Lama dei Peligni – Il paese dei camosci

(DAM) Lama dei Peligni (CH) – Nota come “Il paese dei camosci”, Lama dei Peligni fa parte del Parco Nazionale della Maiella e rappresenta un gioiello naturalistico per la provincia di Chieti.

Posto tra il fiume Aventino e il fianco meridionale della Maiella, il paese di Lama dei Peligni è abitato fin dalla preistoria e, nonostante conti poco più di mille abitanti, è tra i più conosciuti della zona, sia a livello naturalistico che culturale.
A contribuire alla fama del borgo sicuramente il poeta Gabriele d’Annunzio: proprio a Lama dei Peligni e nella vicina Grotta del Cavallone – altro fiore all’occhiello del paese – il vate d’Abruzzo ha infatti ambientato la sua tragedia pastorale La figlia di Iorio, che ha riscosso un ampio successo in ogni dove.

Il toponimo così particolare di Lama dei Peligni ne testimonia anche l’antica origine. Risale infatti all’epoca pre-latina: “lama” può essere tradotto approssimativamente come “terreno in cui l’acqua ristagna”, mentre “dei Peligni” fa riferimento diretto alla popolazione italica che abitava i territori che si estendevano fino al fiume Aventino. Secondo altri, il toponimo “lama” potrebbe fare riferimento anche alla forma della montagna, aguzza in alto proprio come la lama di un coltello.

L’antica frequentazione dell’area di Lama dei Peligni ci viene testimoniata anche dalle numerose pitture rupestri rinvenute nelle grotte della zona, così come dai resti di un villaggio neolitico. Fondamentale è stato anche il rinvenimento del cosiddetto “Uomo della Maiella”: resti umani di una sepoltura preistorica risalente a circa il 7000-5000 a.C.
In epoca romana il dominio dell’area passa ai Carecini mentre in epoca medievale la geografia dei luoghi favorisce la presenza di eremi frequentati da asceti, come Beato Roberto da Salle, che era stato discepolo di Celestino V.

A livello naturalistico Lama dei Peligni ha molto da offrire, in particolare grazie alla presenza di grotte importanti. La più famosa è la Grotta del Cavallone, che si estende per oltre 2 km di ipogeo variegato e affascinante.
Interessante è anche la Grotta Sant’Angelo, sospesa a picco a 985 metri di altezza. La prima notizia certa della grotta risale al 1447 e anche l’intitolazione all’arcangelo Gabriele fa supporre una prima frequentazione altomedievale. I resti di un altare bizantino di VIII sec. dimostrano la presenza di un culto all’interno della grotta risalente a quell’epoca. Non è completamente da escludere, ad ogni modo, una frequentazione cultuale più antica, sulla quale si sia poi innestata quella cristiana. In epoca medievale era stato eretto nella grotta anche un eremo, poi completamente distrutto nel 1656 nel tentativo di ritrovare un fantomatico tesoro nascosto, della cui presenza gli abitanti dei luoghi si erano convinti a seguito del ritrovamento di uno stivale colmo di monete d’oro.

Lama dei Peligni, tuttavia, è conosciuto come il paese dei camosci: la presenza del camoscio appenninico nella zona è infatti ampiamente diffusa che ha portato alla costituzione di un’area florofaunistica particolarmente interessante e del Centro Visita Maurizio Locati.

Tra le numerose chiese del paese vale la pena ricordare la Chiesa parrocchiale di Gesù Bambino o dei Santi Nicola e Clemente. Posta nella piazza principale, di fronte il municipio è stata ufficialmente intitolata a Gesù Bambino per decreto dell’Arcivescovo Bruno Forte nel 2015. L’intitolazione conferma la devozione alla figura di Gesù Bambino, rappresentato all’interno della chiesa da una statua in cera avvolta in fasce di broccato che, secondo la tradizione popolare, sarebbe arrivata direttamente da Gerusalemme nel 1760 per opera del frate originario del borgo Pietro Silvestri.
Negli anni alla statua sono stati attribuiti numerosi miracoli, come quello della liberazione dall’epidemia di colera. A partire dal 1993, ogni due anni, nel mese di agosto viene messa in scena la rievocazione dell’arrivo in paese del Santo Bambino.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine