Il Meddix Tuticus: la colonna del sistema amministrativo nell’antico Abruzzo

(DAM) Abruzzo – Per la rubrica “Abruzzo History” un approfondimento sulla figura del Meddix Tuticus, a capo del sistema amministrativo dei popoli che abitavano l’Abruzzo in epoca pre-romana.

Gli antichi italici

L’Abruzzo ha una storia millenaria e, come sappiamo, era un territorio abitato e organizzato ben prima della sua romanizzazione.

Anticamente la nostra regione era infatti appannaggio di alcune popolazioni italiche di stirpe osco-sabellica e sannita.

Distribuite in gruppi etnici specifici (i Marrucini, i Marsi, i Frentani, i Vestini, i Pretuzi, i Peligni), queste popolazioni condividevano un’origine comune e, pur nelle differenziazioni tipiche, si amministravano e organizzavano secondo i medesimi schemi generali. In particolare, per tutte le etnie presenti in Abruzzo, il vertice del sistema di comando era nella figura del Meddix Tuticus.

L’organizzazione sociale

Le popolazioni antiche che abitavano l’Abruzzo avevano un efficiente sistema organizzativo che solo in un secondo momento sarebbe stato influenzato da quello romano ma che era perfettamente operativo già prima dell’incontro/scontro con Roma.

Particolare importante è che il concetto di città-stato era estraneo a queste etnie, che preferivano organizzarsi attraverso il sistema delle Touto. Le Touto avevano carattere corporativo ed erano l’unità amministrativa del sistema italico sannita: aree territoriali pre-urbane che formavano la base del sistema politico.

Le Touto a loro volta erano organizzate in sottounità più piccole, i Pagi: distretti di estensione variabile che si occupavano di questioni sociali, agricole, religiose e, in alcune occasioni, militari. Un’istituzione di controllo a livello locale, insomma, che eleggeva un’assemblea e dei funzionari.
Più Pagi uniti insieme davano quindi vita alla Touto: il più alto funzionario di questo sistema era chiamato Meddix Tuticus.

Vedi: “La geopolitica dei popoli italici che abitavano l’Abruzzo” Discovery Abruzzo Magazine

Il Meddix Tuticus

La più alta carica nel sistema amministrativo osco-sabellico e sannita era appunto quella del Meddix Tuticus. Si tratta di un termine raramente attestato nelle fonti latine, che preferirono indicare questo tipo di magistrato con termini più vicini alle proprie istituzioni, come Praetor.

Meddix, sostituito talvolta nelle iscrizioni osche con Meddiss, era un titolo usato da tutte le genti sabelliche e, secondo le ricostruzioni, avrebbe affinità con il latino Iudex.

L’aggettivo Tuticus, come si evince facilmente, deriva da Touto e potremmo approssimativamente tradurre Meddix Tuticus con Magistrato del Touto.

Quando pensiamo a questa figura, non dobbiamo assimilarla a quella di un sovrano: nonostante avesse una gamma di poteri molto ampia, infatti, il ruolo del Meddix Tuticus era molto lontano da quello di un re.

Le popolazioni sabelliche rifiutavano la monarchia e si amministravano in un regime democratico, seppure aristocratico. Il Meddix veniva infatti eletto a rappresentanza delle aristocrazie locali: era tra le loro fila, infatti, che veniva scelto di volta in volta il magistrato supremo.

La carica aveva durata annuale ma nulla vietava che la stessa persona potesse essere rieletta più volte nel corso della sua vita.

Fonte: Ennio, Iovilae, nn. 75-94; Tito Livio, Ab Urbe Condita, libro VIII, 39

Le funzioni

Il Meddix era di fatto il capo supremo dello stato nel sistema italico, una figura che accentrava diverse funzioni e che prevaleva su tutte le altre.

Godeva di fatto di un’autorità piena e illimitata, non doveva sottostare alle decisioni del consiglio, che anzi presiedeva, né condividere il ruolo con altri magistrati. Diversamente da quanto accadeva nella Roma repubblicana, con i due Consoli chiamati a condividere le decisioni, il Meddix era al di sopra di tutti gli altri funzionari previsti dall’ordinamento sabellico.

Il più alto magistrato in carica sovrintendeva all’amministrazione in tutti i suoi aspetti, aveva un ruolo preminente a livello militare e anche funzioni di primo piano a livello religioso.
Tra i suoi compiti c’erano l’amministrazione della giustizia e delle finanze e la convocazione delle assemblee e dei concili.

Nonostante la carica di Meddix sia attestata come univoca nella maggior parte delle fonti antiche, sono riscontrabili casi in cui i magistrati supremi erano due: ce lo confermano iscrizioni provenienti da Messana, Corfinium e Velitrae.

Tuttavia, in queste rare occasioni, è possibile notare come l’aggettivo Tuticus non venga mai associato ai due magistrati, la cui presenza probabilmente è da attribuire a influenze romane.
Va ricordato, inoltre, che il termine Meddix, privo dell’aggettivo Tuticus, in questi sistemi era usato anche per indicare tutti quei funzionari minori, sottoposti al comandante supremo ma necessari per eseguirne le direttive.

È possibile, infatti, che i vari Pagi eleggessero ciascuno un suo Meddix, subordinato al Tuticus un po’ come lo erano i questori latini ai consoli. Queste figure potevano agire ma solo tenendo conto dell’approvazione del consiglio e, molto probabilmente, vennero istituite in un secondo momento, per alleggerire i doveri del Meddix Tuticus a livello locale.

Indicazione che conferma queste ipotesi sarebbe nel fatto che, nella maggior parte dei casi, si tratta di cariche per le quali veniva utilizzata sempre più frequentemente una denominazione latina, in modo da separare anche a livello concettuale e linguistico questi ruoli da quello predominante del Meddix.

Esistono inoltre documenti che attestano l’esistenza di altri tipi di Meddices. Il Meddix Dencetarius, per esempio, aveva un ruolo simile al quaestor latino, poteva agire solo con l’appoggio del consiglio e molto probabilmente non operava da solo ma insieme ad altri colleghi, riuniti in un collegio. Il suo ruolo era connesso principalmente con la materia finanziaria.

È interessante notare, poi, come anche le popolazioni osche, al pari dei romani, avessero un vero e proprio cursus honorum per quanto riguarda le cariche istituzionali. Il percorso andava dal Meddix Decentarius al Meddix Tuticus ed era previsto che passassero due anni prima di poter ricoprire la carica successiva e cinque per ricoprire la stessa carica per la seconda volta.

Fonte: Salmon, Il Sannio e i Sanniti, pagg. 88-92.

Le alleanze

Le popolazioni osco-sabelliche e sannite vivevano un sentimento di forte coesione e, nonostante le differenze culturali, per i romani era molto difficile frazionarle.

In caso di minaccia esterna, infatti, queste etnie tendevano ad unirsi, mettendo da parte le discordie interne.

È il caso, per esempio, della Lega Sannitica: le tribù erano tenute insieme da un forte intento comune e cooperavano in un’alleanza militare efficace e solida.

Per poter operare, queste alleanze si dotavano di un consiglio o dieta e, naturalmente, di un comandante. Si sa poco della composizione di queste assemblee ma appare certo che venissero composte attingendo dalla classe più aristocratica e che si riunissero almeno una volta l’anno, più volte se la situazione lo richiedeva.

Il comandante in capo veniva eletto all’avvicinarsi di una guerra, presumibilmente scegliendo tra coloro che avevano già ricoperto la carica di Meddix Tuticus.

Questa figura aveva il compito di condurre la campagna e poteva essere rieletta una volta che il suo incarico fosse terminato.

Fonte: Salmon, Il Sannio e i Sanniti, pagg. 92-98.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine