Intervista al Musicista e Paroliere Beppe Dati

Beppe Dati
Beppe Dati

Giuseppe Dati, meglio noto al grande pubblico come Beppe Dati, è un autore e compositore che ha firmato brani indimenticabili quali “Cosa resterà degli anni ’80” di Raf, “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini e tanti altri successi di Laura Pausini, Paolo Vallesi, Marco Masini, Francesco Guccini.

Un poliedrico artista che si racconta ai microfoni di Discovery Abruzzo Magazine, dagli inizi della sua carriera ai giorni nostri.

Com’è nata la sua passione per la musica?

«Sono nato cantando…cantare per me è un po’ come respirare. Sin da piccolo, non avendo la televisione in casa, ascoltavo molto la radio. Mi piaceva ascoltare musica, canticchiavo sempre per strada, sicché si può dire che la musica è innata in me, ce l’ho nel sangue».

Com’è diventato musicista e paroliere?

«Dopo aver ascoltato musica di tutti i generi, cominciai a scrivere canzoni e di lì a poco non ci volle molto per diventare una sorta di cantautore autodidatta un po’ acerbo…così come non ci volle molto, più in là, per diventare un cantautore un po’ più affermato. Nel 1982 uscì il mio primo disco, un 33 giri dal titolo Beppe Dati prodotto dalla RCA Italiana, che però arrivò in un momento in cui era quasi finito il periodo dei cantautori e non riuscii a impormi o forse non ero nemmeno pronto. Dopo quel disco trascorsi un periodo buio, che durò un po’ di tempo. Con grande tenacia, però, risalii la china e non mi arresi, ripresi a studiare musica da autodidatta. Un giorno conobbi Marco Masini che in quel periodo era un perfetto sconosciuto e suonava in un pianobar. Gli chiesi di collaborare e iniziammo a buttar giù i primi brani del primo disco di Masini come “Caro Babbo”, “Dal buio”, “Le ragazze serie”. Questo, però, non fece di me un autore ma un semplice cantautore che scriveva per un altro. Poi, quando Marco portò la cassetta a Giancarlo Bigazzi, lui mi chiamò e mi disse: “Ma dove sei stato tutto questo tempo? Ci hai fatto commuovere tutti!”. A quel punto cominciai a collaborare con Giancarlo e il primo lavoro insieme fu il primo album di Raf “Cosa resterà degli anni ‘80”. Da quel momento cominciò la mia storia come autore. Con Bigazzi e Masini andammo a Sanremo con il brano “Disperato” e da lì iniziò la carriera di Marco. Con Raf feci il disco successivo e poi lavorai con Vallesi e da lì inziò la mia storia. Poi scrissi “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini, scrissi molte canzoni per Laura Pausini tra cui l’ultimo brano “Celeste”, scrissi per Guccini e tanti altri ancora».

Lei ha scritto testi per Masini, Vallesi, Pausini e tanti altri. Qual è la canzone da lei scritta a cui si sente più legato?

«È difficile dirlo, perché ce ne sono troppe. Diciamo che sono legato a “Cosa resterà degli anni ’80” di Raf, diversi brani di Masini come “Caro Babbo”, “T’innamorerai”, “Vaffanculo”, “L’Uomo Volante” che ha vinto Sanremo, “La Forza della Vita” di Paolo Vallesi, Mia Martini, “Gli uomini non cambiano”. Oppure “Mi dispiace” di Laura Pausini e tante altre. Sono troppe per dirne una».

Quali consigli darebbe a un giovane che vuole farsi strada come autore?

«Gli direi “Vieni da Beppe Dati perché lui ti darà i consigli giusti”. Spesso faccio degli incontri con giovani autori che vogliono diventare tali e generalmente o li scoraggio oppure se vedo che vale la pena ce la metto tutta per far sì che imparino, così come faccio con i cantanti. È importante guidare il cantante specialmente nei primi periodi, per far migliorare la voce finché non sarà in grado di cavarsela da solo. Un lavoro che faccio sempre con i miei allievi è quello di studiare i testi. È importante cantare ogni pezzo con il cuore, bisogna farlo con sentimento, con profonda convinzione».

Anna Di Donato

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