Il fenomeno dello smart working durante la pandemia

(DAM) Abruzzo – Nonostante il lento ritorno alla normalità previsto nell’ultimo decreto governativo, lo smart working resta ancora una risorsa significativa per fronteggiare al meglio la temutissima Fase 2. Sebbene fino a qualche mese fa il “lavoro agile” fosse ritenuto soltanto un’alternativa sperimentale (che prima dell’avvento della pandemia coinvolgeva non più del 2-3% della forza lavoro), in queste settimane è divenuto, seppur con molte difficoltà di gestione iniziali, uno strumento necessario a molte imprese per proseguire con le loro attività, riducendo al minimo i contagi. In queste settimane diverse aziende e amministrazioni pubbliche sono ricorse, fin dai primi provvedimenti restrittivi adottati dal Governo, all’adozione di questa modalità di lavoro, accelerando una vera e propria rivoluzione digitale e dimostrando un notevole spirito di adattamento e versatilità. Per questioni di tempo molte realtà si sono viste costrette ad aggirare la fase iniziale di prova, molto importante nell’introduzione di tutti i progetti innovativi, per accedere immediatamente alla fase esecutiva a scapito di un accesso progressivo e di una formazione specifica della gestione.

Al momento circa 3 milioni di italiani lavorano da casa

In Italia attualmente circa 3 milioni di dipendenti usufruiscono dell’impiego da remoto, in particolare: la Pubblica amministrazione, le attività finanziarie ed assicurative e quelle di organizzazioni extraterritoriali.
Occorre però asserire che lo smart working non prevede unicamente lo svolgimento delle mansioni da casa attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, ma anche la revisione del modello dell’organizzazione aziendale. Si tratta, infatti, di un cambiamento del modo stesso di lavorare, fondato sulla verifica dei risultati ottenuti, sulla flessibilità degli orari lavorativi, sull’autonomia e sullo spirito di responsabilità. Il concetto di ufficio viene riconsiderato, il vero spazio lavorativo è quello che promuove la redditività e la cooperazione tra persone e rafforza le competenze trasversali.

I vantaggi e gli svantaggi del lavoro agile

Secondo recenti sondaggi questo nuovo modo di lavorare ha un impatto positivo sulla produttività e sul raggiungimento di obiettivi. I lavoratori si sentono più responsabilizzati e questo comporta un miglioramento delle prestazioni e dei risultati raggiunti. Inoltre il non doversi spostare per raggiungere l’occupazione contribuisce a generare, soprattutto in questo periodo, una maggiore tranquillità psicologica e a ridurre lo stress. L’introduzione dello smart working determina anche benefici in termini di riduzione delle emissioni di agenti inquinanti. L’assenza di vincoli orari e l’organizzazione autonoma in merito al tempo e allo spazio comporta più tempo per il lavoro ma anche per se stessi e, di conseguenza, un miglior equilibrio tra vita privata e vita professionale.
Lo smart working implica anche degli aspetti negativi, in primis l’isolamento sociale; si viene a creare una certa distanza tra il lavoratore e le dinamiche d’ufficio. Il lavoro agile può generare anche delle difficoltà nella pianificazione delle attività a causa dell’aumento dei fattori di distrazione (bambini, animali domestici ecc). Un’altra pecca consiste nella mancanza di separazione tra ambiente lavorativo e ambiente domestico. L’essere connessi da casa può anche generare l’errore di una reperibilità continuativa e si rischia di non riuscire a “staccare” quasi mai gli occhi dallo schermo. In molti, inoltre, registrano una bassa interazione con il teamwork, oggigiorno fondamentale per migliorare la produttività aziendale.

Maria D’Argento – Discovery Abruzzo Magazine

Fonti: Network, Digital 360