio e l’Angelo apostàtico al fuoco!

Alla catasta! All’inferno!”

Il popolo abruzzese, che già nell’antichità fu ritenuto popolo di fattucchieri, ha sempre avuto un forte legame con maghe e maghi, figure che si ritrovano anche negli scritti dannunziani in cui aleggiano streghe che, invisibili nella notte, succhiano il sangue ai bambini fino a portarli alla morte e magoni e magare che possono far guarire da malattie e fare legamenti.

Le “superstizioni della mia gente sabella”, scrive nel Libro segreto richiamando l’attitudine stregonesca del popolo abruzzese, così caratterizzato in questi aspetti anche in altre tribù italiche presenti nel territorio, soprattutto i Marsi temuti per le loro nenie. Molto interessante è anche un altro passo dell’ultimo libro di Gabriele d’Annunzio, edito tre anni prima del suo decesso, Cento e cento e cento e cento pagine del Libro segreto di Gabriele d’Annunzio tentato di morire (1935), che esprime appieno la stregheria del popolo abruzzese presente anche nella vita dello scrittore oltre che nella sua produzione letteraria.

“Nel nascere io fui come imbavagliato dalla morte; sicché non diedi grido, né pur avrei potuto trarre il primo respiro a vivere se mani esperte e pronte non avesser rotto i nodi e lacera quella sorta di tonica spegnitrice. Dipoi ne’ primi anni dell’infanzia portai al collo chiusa entro un breve quella ligatura insolita che l’antichissima superstizione della mia gente reputava propizia”.

D’Annunzio ci dice di essere nato “con la camicia”, cioè avvolto nel sacco amniotico ancora integro. Anche se ne parla come una “tonica spegnitrice”, “come imbavagliato dalla morte”, la sua vita ricca di trionfi, nonostante gli eccessi e le sregolatezze di ogni tipo che avrebbero potuto portarlo al fallimento in ogni momento e in ogni ambito, conferma il detto che chi nasce con la camicia è un fortunato.  

L’Immaginifico scrive anche di aver portato parte di questo tessuto partorito insieme a lui, appeso al collo per anni, all’interno di un breve. Lu breve è un amuleto composto da un sacchetto di stoffa all’interno del quale ogni strega o stregone abruzzese inseriva materiali che avrebbero protetto chi lo indossava: chicchi di grano e granelli di sale, foglie di olivo e altre erbe, pezzi di tonache di prevosti o di statue di santi, scongiuri, ecc. ecc. …e un pezzo di placenta nei brevi dei neonati e di “camicia” in quelli dei bimbi più fortunati. Ogni fattucchiera aveva la sua composizione segreta.  

Tutti dovevano portare con sé o tenere sotto il letto un breve, soprattutto i bambini per essere protetti dal male e, principalmente, dalle streghe che di notte potevano assorbirne la linfa vitale fino a farli morire.

Lu breve, “ligatura insolita che l’antichissima superstizione della mia gente reputava propizia”.  

David Ferrante

Informazioni sull’autore di Le Streghe di d’Annunzio:

David Ferrante è sociologo e scrittore, appassionato studioso e divulgatore della cultura popolare. Ha all’attivo diverse pubblicazioni d’impronta sociologica tra le quali tre monografie e vari saggi all’interno di collettanee edite dalla Franco Angeli, dall’Università d’Annunzio di Chieti, ecc.

Tra i suoi lavori dedicati agli aspetti occulti e leggendari della cultura popolare, oltre a diversi racconti, il saggio Tradizioni, riti e sortilegi del 24 giugno. San Giovanni Battista nella cultura popolare abruzzese. Ideatore e curatore delle antologie L’Ammidia. Storie di Streghe d’Abruzzo, Fate, Pandafeche e Mazzamurelli. Storie di miti, superstizioni e leggende d’Abruzzo; Magare. Storie di Streghe d’Abruzzo 2 e Anime Sperse. Storie di fantasmi d’Abruzzo e Molise.  

Nel 2024 esce la seconda edizione della silloge personale Il dolore della luce. Racconti di streghe, fantasmi e d’amore (2022) in cui realtà e leggende, amore e crudeltà cercano un punto d’incontro e di fusione.  

Ulteriori informazioni su: www.AbruzzoMagico.it