Il Piccolo Teatro dello Scalo – Intervista a Giancamillo Marrone

(DAM) Chieti – Nel panorama culturale della città di Chieti spicca il Piccolo Teatro dello Scalo, gioiello di recitazione e cultura portato avanti da Giancamillo Marrone.

A Chieti, negli anni, il Piccolo Teatro dello Scalo è diventato una vera e propria istituzione. Merito della passione e della visione di Giancamillo Marrone, che ne tira le redini e lo ha accompagnato fin dai primi passi.
Lo abbiamo incontrato, alla vigilia della messa in scena de Il tavolo dei giurati, per ricordare gli inizi e guardare al futuro del Piccolo Teatro e delle sue attività.

Può raccontarci qualcosa sulla storia del Piccolo Teatro dello Scalo? Come è nata questa avventura e come si è evoluta nel tempo?

Il Piccolo Teatro dello Scalo, come spazio, nasce intorno al 2008 perché prima facevamo teatro all’aperto in un’altra sede, dove avevamo un bel giardino che ci permetteva le attività all’aperto. Lo spazio in cui ci troviamo ora, invece, nasce nel dicembre 2008 grazie alla disponibilità dell’imprenditore Nicola Sebastiani che ci ha donato i locali per realizzare quello che è adesso Il Piccolo Teatro dello Scalo. L’Associazione Il Canovaccio, invece, l’abbiamo fondata nel 1985 io, Stefano Di Salvatore e altri appassionati di teatro. Di quel gruppo iniziale, ci siamo ancora io e Stefano Di Salvatore e per me è diventato, ormai, un lavoro a tempo pieno.

Il percorso ha poi avuto una svolta professionalizzante perché nel 1987/1988 il Teatro Marrucino e la Regione Abruzzo, tramite un fondo europeo e con partner il CIAPI, organizzò un corso accademico di formazione professionale che durava tre anni. Noi partecipammo e lì abbiamo avuto la possibilità di formarci, attraverso un percorso bellissimo ma molto impegnativo: quello che ne scaturì fu il primissimo spettacolo in prosa prodotto dal Marrucino, andato in scena nel 1989.

Da lì è nato il nostro approfondimento artistico e professionale che, per quanto riguarda me, si è poi canalizzato molto nella formazione, nell’organizzazione e gestione dei laboratori. Una volta qui a Chieti c’era a piazza San Pio X il Centro Servizi Culturali della Regione Abruzzo, che aveva il compito di fare promozione culturale con un budget di riferimento. Venivano contattati per degli spettacoli e loro li proponevano. Questo dava la possibilità di crescere in modo professionale: ricordo che feci dei laboratori per gli anziani e per le scuole tramite loro. Ho fatto moltissimi laboratori e poi, nel 1997, un collega mi propose di fare laboratori teatrali nel suo circolo in cui si occupava di yoga. Da quel momento, non ho mai smesso di fare laboratori.
Dal 2008, infine, quella teatrale è diventata la mia attività principale.

Quindi, potremmo dire, l’attività formativa e la produzione di spettacoli viaggiano in parallelo?

La produzione di spettacoli, finora, è stata realizzata con persone che non recitano di professione. Ora vorremmo partire con un progetto che non sveliamo per ora ma comporterà un gruppo di lavoro professionale, per dare l’opportunità ai giovani di iniziare a vivere del teatro.

In questi anni di lavoro che tipo di risposta avete avuto dal pubblico della città di Chieti?

Abbiamo un pubblico numeroso e fidelizzato, che ci ha seguito anche dopo la pandemia ma non tantissimo dalla città di Chieti. Mi ha sempre stupito ricevere telefonate da Pescara per chiedermi cosa c’è in programma al Piccolo Teatro dello Scalo nel weekend. Ci inorgoglisce, ovviamente, riuscire a spostare pubblico da Pescara, da Roseto, da Francavilla. La città di Chieti dovrebbe considerare la ricchezza dello Scalo da questo punto di vista e rendersi conto che è fondamentale per agganciare i flussi di persone e portarli poi anche in centro. Ma è dallo Scalo che si deve partire. Noi siamo a Chieti, ci presentiamo fuori regione come teatro della città di Chieti perché la città è una, lo Scalo è uno dei suoi quartieri. Ma non tutti, in città, hanno superato questo aspetto di separazione tra il Colle e lo Scalo.

È stato annunciato da poco il progetto del nuovo Teatro, di cui lei sei fatto promotore fin dalle prime fasi. Quali tempi possiamo aspettarci per la realizzazione?

Adesso la palla è passata al Comune: noi abbiamo depositato e protocollato al Comune da ormai due mesi il progetto, che abbiamo donato all’Amministrazione. Ora l’Amministrazione deve nominare un tecnico per fare un altro progetto di fattibilità sulla base di quello che noi abbiamo proposto e poi intercettare i fondi del PNRR per poterlo realizzare. Noi, dal canto nostro, continuiamo a pungolarli, non mollo facilmente la presa!
Anzi, se il Comune non dovesse far partire nulla, torneremo alla carica con un progetto di crowdfunding, che gestiremo direttamente noi con un comitato di garanzia per la raccolta fondi, per riuscire a realizzare uno spazio che secondo me è non solo necessario ma anche strategico per la vallata.
Se non parte Chieti, partirà o San Giovanni Teatino o Manoppello o un’altra città della zona e noi, ancora una volta, ci ritroveremo in coda.

Possiamo quindi aspettarci che il progetto venga portato avanti in ogni caso?

Noi spingeremo perché si realizzi il prima possibile.

Ci avviciniamo alla stagione estiva: può anticiparci qualcosa sugli eventi in cui sarete impegnati?

Andremo in scena entro la fine di giugno o i primi di luglio con i lavori dei laboratori, che sono già in via di allestimento. Uno sarà un adattamento dal giallo di Agatha Christie “Assassino sull’Orient Express” , l’altro gruppo lavora invece su Campanile, sicuramente con due atti unici e forse anche con un terzo.
Il 1 giugno il laboratorio dei ragazzi porterà in scena un adattamento di un testo di Rodari, “C’era due volte il Barone Lamberto” e poi il gruppo dei ragazzi delle scuole superiori sta lavorando su un testo particolarissimo che ci piacerebbe portare in scena in una piazza raccolta di Chieti, come Largo Cremonesi o Largo Sant’Agata o altre piccole piazze, come abbiamo fatto l’anno scorso con “Il Drago“.
È uno spettacolo che farà molto riflettere perché è tratto da un testo de “La commedia della vanità” di Elias Canetti.
Abbiamo anche “Spoon River“, che abbiamo fatto l’anno scorso e quest’anno ci piacerebbe portare al Parco dell’Università o in altre location fuori Comune, nella zona di Manoppello o Valle Mare.

L’impegno più vicino, in ordine di tempo, è “Il tavolo dei giurati“, atto unico ispirato al film di Sidney Lumet e scritto proprio da Lei, che verrà rappresentato sabato a Chieti e domenica ad Andria: vuole dirci qualcosa su questo spettacolo nello specifico?

Ho curato l’adattamento dal film, in cui la giuria era solo maschile, come era uso negli anni Cinquanta negli Stati Uniti. Nella nostra versione, sono presenti anche le donne, quindi il primo adattamento è stato in questo senso. Siamo sempre negli anni Sessanta/Settanta come periodo però abbiamo aggiunto le figure femminili.
La trama ricalca un po’ il film, con una durata inferiore, ma ne mantiene tutta la tensione.
Lo abbiamo già portato in scena nel salone prefettizio per l’apertura della nostra stagione con un pubblico su invito ed ha riscosso un buon successo.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine