Il Guerriero di Capestrano – Il rappresentante dell’Abruzzo nel mondo

(DAM) Chieti – Simbolo autentico dell’Abruzzo nel mondo, il Guerriero di Capestrano riposa oggi nel Museo Archeologico di Chieti, pronto ad accogliere i visitatori da tutto il mondo e a raccontare la storia antica della nostra regione.

È la più celebre scultura italica, vera e propria icona dell’Abruzzo, tanto da essere stato inserito di recente sullo stemma ufficiale della regione: il Guerriero di Capestrano è un rappresentante illustre dell’arte italica, oggetto di studio da parte degli esperti e di ammirazione da parte degli appassionati.

Il celebre Guerriero di Capestrano è una scultura in calcare tenero abruzzese risalente al VI secolo a.C., quando l’Appennino era abitato dalle tribù italiche e la dominazione romana era ancora di là da venire.
Negli anni si è dibattuto molto sulla rappresentazione ma la teoria più accreditata è che la statua raffiguri un guerriero vestino, una delle popolazioni italiche che abitavano al tempo l’attuale Abruzzo.

Il ritrovamento di un pezzo importante del mosaico storico artistico dell’Abruzzo antico come il Guerriero di Capestrano è stato in realtà frutto del caso: nel 1934 un contadino, Michele Castagna, stava dissodando il terreno quando si imbatte in due statue, un busto di donna e una statua completa. Il fortuito rinvenimento induce l’archeologo Giuseppe Moretti ad organizzare degli scavi sistematici, che porteranno alla scoperta di una vera e propria necropoli.

Oggi, quella zona a pochi chilometri da Capestrano è l’area archeologica dell’antica Aufinum, oggetto di nuovi scavi archeologici coordinati dall’Università degli Studi G. D’Annunzio a partire dal 2012.
La necropoli di Aufinum ha restituito una serie di preziosissimi ritrovamenti, fondamentali per ricostruire il passato più arcaico della regione Abruzzo ma indubbiamente il pezzo forte è senz’altro il Guerriero di Capestrano, che non a caso si è guadagnato una sala all’interno del Museo Archeologico di Chieti.

Datata al VI secolo a.C. e realizzato in pietra calcarea locale, la scultura ha dimensioni leggermente più grandi del vero e arriva a superare di poco i due metri di altezza. Con tutta probabilità la decorazione doveva essere in origine dipinta, come sembrano indicarci alcune tracce di colore rosso ancora visibili. Si è dibattuto a lungo se il Guerriero di Capestrano rappresentasse in realtà una donna, in ragione dei fianchi tondeggianti. La teoria più accreditata è che però rappresenti un uomo stante con le braccia ripiegate sul petto e in costume militare.

Guardando da vicino la statua è possibile notare che il volto è coperto da una maschera e che in testa porta un elmo da parata a disco, di dimensioni importanti. Il torace è protetto da dischi corazza assicurati da corregge mentre il ventre è protetto da un altro riparo sorretto da un cinturone. Anche le gambe sono protette da schinieri e ai piedi calza dei sandali. Sul petto possiamo notare la presenza di una spada con elsa e fodero decorati e un pugnale. Sulla destra notiamo una piccola ascia e non sono assenti gli ornamenti, costituiti da una collana rigida con pendaglio e bracciali.

Particolare interesse ha sempre destato il copricapo, che ha un diametro di circa 65 centimetri: decisamente caratteristico per forma e dimensioni, è l’elemento dall’interpretazione più oscura per l’osservatore moderno. È stato interpretato come un elmo da parata, in quanto dotato di un cimiero oggi perduto ma di cui restano alcune tracce. Un’altra interpretazione diffusa vuole invece che il disco fosse lo scudo del Guerriero, indossato sulla testa quando non veniva utilizzato.

La suggestiva figura del Guerriero di Capestrano poggia su di un piedistallo ed è sorretta da due pilastrini su cui sono incise delle lance. Sul pilastro di destra è possibile notare una interessantissima iscrizione in lingua sud picena: un’unica riga di testo che riporta dal basso verso l’alto: “MA KUPRì KORAM OPSùT ANI[NI]S RAKINEL?IS? POMP? [ùNE]I”. Di senso oscuro, l’iscrizione è stata interpretata come: “Me, bella immagine, fece (lo scultore) Aninis per il Re Nevio Pompuledio”.
Probabilmente, il Guerriero è una raffigurazione post mortem, come sembrano suggerire la maschera e i sostegni laterali: si ipotizza che la statua sia stata posta come segnacolo su una tomba regale.

Di eccezionale qualità, il Guerriero di Capestrano viene inserito nel quadro della scultura picena, che vanta anche altri esemplari di grandi dimensioni come la stele antropomorfa di Guardiagrele o la testa di guerriero di Numana.
Possiamo notare, nella scultura, una anatomia non pienamente definita come nei kuroi greci ma più approssimativa. La cura maggiore la troviamo invece nei dettagli, in particolare delle armi, per rappresentare visivamente il rango e l’importanza del personaggio.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine