Il Militare Gabriele d’Annunzio

(DAM) Ronchi dei Legionari (Go) – Si scopre infatti che mentre noi tutti pensiamo che d’Annunzio abbia uno spirito guerriero e di esaltazione del superuomo di Nietzsche, il poeta – soldato da giovane fece di tutto per non andare alla leva militare e fece istanza di esonero per problemi di vista, fu mandato all’ospedale militare, ma poi fu lo stesso arruolato.

Il d’Annunzio, quando fece il militare nel 1889 nel XIV reggimento dei cavalleggeri nella caserma di Castro Pretorio a Roma con la matricola n. 7356, aveva 26 anni, era già uno scrittore affermato e si stava godendo il successo dell’opera letteraria “Il Piacere” ; egli considerava la vita militare una cosa primordiale e primitiva che bloccava la sua creatività intellettuale, gli faceva perdere ogni libertà, ogni dignità di essere umano.

Il caporale Gabriele d’Annunzio riuscì ad avere qualche licenza e con una diagnosi di nevrastenia riuscì ad attenuare la dura vita militare.

Il d’Annunzio, con la sua personalità poliedrica, alla fine dell’Ottocento era ancora immerso nella dolce vita romana e nei piaceri con le sue numerose donne, i suoi libri, i suoi scritti e le sue opere poetiche.

Passata la Bella Epoque che d’Annunzio godette fino all’ultimo respiro, arrivò la Prima Guerra Mondiale, fu un acceso interventista e tenne discorsi forti ed entusiasmanti e fu esempio per gli artisti e per tutti i militari.Partecipo’ attivamente alla Grande Guerra, nonostante avesse già più di cinquantanni che all’epoca era considerata già una età avanzata,restò ferito e compì missioni eroiche ( come la Beffa di Buccari e il Volo su Vienna).

Dunque abbiamo due periodi, quello del d’Annunzio giovanile, brillante e godereccio e il Vate ultra cinquantenne maturo e patriota che con l’impresa di Fiume, fece e promulgò, con la consulenza di Alceste De Ambris, una delle costituzioni più democratiche e moderne del mondo, ossia la Carta del Carnaro.

Gabriele d’Annunzio non fu mai un fascista, anzi Mussolini lo imitava e allo stesso tempo lo temeva, sia come leader che come condottiero militare.

Il suo mito patriottico e nazionalpopolare si vedeva anche nel suo modus operandi come militare.

La sua passione per la divisa militare non l’abbandono’ mai neanche quando era nell’esilio dorato del Vittoriale. Infatti, si fece portare molte navi militari nella sua villa come la famosa motosilurante della Beffa di Buccari. Concludo urlando il nome del Vate e Presente.

Roberto d’Amato

Saggista e Critico d’Arte