(DAM) Montenerodomo (CH) – Scopriamo l’interessante parco archeologico di Iuvanum, nell’area di Montenerodomo, preziosissima testimonianza dell’epoca più antica della regione Abruzzo.
Un esteso sito archeologico romano nella campagna abruzzese: si tratta di Iuvanum, che sorge nel territorio di Montenerodomo, nella punta meridionale della provincia di Chieti.
Aperto al pubblico e gestito dal Comune di Montenerodomo, il sito ci offre una testimonianza visiva di inestimabile valore per ricostruire la vita in Abruzzo all’epoca del dominio romano. L’area conserva ancora resti di un foro, un tempio, una basilica e di un insediamento che, con tutta probabilità e come ci ricorda il toponimo stesso, era in origine abitato da giovani.
Da quanto è possibile ricostruire in situ, Iuvanum era abitata fin dall’età del bronzo ma è nel IV secolo a.C. che assume la forma di cittadina fortificata per iniziativa dei Carecini meridionali, una popolazione italica di ceppo sannitico. La scelta del luogo è dovuta alla sua posizione strategicamente vantaggiosa in collina e nei pressi di una sorgente, vicino alla quale verrà edificato un santuario.
Dopo le guerre sannitiche anche Iuvanum, come gran parte della penisola centrale, entra nell’area d’influenza di Roma: in quanto municipio romano, la cittadina perde l’assetto estremamente semplice dell’oppidum fortificato per assumere un’organizzazione urbanistica più complessa, arricchendosi dei tipici edifici romani.
Vengono edificati il foro, le strade e diversi monumenti, comprese strutture monumentali come fontane e anche un teatro.
Possiamo ricostruire che la città di Iuvanum rimane attiva fino a circa il IV secolo d.C.: un devastante terremoto del 346 d.C. provoca un primo spopolamento, che si accentuerà con la caduta dell’Impero Romano.
La riscoperta moderna di Iuvanum è avvenuta a partire dagli anni Quaranta del XX secolo, con la maggior parte degli scavi attivi nel periodo degli anni Ottanta e ancora in tempi attuali.
L’esplorazione archeologica della cittadina ci permette di rinvenire reperti appartenenti all’epoca sannita, come le mura, e soprattutto della fase di municipalizzazione romana.
Quella che anticamente era l’acropoli ci permette di individuare un complesso templare, composto da due templi adiacenti. L’area sacra risale all’epoca dei Carecini ma successivamente è stata dedicata a divinità romane, come dimostrano le iscrizioni che riportano i nomi di Eracle, Diana, Vittoria e Minerva.
Dei due, il tempio maggiore risulta il più antico, risalente al II secolo a.C. Era posto su un alto podio accessibile da una scalinata centrale e aveva una facciata con quattro colonne doriche. Oggi possiamo individuarne tutto il perimetro e parte del podio.
Il tempio minore, molto meno conservato, è databile in un’epoca di poco posteriore ma comunque appartenente al II secolo a.C.: oggi ci resta solo il podio.
Alle pendici dell’area sacra troviamo il teatro, di cui conserviamo la scena e parte della cavea.
Di grande interesse il centro cittadino di Iuvanum: del foro ci restano, in buono stato di conservazione, parte della pavimentazione e le basi delle statue poste nella piazza. Due di queste basi conservano tuttora le epigrafie onorarie, che ci permettono di stabilire con sicurezza cosa rappresentassero le statue: Minerva e Cornelia Salonina, moglie dell’imperatore di III secolo d.C. Gallieno.
Il foto conteneva anche una basilica, destinata alle attività amministrative, di cui possiamo vedere oggi la pianta absidale e diversi ambienti chiusi tuttora riconoscibili.
Le strade che sono arrivate fino a noi ci permettono di individuare i percorsi interni al centro abitato: troviamo in buono stato di conservazione la via del foro, la via orientale, la via del teatro.
Al sito archeologico di Iuvanum è collegato un museo, che conserva le tracce delle antiche civiltà che hanno abitato l’area. Tra gli altri, si distinguono un intero corredo funebre di guerriero sannita di IV secolo a.C., una bardatura di cavallo in argento di epoca imperiale, l’erma marmorea di Bacco e alcuni oggetti di uso quotidiano come monete, chiavi, dadi da gioco, monili e vasellame.
Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine