Ernestina Di Pompeo, la strega di Campli

Ernestina Di Pompeo, la Strega di Campli (Te)

Le streghe d’Abruzzo – La storia di Ernestina Di Pompeo

(DAM) Campli (TE) – L’epoca in cui si credeva nella stregoneria e la si condannava ha interessato anche l’Abruzzo, come ci dimostra la storia di Ernestina Di Pompeo, processata a Campli nel 1629.

Spesso siamo ammaliati dal passato e, complici serie TV e romanzi d’avventura, capita a molti di noi di avere nostalgia in particolare del Medioevo, periodo oscuro e ricco di fascino magnetico.
Quello che spesso non ci fermiamo a considerare, però, è che ben pochi di noi esponenti della modernità avrebbero avuto una vita facile in passato. Specialmente se donne.
Il Medioevo, ricordato come “secolo buio”, infatti, ha visto un generale regresso della diffusione della cultura a favore dell’affermazione sempre più schiacciante di superstizione e religiosità, lasciando strascichi anche nei decenni immediatamente successivi.

La cultura ufficiale era appannaggio della Chiesa cattolica e tutto ciò che si discostava dalle sue direttive era associato al maligno. È così che scienza, conoscenza e sperimentazione sono state messe all’indice, in particolare se erano interessi coltivati dalle donne.
Le figure femminili, infatti, erano interpretate come “angeli del focolare”: venivano tenute lontano dagli studi, erano sottomesse all’uomo e si occupavano solo della casa e della famiglia. Tutte coloro che si allontanavano da questo immaginario o adottavano comportamenti troppo libertini, anticonvenzionalie bizzarri rischiavano una sorte terribile perché potevano essere accusate di stregoneria.

Le streghe venivano considerate amanti del Diavolo, pericolose fattucchiere e letali ammaliatrici. Con filtri e pozioni potevano stregare chiunque, costringendolo ad assecondare la loro volontà. Le personalità insolite ed eccentriche, le donne “diverse” erano il bersaglio preferito per accuse di stregoneria ma anche tutte coloro che fossero conoscitrici di farmacia e botanica rischiavano grosso. La pena, nella quasi totalità dei casi, era infatti la morte.

Anche l’Abruzzo, nel corso della sua storia, si inserisce nel triste catalogo di processi alle streghe e, tra le condannate all’atroce morte sul rogo, ricordiamo il nome di Ernestina di Pompeo, vissuta a cavallo tra il Millecinquecento e il Milleseicento e conosciuta come la Strega Curatrice di Campli.
Ernestina nasce a Campli nel 1598 da un pescatore e una massaia ma la famiglia si trasferisce presto a Giulianova a causa delle carestie e per agevolare il lavoro del padre.

La futura Strega Curatrice cresce umile in povertà, aiutando i genitori nella vendita del pesce. Quando ha 17 anni è la zia materna Berenice, levatrice del villaggio, a spingerla ad interessarsi di alchimia e farmacia. Ernestina non lo sa ancora ma sarà proprio questa scelta, qualche anno dopo, a determinare il suo infelice destino.
Solo quattro anni più tardi, infatti, verrà accusata di stregoneria e processata.

A determinare per Ernestina l’accusa di stregoneria sono le sue conoscenze farmaceutiche, che le permettono di realizzare unguenti in grado di aiutare molte persone sofferenti in paese. Ma non solo, la giovane ventunenne ha anche una figlia fuori dal matrimonio: frutto di un amore clandestino, la piccola si chiama Francesca e, giusto per aggravare le cose, soffre di epilessia, oggi conosciuta come malattia ma all’epoca ritenuta un chiaro sintomo di possessione demoniaca.

Non passa molto, dunque, perché la Strega Curatrice di Campli e la piccola Francesca, di appena un anno, vengano condotte davanti al tribunale ecclesiastico: la madre con l’accusa di stregoneria, la figlia con quella di possessione. Ernestina, negli anni, aveva fatto stare meglio molte persone in paese grazie alla sua conoscenza delle erbe officinali eppure non c’è un solo cittadino che si erga in sua difesa. E non stupisce: all’epoca chiunque si ponesse in contrasto con il Santo Uffizio rischiava di essere a sua volta processato per collaborazionismo.
Ernestina Di Pompeo viene così imprigionata e torturata perché confessi i suoi crimini. Nonostante continui a professarsi innocente e abbia più preghiere che parole, di fronte alla crudele accusa di “malissima donna e tiene nome di pubblica fattucchiera, donna di malissima vita” la sentenza non può che essere una: rogo.

Ernestina, la Strega Curatrice, viene arsa viva a Giulianova nel 1619 seguita a ruota dalla figlia, la piccola Francesca: considerata preda del demonio per le sue crisi epilettiche, la bambina viene ritenuta ancora più pericolosa della madre e, per questo, condannata a subire la sua stessa sorte.

Claudia Falcone – Discovery Abruzzo Magazine

Fonte: portalecultura.egov.regione.abruzzo.it;
viverelabruzzo.it