Il Castello Piccolomini di Capestrano

Foto in HD della facciata principale del Castello di Capestrano che ridà sul caseggiato, scatttata dalla veranda del Ristorante Il Castello. Si ringraziano i titolari per averci concesso la foto
Foto in HD della facciata principale del Castello di Capestrano che ridà sul caseggiato, scatttata dalla veranda del Ristorante Il Castello. Si ringraziano i titolari per averci concesso la foto

AM) – Capestrano (AQ) – Il paese che sorge a 465 mt slm nell’Alta Valle del Tirino, ha un castello sito nella somità del borgo medievale con la facciata rivolta verso il centro abitato.

Dell’Età di Mezzo, resta solo la torre quadrata interna, ma posta in posizione decentrata rispetto all’attuale struttura irregolare del castello disposto ad “L” che ha subito rilevanti modifiche architettoniche e ammodernamenti, grazie sopratutto agli interventi effettuati dalla famiglia Piccolomini che lo ebbe in donazione da Re Ferdinando D’Aragona dal 1463 fino al 1579. Successivamente la fortificazione passò ai Medici.

A sud-ovest, c’è la facciata principale, il cui ingresso ha in alto lo stemma dei Piccolomini, con ai lati due torri tonde, che si affaccia sulla piazza del paese, mentre a nord-ovest c’è il cortile interno, in cui, a nord-est, è sita la torre dell’antica costruzione medievale. Invece, l’ingresso medievale si trovava ad est, protetto da un fossato che è stato ricoperto con l’ultimo restauro del 1924. Di questo ingresso restano ancora il rivellino e i buchi per le catene del ponte levatoio, sostituito ora da una scalinata.

Salendo su una delle torri è possibile vedere la vallata del Fiume Tirino, con le sue sorgenti e intorno le montagne del Parco Nazionale del Gran Sasso. In passato, dalle torri del castello si poteva controllare anche il flusso delle decine di migliaia di pastori e delle pecore transumanti.

Attualmente, il Castello è sede degli uffici comunali, della Pro Loco e di un museo militare, a ingresso gratuitto, sulle due guerre mondiali, gestito dall’Associazione Nazionale Alpini di Capestrano.

Stefano Muzi

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