I trabocchi – Arte e tradizione tra cielo e mare

(DAM) Sangro Aventino (CH) – Uno dei simboli più iconici dell’Abruzzo, apparentemente fragile eppure in grado di resistere alle mareggiate e al trascorrere del tempo: ecco i Trabocchi.

Sono da sempre immagine stessa dell’Abruzzo nel mondo e recentemente sono stati anche protagonisti della Dai trabocchi alla Maiella Card, iniziativa di promozione delle bellezze del territorio del Sangro Aventino.
I trabocchi sono strutture in grado di unire cielo, mare e terra e rappresentano uno dei tesori più preziosi custoditi dall’Abruzzo.

Ma cosa sono i trabocchi? Si tratta di antiche macchine da pesca tipiche dell’Abruzzo e, in parte minore, diffuse anche in Molise e nel nord della Puglia. Nel corso del tempo, i trabocchi hanno finito per rappresentare sempre più l’essenza della tradizione costiera abruzzese, tanto che quelli superstiti vengono ora custoditi come patrimonio monumentale nella Costa dei Trabocchi.

A livello strutturale un trabocco è un’imponente costruzione interamente realizzata in legno costituita da una piattaforma protesa sul mare e ancorata alla roccia da grossi tronchi (in genere in Pino di Aleppo). Dalla piattaforma si allungano, come dita protese verso il mare, lunghi bracci lignei, denominati antenne, che sostengono una grande rete da pesca a maglie strette denominata trabocchetto.
Data la morfologia della costa del basso Abruzzo, non è raro che per raggiungere la piattaforma venga realizzato uno stretto ponticello di legno percorribile.

L’origine dei trabocchi si perde nella Storia e non è facile risalire con certezza alla genesi di queste costruzioni. È tuttavia opinione diffusa che si tratti di un’invenzione derivata dai Fenici. Quello che è certo è che la più antica esistenza documentata dei trabocchi risale al XVIII secolo, quando i pescatori abruzzesi furono costretti ad ingegnarsi per ideare una tecnica di pesca che non venisse influenzata dal mutare delle condizioni meteomarine.

L’indubbio vantaggio dei trabocchi, infatti, è quello di poter pescare senza la necessità di inoltrarsi nel mare, sfruttando la struttura stessa della costa.
Troviamo traccia documentale dei trabocchi, inoltre, nei rendiconti erariali dell’Abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia, dove erano raccolte le spese sostenute dai signori locali per il mantenimento delle strutture.

Ma i trabocchi sono anche legati a doppio filo alla tradizione culturale e artistica della regione: sono numerosi gli artisti abruzzesi che li hanno ritratti nei loro dipinti o che li hanno cantati nelle loro liriche.
Lo stesso Gabriele D’Annunzio immortalò il trabocco Turchino a San Vito Chietino nel suo romanzo del 1894 Il Trionfo della Morte.
Una tradizione millenaria, dunque, che caratterizza in toto l’Abruzzo e che si rinnova di anno in anno, immune ai segni del tempo.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine